In Luce e Ombra 1929
Stupefacenti rivelazioni sul « Cercle spinte de Mantes-sur-Seine », del quale ci siamo occupati nello scorso numero, fa Charles Quartier nel fascicolo di settembre-ottobre della « Revue Métapsychique », descrivendo con grande precisione di particolari (non pubblicati prima d’ora poiché era in corso un’istruttoria giudiziaria) l’esito dell’inchiesta compiuta da lui e dal Masson nel giugno 1928. Constatata alla luce rossa la frode patente del medium, i due metapsichisti lo afferrarono strettamente, smascherandolo e illuminandone il volto con lampadine tascabili… E allora, incredibile dictu, i venti « sperimentatori,» si gettarono sui due disgraziati, tempestandoli di percosse e cercando di farli cadere a terra per massacrarli. Dopo 5 minuti di lotta, Masson si svincola e riesce a varcare la porta di strada, presso la quale stavano due uomini armati di mazza ferrate. Grida « all’assassino! al soccorso! » ma il luogo è isolato e le poche finestre circostanti si chiudono. Finalmente anche Quartier si libera, ed entrambi denunciano i fatti al procuratore della Repubblica. Le menzogne concertate di tutti i membri del circolo costrinsero recentemente il giudice ad emettere una sentenza di non luogo a procedere, ed ora, scrive il Quartier, è stata pubblicata una brochure, a cura del presidente del Circolo in questione, in cui si vuol far passare la sentenza come un riconoscimento della genuinità dei fenomeni!
Dopo aver rilevato come ciò colmi la misura, il Q. conclude:
« La lezione che si ricava dall’affare di Mantes è questa: che il mio amico Masson ed io abbiamo non soltanto smascherato, col rischio della nostra vita, un falso medium, ma altresì gettato un terribile colpo di sonda in certi abissi d’ignoranza e di fanatismo che nessuno avrebbe sospettato alla nostra epoca… » Ed aggiunge che non si tratta qui punto di un conflitto tra spiritismo e metapsichica. «C’è soltanto antagonismo tra un gruppo d’ingenui resi ridicolmente creduli e pericolosi dai funambolismi di un giardiniere, e delle persone di spirito critico che ricercano la verità per se stessa. Non è in causa una dottrina, ma la disonestà dei falsari e la compromettente stupidità dei loro adepti, divenuti, più o meno coscientemente loro complici ».
Per chi conosce la serietà della « Revue Métapsychique » e dei suoi collaboratori, la «questione di Mantes » è dunque liquidata, in sede morale,
anche se non in sede giuridica.