Il Popolo di Lombardia 3 marzo 1928
La crisi di tutta scienza moderna, e delle scienze mediche in particolare, offre allo studioso un campo pressoché infinito di ricerca erudita o di piacevole divagazione. Poiché infiniti, o quasi, sono gli aspetti di questa crisi, e svariatissimi punti di vista dai quali essa può venire considerata. Dissolto sotto il fuoco critico dell’idealismo contemporaneo l’oggetto stesso della scienza positiva, cioè la realtà come un qualche cosa in sé e per sé ( e, di conseguenza, la necessità per la scienza di rivedere le proprie posizioni: esigenza, peraltro, finora assai scarsamente ascoltata); giunti i confini dell’indagine a quei punti estremi dell’infinitamente piccolo o dell’infinitamente grande oltre i quali il numero o la dimensione non hanno più un senso preciso, e il pensiero può soltanto formulare una delle ipotesi filosoficamente compossibili… ecco due diversi « Standpunkte » per una considerazione complessiva, della scienza, lontani dalle piccole difficoltà dell’esperimento quotidiano, come dai vaniloqui di chi prescinda, nella speculazione, dal terreno di umanità su cui tutto ciò che umano è necessario si muova.
Appunto con i piedi ben saldi su questa base di esperimento e di osservazione (base che in lui collima addirittura con una premessa generica di meccanicismo), Mario Musella, giovane studioso di Napoli, spazia in questo suo interessantissimo libro (1) nei regni delle scienze mediche, ricomprendendo però in queste alcuni rami dell’indagine scientifica che potrebbero forse meglio esser raggruppati in discipline a parte, e che ad ogni modo si trovano in quella zona liminare che anche la medicina, come tutte le scienze, presenta. Tra le materie trattate figurano infatti studi sulla metapsichica, sulla tendenza magistica dei fanciulli, ecc.; argomenti, questi, ad affrontare i quali la sola preparazione medica evidentemente non basta e che in realtà sono, dei libri, i più debolmente trattati.
Il Musella è invece signore assoluto dell’argomento in tutti quei saggi che volgono sulle più recenti ricerche biologiche e fisiologiche: sul cancro, sull’eredità, sulle vitamine. Vedasi, ad esempio, il magistrale studio intitolato « Il richiamo di Circe! » nel quale la psicologia del cocainomane, gli effetti, e la genesi della cocainomania, lo storicismo, se così possiamo dire, del suo insorgere e svilupparsi, sono delineati con mano sicura. « L’oppio – egli dice, – fu il tossico dei tempi agitati dell’impero; l’haschisch svelò i paradisi artificiali all’età romantica; la cocaina è the last dopping, l’ultimo colpo di frusta che rimette in gamba il blasé spirituale del dopoguerra, il détraqué fisico, erede d’avi luetici e alcoolizzati per scaraventarlo a capo fitto nella voragine della dannazione e dell’angoscia ».
Quando, come il Musella, alla perfetta conoscenza clinica del male e dei suoi rimedi, si unisce una eccellente coltura storica, un senso della citazione erudita preciso, e tempestivo, allora il saggio scientifico ha tutti i requisiti per poter aspirare, in definitiva, alla perfezione. E i momenti in cui il lettore riceve la sensazione del completo e del perfetto sono tutt’altro che rari, in questo libro. Il periodo che apre il saggio sulle vitamine (« Il filone d’oro! ») con la descrizioni dell’infuriar del morbo scorbutico tra le truppe di Germanico richiama alle nostra mente disabituata il migliore stile dei Commneritarii; persino nel riferire i sintomi diagnostici del male il Musella, preso anch’egli nell’onda della narrazione storica, dimentica la terminologia moderna, e scrive, latinamente: « … un male misterioso li rende invalidi: le loro ossa si rigonfiano, diventano fragili, la loro bocca si riempie di sangue… ». Così e non altrimenti dovette scrivere Plinio, il cui testo non abbiamo sott’occhio. E la riapparizione del morbo tra i Crociati, o sulle a navi di Colombo, è resa anch’essa con la medesima appercezione della temporalità che mai non si smentisce.
