Il parere dello psicanalista
Il professor Emilio Servadio Presidente della Società Psicoanalitica Italiana risponde a quattro nostre domande.
Sogno – 31/03/1966
1 – Perché si sogna?
Durante la vita di veglia, molta parte dell’attività psichica – quella inconscia – non riesce ad esprimersi. Vi sono troppe rèmore, troppi controlli, perché questo possa avvenire. Approfittando della diminuzione di tali controlli, come si ha durante il sonno, una parte dell’anzidetta attività – la parte più oscura, più profonda – cerca di farsi strada, e spesse volte vi riesce. Così nel sogno trovano appagamento molte esigenze, molti desideri umani che altrimenti non potrebbero in alcun modo manifestarsi, con grave danno della vita mentale e della persona in generale. Il sogno è dunque una indispensabile valvola di sicurezza, altrettanto importante quanto l’apparato respiratorio o quello cardiaco. E’ ormai stabilito che il sogno è essenziale al buon equilibrio della vita dell’uomo, e che esso assolve funzioni senza le quali l’uomo con tutta probabilità non potrebbe sussistere. Si sogna dunque – si potrebbe dire – semplicemente perché occorre preservare la salute psichica e fisica. Il sogno è uno dei mezzi – ripetiamo indispensabile a questa preservazione.
2 – Che cosa è il sogno?
A questa domanda è stato già in parte risposto. Potremmo ora dire, con un po’ più di precisione, che il sogno è un tentativo di dare sfogo a esigenze, problemi, desideri, ecc., che urgono nel fondo della personalità umana, e che in qualche modo debbono esprimersi. Date le condizioni del sonno, questa espressione non può avvenire che in una forma particolare, cioè attraverso serie di immagini prevalentemente visive, ossia mediante un linguaggio che si potrebbe chiamare «pittografico». Ma non è detto affatto che il sogno riesca ad esprimere con chiarezza ciò che effettivamente «detta dentro» il sognatore. Anzi, il più delle volte è vero il contrario: è vero, cioè, che alla elaborazione del sogno prendono parte molte esigenze diverse, che cozzano l’una con l’altra, per cui il sogno stesso ne risulta confuso, distorto e molto spesso incomprensibile. Ciò è dovuto a due ordini di fattori: 1) al fatto che il «linguaggio» stesso del sogno è estremamente diverso da quello della veglia, per cui le sue espressioni certe volte sembrano non potersi neanche tradursi in parole; 2) al fatto che nella elaborazione del sogno si inseriscono delle forze cosiddette di «censura», che modificano, distorcono, trasformano gli elementi del sogno, rendendoli difficilmente riconoscibili. Ecco perché un sogno non si può quasi mai interpretare sulla base del racconto che ne fa il sognatore, e perché è necessario un lavoro specifico d’interpretazione, fondato sulle scoperte della psicoanalisi e della psicologia del profondo: lavoro che non si può certamente effettuare in un salotto, ma che deve essere svolto in circostanze particolari di quiete e mediante l’applicazione di una tecnica complessa, assai difficile ad apprendersi.
3 – Quando si sogna?
E’ stato ormai sperimentalmente dimostrato che il sonno senza sogni praticamente non esiste. Tutti quanti sognano, e sognano dai due o tre ai cinque o sei sogni per notte. Questi sogni hanno una durata variabile che va da due o tre minuti sino a 18 o 20 minuti. I momenti o i periodi del sonno in cui si sogna sono piuttosto vari, e la loro incidenza può essere dimostrata mediante l’uso di speciali apparecchi applicati al dormiente. Importante è comunque sapere che tutti sognano; che l’individuo il quale, in buona fede, dice di «non sognare mai», fa circa e non meno di 1000 sogni all’anno; e che, contrariamente a quanto si pensava un tempo, la durata dei sogni è press’a poco uguale a quella che avrebbero gli avvenimenti sognati se si svolgessero nella veglia.
4 – Come si possono interpretare i sogni?
A una parte di questa domanda è già stato risposto al numero due. Aggiungeremo adesso che l’opera interpretativa del sogno deve per così dire «disfare» il lavoro effettuato internamente dall’apparato psichico umano, e che ha trasformato i dati del sogno in qualche cosa di raramente e difficilmente comprensibile. Per far ciò, occorre mettere in primo luogo colui che racconta il sogno in condizioni di rilassamento fisico e di quiete mentale – come appunto avviene durante le sedute di psicoanalisi. In secondo luogo, si invita il soggetto a fissarsi volta a volta con la mente sui singoli quadri o episodi del sogno; e a dire per ognuno di essi tutto quello che gli passa per la mente, ossia a enunciare una catena di associazioni mentali, a ogni particolare parte del sogno. Già questo lavoro preliminare permette di intravedere parecchi aspetti del sogno, che a tutta prima non era stato possibile individuare. Ma l’interprete competente di sogni interviene anche per raddrizzare distorsioni, per raccostare parti del sogno che potevano sembrare sconnesse, per indicare, dove occorra, il significato metaforico o simbolico di alcuni passaggi, e via discorrendo. Il risultato è la enunciazione di ciò che in effetti il sognatore voleva esprimere attraverso il sogno, ossia la descrizione del «contenuto latente» del sogno, che era stato celato dal «contenuto manifesto». Vale la pena ripetere che l’interpretazione dei sogni è cosa lunga, laboriosa e difficile.
Emilio Servadio