Luce e ombra 1923 pp.313- 316
« Pericoli » è parola vaga. In questo mio breve scritto tratterò di due questioni nettamente distinte: 1° dei danni che l’ipnotismo potrebbe arrecare alla salute; 2° delle azioni delittuose a cui l’ipnotizzato potrebbe essere costretto.
1°-I danni che dall’ipnotismo possono derivare alla salute dei soggetti sono il motivo principale della guerra che i nostri avversari ci muovono; si è detto perfino che di un soggetto sano si può fare, moltiplicando le esperienze, un isterico; si è detto che la suggestione debilita il sistema nervoso e indebolisce o annulla la volontà anche nel seguito; si è voluto insomma rappresentare la suggestione come un’arma pericolosissima, sempre a doppio taglio, e della quale non si deve usare tranne in casi specialissimi ed eccezionali.
Di questa guerra mossa a noi, che disinteressatamente cerchiamo di fornire una nuova arma alla scienza medica, chi dobbiamo ringraziare? La grande maggioranza dei medici stessi (fatte tutte le debite e lodevoli eccezioni) e quei pochi che vergognosamente lucrano sopra le attività più nobili che all’uomo siano state concesse, le facoltà psichiche, facendo pubbliche rappresentazioni teatrali, per divertire la massa che non comprende e grida al miracolo.
E, nemmeno a farlo apposta, i danni arrecati dall’ipnotismo al sistema nervoso, da chi furono provocati? Più raramente da medici inesperti; molto sovente da pubblici sperimentatori. (Le conseguenze delle rappresentazioni, di DONATO a Torino informino). Non è mai venuto invece a mia conoscenza il caso di uno studioso di scienze ipnotiche e magnetiche che avesse arrecato perturbamenti nel sistema nervoso di un soggetto; io stesso, nelle mie lunghe esperienze non ho riscontrato mai un malessere neanche passeggero in un mio soggetto, salvo un lieve stordimento che segue sempre alle sedute e che si può far cessare mediante brevissimi « passi » trasversali.
Restano le perturbazioni prodotte dall’inesperienza dei medici o degli sperimentatori. Si dice: « se l’ipnotismo non è dannoso, non dovrebbe in nessun caso produrre perturbamenti; se può produrre danni, è un mezzo da cui bisogna star lontani ».
Questo brillante ragionamento, pare impossibile, io l’ho sentito fare da medici, e non da gli ultimi venuti. E rispondo subito.
Se io domani dicessi a un medico: « se la Stricnina non é dannosa non dovrebbe produrre avvelenamenti; se li può produrre è un rimedio da cui bisogna star lontani», quel medico mi considererebbe un povero di spirito, e mi risponderebbe in aria di compassione: « Ella ignora che la Stricnina, usata sapientemente, può far molto bene; certo, se si facesse somministrare a un ignorante… ».
Ed è qui che lo aspettavo; dunque: non bisogna che dei procedimenti ipnotici si servano gl’ignoranti, medici o no; se dell’ipnotismo fossero depositari unici gli studiosi coscienti e seri, la frase: danni deli’ ipnotismo sarebbe un non senso.
Ciò posto, è però necessario sapere come occorra agire ogni qual volta, non per imperizia dello sperimentatore, ma per uno di quegli incidenti che possono capitare in ogni momento della vita, il soggetto soffra per qualche cosa di estrinseco al sonno provocato. In tal caso occorre considerare se si tratta di un fenomeno che riguardi il sistema nervoso, o di un altro fenomeno. Nel primo caso lo si potrà quasi sempre far cessare per suggestione; nel secondo caso è meglio svegliare il soggetto (guardandosi bene dal far ciò troppo bruscamente) e prestargli le cure del caso.
2°- Entriamo ora in un campo molto più complesso e difficile: non si tratta qui di demolire, con poche constatazioni e pochi ragionamenti, un castello di carta; si tratta: di vedere se e come un individuo può esser costretto al delitto mediante l’ipnotismo.
Consideriamo da prima i delitti « da gabinetto », condotti sul modello di quelli che il CHARCOT otteneva alla SALPÈTRIÈRE
Questo scienziato poneva un falso pugnale (in genere di carta tra le mani di un soggetto, e gli ordinava di affondarlo nel petto di una persona. Tale ordine veniva sempre eseguito.
Sarebbe stato eseguito se, invece di trattarsi di un pugnale di carta si fosse trattato di un’arma vera e propria?
