Il mistero del sogno
Conferenza tenuta al Lions Club di Molfetta il 24 settembre 1966
Il sogno è un’esperienza strana e quotidiana al tempo stesso. Esso ci si presenta sovente, infatti, con aspetti talmente diversi e lontani da quelli della vita di veglia, da apparirci come una escursione in altri mondi, o come un sorprendente film al quale siamo stati invitati ad assistere non si sa perché né da chi. Di fronte al ripetersi di simili avventure o spettacoli, era ovvio che l’uomo si chiedesse donde i sogni venissero, e che cosa mai volessero dire.
Negli antichi tempi si ritenne per lo più che i sogni avessero carattere preternaturale o soprannaturale: che fossero viaggi in piani diversi dell’esistenza, effettuati dall’anima allorché il corpo cadeva nel sonno, oppure messaggi inviati dagli dei, che occorreva interpretare magari con l’aiuto di un sacerdote. Erano famosi, in Grecia e altrove, certi templi in cui i pellegrini si recavano nella speranza di farvi sogni rivelatori. Naturalmente alcuni scrittori e filosofi antichi cercarono di interpretare i sogni in modo più positivo o, come si potrebbe anche dire, naturalistico: ma si trattò pur sempre di eccezioni. L’idea dell’origine occulta o soprannaturale del sogno domina il pensiero del Medioevo e persiste sino ai nostri giorni presso le classi popolari e presso i popoli primitivi.
Anche oggi – come si sa – il popolino ricava o fa ricavare dai sogni indicazioni, consigli, e… numeri del lotto!
Contrastò con tale atteggiamento quello – soprattutto nel secolo scorso – della maggioranza degli uomini di scienza, i quali negavano in genere ai sogni qualsiasi importanza o significato. Secondo costoro il sogno era dovuto ad eccitamenti fortuiti del sistema nervoso centrale, cosicché esso era paragonabile, secondo essi, alla « musica » che produrrebbe un gatto camminando a caso sui tasti di un pianoforte!
Dall’inizio di questo secolo gli studiosi hanno però quasi tutti cambiato parere, riconoscendo che i sogni hanno un valore e una funzione, e che tutto sta a comprenderli il più esattamente possibile, senza fare ricorso a ipotesi mistiche o soprannaturali. A partire dalla celebre Interpretazione dei sogni di Freud, apparsa nel 1900, si sono susseguiti sul sogno centinaia di libri e migliaia di lavori, che pur divergendo e talvolta contrastando a seconda de gli Autori e delle rispettive scuole di pensiero, sono in genere d’accordo su un punto essenziale: quello della interpretabilità dei sogni e della utilità di tale interpretazione.
Per trattare del sogno dal punto di vista scientifico e psicoanalitico occorre dare qualche sommario ragguaglio sulla concezione analitica dell’apparato psichico. E’ assolutamente fondamentale in psicoanalisi la nozione di inconscio, ossia di una vasta zona della personalità psichica che sta al di fuori della coscienza; non lo è meno quella del dinamismo psichico, ossia della possibilità di una vera e propria attività psichica inconscia, contraddistinta da movimenti e da conflitti i quali tuttavia non possono apparire al livello di coscienza se non per vie indirette, che occorre individuare ed eventualmente interpretare. Tali nozioni sono essenziali sia per comprendere certi fenomeni propriamente psicopatologici, in modo particolare molte strutture nevrotiche o psicotiche, sia fenomeni che pur non essendo psicopatologici, stanno tuttavia alquanto al di fuori delle esperienze abituali e normali della vita di veglia. Il sogno è appunto una di queste manifestazioni.