Più debole è invece il Musella, abbiamo detto, nei capitoli relativi agli argomenti d’indagine psicologica e metapsicologica. Il saggio sulla metapsichica, a esempio, appare singolarmente manchevole a a chi sia in un certo grado al corrente delle ricerche svariatissime proprie a questo importante indirizzo d’indagine.
Non diremo che il Musella, trattando di metapsichica, commetta errori specifici di valutazione; ma appare evidente come il quadro complessivo dei fenomeni, a lui non specialista, possa e debba sfuggire; così che troviamo una singolare interferenza di fatti riferiti di tipo assai diverso; un curioso accavallarsi di giudizi disparati; una messa in viva luce di elementi non di prim’ordirne a danno di altri ecc., ecc. Mancano insomma, in questo, come anche nel saggio sulla psicoanalisi (nel quale il M. liquida l’edificio freudiano con una… elegante disinvoltura davvero in contrasto con la sua abituale prudenza) quello tipiche prerogative dei « Frammenti » cui più sopra accennavamo, doverosamente lodandole.
Manca l’ « altezza dello sguardo », la panoramicità della visione.
Salve queste lievi riserve, i « Frammenti di scienza » costituiscono uno dei i più interessanti di volgarizzazione scientifica che siano apparsi in questi ultimi tempi, e non soltanto in Italia. Diciamo a bella posta « non soltanto in Italia » perchè un po’ nostro costume il creder che gli italiani negati alla volgarizzazione specialmente scientifica. Mentre il vero è che l’italiano, per temperamento, si trova più incline agli studi severi ed acuti; ma può nel tempo stesso, sol che lo voglia, assumere perfettamente quella veste del divulgatore che certi scrittori francesi, ad esempio, indossano quasi di preferenza. Sarebbe dunque bene, sotto questo aspetto, il libro del Musella potesse venire conosciuto oltre frontiera, come saggiodi che cosa, anche in una intonazione meno abituale, possa e sappia dare l’ingegno italiano.
Ma non soltanto questo il libro potrebbe portare, in terra straniera. Abbiamo citato più sopra un passo in cui il Musella incide con parole veementi la tragedia del cocainomane; ebbene, non sarà inopportuno ricordare che ovunque l’argomento lo consenta, il Musella unisce alla trattazione solidamente scientifica e letterariamente elegante dell’argomento una sana valutazione dei bisogni morali e materiali popoli, quale troppo spesso viene trascurata da chi non vede nel saggio scientifico che un qualunque mezzo per trasmettere ad altri la propria cultura. Il Musella è invece, e lo si deduce chiaramente dai suoi scritti, la perfetta antitesi dello « scienziato puro »: in lui vibra sempre una corda che lo richiama ad al applicare per il pubblico bene quanto dalle sue conclusioni è possibile ricavare. Si veda, dopo il saggio sul «richiamo di Circe » ciò che, egli scrive sul « patrimonio dell’erede», sull’ « eredità del cancro», sul « filone d’oro » delle vitamine!E quando si leggono parole come quelle che il Musella rivolge indirettamente all’attuale generazione; « avida e indisciplinata generalmente », e la richiama ad un maggiore senso, della discendenza, ad una maggiore consapevolezza della continuità della stirpe… allora viene spontaneo l’augurio che parecchi di questi studiosi possano combattere con le armi della scienza la loro santa battaglia in difesa del più prezioso dei patrimoni; poiché indipendentemente dalle ricchezze di cui madre natura può averla dotata il primo elemento sul quale una Nazione, che intende essere tra le prime, deve poter contare, è l’integrità delle proprie riserve umane; in mancanza di che, come ben rivelano alcuni paesi troppo civili, le armature non giovano, e la scienza dichiara la più dolorosa delle bancarotte.
E.ESSE
(1) M. MUSELLA: « Frammenti di scienza », – Idelson, Napoli, L. 1O.