Io non lo credo: I soggetti del CHAROT si prestavano con docilità assoluta ai suoi esperimenti sapendo benissimo fin dall’inizio che nulla di male sarebbe accaduto. In tali soggetti non poteva avvenire dunque quell’ultima ribellione che secondo il BABINSKI ( ) deve sempre avvenire anche negli stati profondi dell’ipnosi (e che io ho sempre riscontrata la prima volta, quando ho suggerito una azione delittuosa a scopo sperimentale, tipo CHARCOT; non le volte successive).
Escludiamo dunque dalla dimostrazione i delitti sperimentali – e attacchiamoci invece agli annali di medicina legale.
Alcuni esempi di violazione carnale, da parte dell’ ipnotizzatore sul soggetto sembrano accertati; (in libri speciali se ne possono trovare esempi, che qui non è il caso di riferire); dico sembrano perchè in alcuni di tali casi si ebbero assoluzioni per non luogo a procedere, e in altri il dubbio è tuttavia rimasto.
Alcuni autori (come HERBERT W. HOWARD) ritengono possibile e probabile una violazione in tali circostanze; altri si dimostrano scettici, come ad esempio il BABINSKI (op. cit.) il quale afferma: «una donna che si fosse concessa ad un uomo durante o dopo l’ipnosi, gli si sarebbe data egualmente al di fuori delle esperienze d’ipnotismo … ».
Mi pare che vi sia troppa assolutezza, e da una parte e dall’altra; io non credo la cosa impossibile, come il BABNSKI né possibilissima, come l’HOWARD; la credo molto difficile, e richiedente certo o delle relazioni preesistenti tra soggetto e ipnotizzatore o un dominio assoluto di questo su quello.
Passiamo ai delitti propriamente detti.
È facile fare accettare al soggetto l’idea del furto di un oggetto o di una somma di denaro. Nel fascicolo di marzo-aprile ho citato incidentalmente un caso di tale suggestione. Il DUBOR, nella sua opera « Les Mystères de l’hypnose », ne cita un altro, complicato da un sotterfugio suggerito:
«Il dott. CROCQ addormenta una delle sue, clienti, Eudosia M . . . e le dice: al vostro risveglio mi ruberete il portamonete che sì trova nella mia tasca destra, ma starete bene attenta di non farvi scorgere. Per distogliere la mia attenzione, mi mostrerete un grosso cane che passa per la strada.
Sveglia Eudosia, che si dirige verso la finestra ed esclama:
– Guardate un po’ quel grosso cane, com’è buffo!
– Dove? domanda il dottore.
– Là, in mezzo alla strada.
In quel momento il dottore sente la mano della malata introdursi delicatamente nella sua tasca e trarnela subito, mentre Eudosia si allontana, con la mano dietro la schiena. Il Dottore va verso di lei.
Che cosa avete in mano?
Eudosia guarda la mano:
– Toh! un porta monete!
– È il mio! Me l’avete preso or ora.
– Questa poi! Mi prendete dunque per una ladra? ».
Pieno successo, dunque. Più difficili a rendere accette sono le suggestioni che implicano una dichiarazione scritta, di un debito, ad esempio; e si comprende perchè: il postulato edonistico si afferma ancora una volta: nel primo caso il soggetto non è toccato nei suoi interessi (al contrario!) e unico freno è la minaccia di una pena (possibile, ma non certa). Nel secondo caso ciò non avviene e la forza di ribellione è maggiore. Un tentativo in questo senso dello stesso dott. CROCQ è infatti fallito.
È possibile finalmente un omicidio determinato da una suggestione? Occorre certamente distinguere, ciò che molti non fanno, gli omicidi riferibili all’ipnotismo da quelli riferibili soltanto all’isterismo. Tolti questi ultimi, restano alcuni pochi casi e di essi si può dire (osservazione estensibile anche ai furti) ciò che ne diceva .l’OCHOROWlCZ: « Ciò avviene probabilmente solo in soggetti la cui coscienza non è difficile ». E molti fatti riportati dal BERNHEIM lo provano.
Che cosa resta dunque dei tanto citati «pericoli dell’ipnotismo»?
Riassumiamo: danni alla salute: prodotti da incompetenti; suggestioni delittuose: rare, e per lo più su soggetti predisposti.
Lasciateci dunque sviluppare in pace le nostre ricerche, o avversari inconciliabili; non createci ostacoli inesistenti, e non vogliateci impedire di recare un nuovo contributo di sollievo alla già tanto travagliata e dolorante umanità!
Genova, luglio 1923.
EMILIO SERVADIO.