Secondo una celebre formula di Freud, il sogno non è che un tentativo di realizzazione, più o meno camuffata, di esigenze e desideri soprattutto inconsci e di antica origine. Mentre in certi sogni – come vedremo – le esigenze che cercano soddisfazione si manifestano in modo assai semplice e diretto, nella maggioranza dei sogni esse sono sottoposte ad un complesso lavoro di deformazione e, come scrisse a suo tempo Freud, di « censura », la qual cosa fa sì che il sogno appaia alla coscienza del sognatore in modi a tutta prima incomprensibili e spesso totalmente assurdi. Una parte più adulta o comunque « difensiva » della psiche impedisce infatti che certi desideri e impulsi primitivi si manifestino alla coscienza in modo diretto e senza attenuazioni o deformazioni. Ecco perciò la necessità di distinguere quasi sempre nel sogno due diversi aspetti: il contenuto manifesto, cioè il sogno così come appare finalmente alla coscienza del sognatore, e il contenuto latente. Il contenuto latente è ovviamente la parte più importante del sogno, ed è costituita precisamente da quegli elementi che vengono alla luce quando tutta l’opera di deformazione e di censura del sogno sia stata, per così dire, « disfatta » dal lavoro analitico d’interpretazione, e si sia potuto risalire quindi ai significati veri del sogno.
Ciò premesso, diamo rapidamente qualche esempio di sogni nei quali uno o più desideri si realizzano senza contrasti. Tizio ha mangiato a cena cibi molti salati, va a letto e sogna di recarsi in cucina, riempire un bicchiere sotto il rubinetto, e dissetarsi. Certi esploratori polari – come ci è stato narrato – sognavano spesso ambienti caldi, e cibi assai migliori di quelli conservati ed in scatola abituali!
Appartengono a questo stesso tipo i sogni cosiddetti « di comodità ». Caio sa di poter disporre nel pomeriggio di un’ora di sonno, dopo la quale dei alzarsi e recarsi al lavoro. Poco prima di svegliarsi, sogna di entrare in ufficio e di firmare il registro di presenza.
Gli esempi che abbiamo citato non presentano particolari difficoltà perché in essi – si potrebbe dire – il contenuto latente e il contenuto manifesto sono una cosa sola. Ma prendiamo il seguente sogno riferito da un studioso tedesco, il Dr. Silberer. Questi stava lavorando intorno ad un articolo piuttosto difficile, ne aveva già scritte le parti essenziali, ma doveva rivederle e correggerle accuratamente. Si addormenta al tavolo di lavoro, sogna di ripulire, limare, piallare un pezzo di legno togliendogli tutte le asperità, rendendolo liscio e perfetto. Si sveglia, e l’articolo da sottoporre a revisione è ancora lì sul tavolo, sotto i suoi occhi. La comprensione di quest’ sogno non presenta difficoltà particolari. Anche in questo caso troviamo un desiderio conforme a quello di veglia, in contrasto con il bisogno di dormire Nel sogno il protagonista realizza in modo illusorio quello che voleva fare. Però non può non colpirci una differenza; nel suo sogno Silberer non ha affatto « riveduto e corretto il suo articolo », ma ha «piallato e limato un pezzi di legno». E’ vero che non ci vuole un grande sforzo d’immaginazione per mettere in parallelo le due rappresentazioni. Tuttavia noi vediamo, da questo esempio, che il desiderio del sogno può esprimersi in una forma non diretta, bensì metaforica. Perciò anche in questo semplicissimo sogno bisogna pur distinguere due aspetti, o due contenuti, così come abbiamo prima menzionato.
Vediamo ora un sogno un poco diverso, in cui si può riconoscere l’intervento di quella che Freud chiama la « censura » del sogno. Un giovane sogna di leggere in un giornale la morte di una vecchia zia. Al risveglio, si meraviglia di aver fatto questo sogno, nel quale non sarebbe davvero disposto a riconoscere un desiderio ostile nei riguardi della buona zia, con cui ha sempre avuto rapporti cordiali. Però, ripensandoci, ricorda che il giorno precedente aveva parlato con un amico di certe sue difficoltà finanziarie, e che l’amico gli aveva detto scherzosamente: « Ti ci vorrebbe una bella eredità ». Il protagonista ricorda ancora che la zia del sogno è nubile e piuttosto ricca e che egli potrebbe esserne l’erede. E infine deve ammettere con imbarazzo che sebbene non senta alcuna ostilità verso la zia, il sogno doveva aver manifestato il desiderio che la zia morisse, e che lo lasciasse erede del suo patrimonio.
Le alterazioni e deformazioni per cui il contenuto manifesto di un sogno differisce spesso così largamente dal suo contenuto latente sono dovute al l’azione di vari meccanismi. In parte esse sono dovute al primitivismo, alla regressività dello stesso linguaggio in cui gli elementi del sogno cercano di esprimersi, poiché essi appartengono a livelli molto più arcaici di quelli de pensiero e del linguaggio coscienti e razionali, e non vi è dubbio quindi che come avviene anche nel linguaggio dei primitivi o dei bambini, in quello del sogno abbondino le allusioni, le metafore, i simboli e via discorrendo. La seconda causa di deformazioni è l’intervento della già citata « censura», che tende ad alterare, a modificare, a smussare, a obliterare, in modo da non permettere al sognatore di vedere chiaramente che cosa effettivamente il sogno ha voluto dire. In proposito, e un po’ schematicamente, possiamo ricordare quali sono questi principali meccanismi deformatori, caratteristici di quello che Freud ha chiamato il « lavoro onirico », ossia della trasformazione del contenuto latente in contenuto manifesto. II primo fra questi è la « rappresentazione scenografica regressiva »: il sogno ci appare sempre e comunque la manifestazione per immagini di qualche cosa, in esso non troviamo concetti astratti, congiunzioni, avverbi o predicati verbali. Il secondo è la «drammatizzazione»: il sogno assume spesso caratteristiche iperboliche, il suono di un campanellino può diventare uno scampanio pasquale, una goccia di profumo può far sognare di trovarsi in una valle rigurgitante di fiori profumati, e via discorrendo.
Molto frequente fra i meccanismi elaborativi del sogno è la «condensazione», merce la quale un particolare del contenuto manifesto può rappresentare due o più idee latenti. Nel sogno di un giovane, il contenuto manifesto era semplicissimo: il fratello Giovanni partiva per la luna. Ma esso aveva vari significati: c’era il desiderio di prendere in giro il fratello che si occupava di fantascienza; vi era quello più primitivo e più infantile di allontanare il fratello, di eliminarlo; c’era un giudizio implicito sul non eccessivo equilibrio mentale del fratello che veniva qualificato indirettamente come « lunatico », ecc.
Un ulteriore meccanismo è la cosiddetta « rappresentazione per mezzo del contrario ». Freud notò che certe parole di lingue primitive o antiche potevano significare al medesimo tempo una cosa e il suo opposto, p. es. nell’antico egiziano il vocabolo ken poteva significare sia « forte » sia « debole »; in latino, sacer vuol dire tanto « sacro » quanto « esecrando ». Così in un sogno, il bianco può significare qualche volta nero e viceversa; e proprio a proposito di bianco e di nero, ricordo il sogno di un mio cliente in cui l’indossare abiti bianchi era in relazione con un lutto!
Il fenomeno della « inversione cronologica » si può anch’esso verificare in qualche sogno. Una ragazza diciottenne sogna di tenere fra le braccia un bambino biondo di pochi mesi, poi si trova tra molta gente sul sagrato di una chiesa in un’atmosfera di festa. Al risveglio, la protagonista ricorda di avere ascoltato il giorno prima alla radio una trasmissione relativa a un matrimonio tra principi, e di aver notato in una fotografia che lo sposo era biondo; è chiaro che nel sogno essa si é identificata alla principessa, che la folla festante sul sagrato alla fine del sogno era un’allusione al matrimonio, e che il bambino biondo dell’inizio del sogno era il frutto delle sue nozze di fantasia con il principe azzurro desiderato.
Nei sogni, l’accento affettivo può essere « spostato ». Per esempio nel sogno di una ragazza, il grande trasporto che essa sentiva per il cagnolino del signor X, era semplicemente uno «spostamento» dell’affetto che essa in realtà sentiva verso il signor X, ma che per ragioni di « censura psichica » non osava direttamente esprimere nel sogno.
Uno dei più comuni meccanismi deformatori del sogno è la cosiddetta « proiezione ». Essa è quel processo psichico mediante il quale l’Io si difende contro determinati impulsi o atteggiamenti, attribuendoli ad altri. Tipici al riguardo sono i sogni in cui una donna attribuisce inconsciamente i propri desideri erotici a un uomo. Una signora non molto soddisfatta nella propria vita coniugale, ma tuttavia fedele al marito, sogna che un uomo assai elegante e di piacevole aspetto entra nella sua camera per derubarla. Prova una grande paura e si risveglia. E’ chiaro che qui il ladro rappresenta un uomo animato da intenzioni erotiche, quale la sognatrice desidererebbe incontrare, malgrado i suoi principi morali. Come agisce la censura? Preoccupiamoci per un momento soltanto del meccanismo proiettivo. Non è la sognatrice che desidera incontrare un uomo, è l’uomo (sognato) che desidera incontrare lei! C’e poi una difesa supplementare: non si tratta di un amante che entra in camera con espliciti desideri erotici, ma di un ladro che vuole rubarle i gioielli. Vediamo dunque che il sogno si protegge in due modi: mediante il meccanismo della proiezione, ossia mediante l’attribuzione dei desideri erotici a una figura del sogno e il correlativo « scagionamento » della sognatrice; e mercè l’introduzione di un’equazione simbolica, cioè presentando l’uomo come ladro, e non come corteggiatore. Troviamo qui un altro importantissimo meccanismo, il « simbolismo »· . Sul simbolismo in psicoanalisi è stato scritto moltissimo, ma spesso assai superficialmente. Taluno potrebbe ancora credere che la spiegazione di un sogno secondo la psicoanalisi consista nella semplice e immediata « trascrizione » dei simboli che vi appaiono. Questo modo sbrigativo d’interpretazione naturalmente è avversato da tutti gli psicoanalisti.
In psicoanalisi si chiamano di solito « simboli » quelle espressioni che a causa della « rimozione », cioè della difesa contro certi contenuti, e del loro respingimento dell’inconscio (o a causa, nel sogno, della « censura »), non possono assumere forma diretta, per cui le cose o le persone che si vorrebbero indicare appaiono alla coscienza sostituite da altre immagini. Vale la pena di ricordare che il numero dei simboli è praticamente infinito, mentre le cose o le persone o i processi che possono essere simboleggiati sono in numero molto limitato: si tratta, in pratica, della nascita, della morte, della malattia, dell’uomo, della donna, dei genitori, del coniuge, del fratello, della sorella, dei rapporti e degli organi sessuali. Tuttavia, come accennato, ognuno dei pochi elementi elencati può essere rappresentato da un numero notevolissimo di simboli. Per esempio, i genitori vengono sovente simboleggiati nel sogno da personaggi eminenti o autorevoli. Il padre può essere simboleggiato dall’imperatore, dal re, dal pontefice, dal comandante, dal presidente, dal direttore d’orchestra, dal capoufficio, ecc. Simboli della madre possono essere la regina, una dea, una santa, la badessa, la direttrice, ecc.
Molti di questi simboli, che la psicoanalisi ha accertato e riconosciuto in un numero straordinario di sogni, si ritrovano in varie altre espressioni della psiche umana: nelle leggende, nei miti, in certi modi di dire popolari, espressioni poetiche, opere d’arte.
Tutti conoscono, p.es., il famoso quadro di Greuze intitolato «La brocca rotta ». Esso rappresenta una ragazza vergognosetta, che tiene in mano una brocca, ovviamente sbrecciata. Credo che non occorra una particolare conoscenza della dottrina psicoanalitica o del simbolismo per capire che cosa possa rappresentare quella brocca, e di che cosa in realtà la ragazza si vergogni, e si rincresca…
Ecco ora un sogno un poco più complesso, a ulteriore esemplificazione. Un giovane Americano, preoccupato a causa di difficoltà nella sua vita sessuale, e inconsciamente ancora turbato da sentimenti d’inferiorità nei riguardi del fratello maggiore e del padre, sognò di trovarsi in una stanza d’albergo con il suo amico Bill e di farsi prestare da lui una cravatta color porpora. Ma gli pareva che questo indumento non gli andasse bene e lo deponeva, cercando invece di scegliere una delle sue stesse cravatte. Intanto l’amico si era recato nella stanza accanto, ed aveva invitato due signore a cena. Il protagonista diceva all’amico: « Non sono ancora pronto », e poi si svegliava. E’ chiaro che la cravatta color porpora è un simbolo di quella virilità che il sognatore, non sentendosi sicuro della propria, vorrebbe farsi « prestare ». L’amico Bill sostituisce qui il fratello maggiore, che è a sua volta un’« edizione minore » del padre. L’invito a cena di due signore in un albergo ha anch’esso un’evidente connotazione sessuale. Ma dinanzi alla prospettiva di un comportamento sessuale pari a quello del fratello, o del padre, o dell’amico intraprendente, il sognatore esita e trova una scusa pseudo-razionale, quella che la cravatta non gli si addica. La frase finale del sogno, « non sono ancora pronto », riassume tutta la sua insicurezza.
Non si deve credere che una conoscenza anche approfondita e una larga esperienza del linguaggio del sogno consentano a uno psicoanalista anche avveduto e sperimentato di interpretare un sogno sulla base della sua semplice enunciazione. Ciò avviene solo in rari casi. In pratica, per interpretare un sogno occorre conoscere qualche cosa della vita del sognatore e mettere questi in condizioni di relativa quiete fisica e mentale. Bisogna inoltre che il sognatore abbia la pazienza di fornire per ogni elemento del sogno le sue «associazioni di idee». Gli si chiede cioè che cosa gli viene in mente a proposito del primo, del secondo, del terzo, del quarto quadro del sogno, ecc. Introducendo poi le nozioni già in possesso dell’analista, e l’esplicitazione dei principali meccanismi deformatori, si arriva bene spesso a disfare quello che ha fatto il « lavoro del sogno », e a formulare una sua interpretazione plausibile.
Gli sviluppi degli studi psicologici e psicoanalitici sul sogno hanno permesso di centrare e di risolvere una quantità notevolissima di problemi particolari relativi ai sogni: quello dei «sogni accoppiati», quello dei « sogni angosciosi », quello dei «sogni di auto-punizione », quello dei « sogni che falliscono », e via discorrendo. Particolare importanza, nel trattamento psicoanalitico, è data ai sogni cosiddetti « ricorrenti », ossia al ripetersi frequente di un certo tipo di sogni nello stesso sognatore. Sono stati presi in particolare considerazione certi sogni tipici che quasi tutti prima o poi fanno, per esempio i sogni « di esami », della « partenza del treno », di « caduta », di « nudità », ed altri ancora. Ricorderò, tanto per dare un solo esempio, che il tanto frequente « sogno d’esame » è di solito provocato da una difficoltà attuale nella vita del sognatore, per cui il soggetto sogna un qualche esame che ha presentato difficoltà in passato ma in cui è stato promosso. Il senso del sogno è questo: allo stesso modo in cui allora, malgrado gli ostacoli e le difficoltà, sono stato capace di un superamento e di una vittoria, così io penso e spero che mi sarà possibile sormontare gli ostacoli e le difficoltà che oggi mi si frappongono.
Poche parole vorrei dire ancora su un certo tipo particolare di sogni, o pseudo-sogni, che colpiscono molto l’immaginazione popolare. Si tratta dei cosiddetti « sogni telepatici », in cui cioè sembra di percepire qualche cosa – eventi, pensieri – al di fuori delle vie normali di conoscenza. Dirò subito che questi sogni esistono; che qualche volta non si tratta di veri sogni, in quanto l’«elemento» telepatico o extra sensoriale è penetrato, si direbbe, nel sonno dell’individuo assumendo parvenza di sogno ma senza che tutte le caratteristiche del sogno vi concorrano; e che in altri casi, l’elemento telepatico sembra essersi inserito proprio nel contesto del sogno, ed essere stato sottoposto ai tipici meccanismi del «lavoro onirico», alla stregua di uno stimolo « normale » qualsiasi. Anche su questi sogni telepatici o pseudo telepatici abbiamo ormai una vasta letteratura.
Vorrei adesso, sempre assai brevemente, ricordare un approccio del tutto diverso ai problemi del sogno. Quello di cui io principalmente mi occupo, e su cui mi sono soffermato in questa conversazione, è l’approccio psicologico, psicoanalitico. Ma esiste anche un avvicinamento neurofisiologico al sogno.
Nel 1952, due studiosi statunitensi, Aserinski e Kleitman, applicando le tecniche elettroencefalografiche a dormienti volontari, e tenendoli sotto osservazione, accertarono che i periodi nei quali essi sognavano corrispondevano a specifiche modificazioni nei tracciati degli apparecchi. Abbiamo oggi la possibilità, in condizioni sperimentali, di sapere esattamente quando un sogno incomincia e quando finisce. E’ stato inoltre osservato che in un’alta percentuale di casi, l’attività di sogno è accompagnata da movimenti oculari di solito orizzontali, i cosiddetti « rapid eye movements », più comunemente noti nella letteratura con la sigla REM. Anche questi possono essere « registrati ». Simili osservazioni, che cito soltanto brevemente, hanno dato luogo a imponenti lavori e ricerche, cosicché oggi molto sappiamo circa la durata dei sogni, il loro numero medio, il tipo di sonno che li accompagna, ecc. Si sa, ad esempio, che tutti sognano dalle tre alle cinque o sei volte per notte, cosicché chi dice in buona fede: « Io non sogno mai », fa per lo meno mille sogni all’anno! La durata dei sogni, contrariamente a quanto alcuni credevano, è press’a poco uguale alla durata che avrebbero gli avvenimenti sognati qualora si svolgessero nella realtà. E’ stato constatato inoltre che i sogni hanno una vera e propria funzione fisiologica. Ad alcuni volontari è stato per alcune notti impedito di sognare: cioè ogni volta che l’elettroencefalogramma mostrava l’inizio di una attività di sogno, il dormiente veniva svegliato. Si notò anzitutto che dopo due o tre giorni di questa privazione gli individui mostravano segni di ansietà, irrequietezza, e finanche veri e propri disturbi nevrotici; e si constatò poi che quando finalmente si permetteva al soggetto di sognare, il numero e la durata dei suoi sogni erano molto maggiori della media! Ciò fa ritenere che il sogno sia veramente una necessità vitale.
Sorvolo per mancanza di tempo su un’infinità di ricerche recenti compiute specie dallo psicologo Dement, negli Stati Uniti, e dal noto neurologo e fisiologo Jouvet, in Francia, il quale sembra avere accertato sperimentalmente l’esistenza di particolari «centri» del sogno.
Scusandomi ancora una volta per la brevità quasi telegrafica di queste annotazioni, terminerò ricordando che la scienza del ‘900 ha reso giustizia a1 sogno. A questa meravigliosa « esperienza » delle notti umane erano stati fatti gravi torti in passato, sia quando lo si considerava in modi cervellotici, sia quando gli si negava ogni significato o valore. Oggi abbiamo visto che il sogno è in primo luogo una necessità fisiologica, di enorme importanza per l’equilibrio somatopsichico dell’uomo; e che esso può essere di grande utilità nell’esplorazione dello psichismo, in psicoterapia, e in genere per consentire all’uomo di conoscere meglio le proprie profondità interiori, cioè in sostanza sé stesso.
EMILIO SERVADIO