“Raps” e identificazione spiritica.
Luce e Ombra 1933
Sotto il titolo « Un mezzo semplice per accertare la sopravvivenza » il sig. M. Lemoyne, presidente della Société Française d’étude des phétiomènes psychiques, riferisce nella «Tribune Psychique» alcune sue esperienze personali in tema di «raps ». L’articolo è riportato per intero nel fascicolo di ottobre della « Revue Spirite ».
Il Lemoyne si pone anzitutto la domanda se sia possibile accertare sperimentalmente la sopravvivenza senza il concorso di alcun medium; e risponde risolutamente di sì.
Durante tutta la sua vita, il relatore è stato colpito dalla frequenza con cui si producevano intorno a lui dei « raps » ogniqualvolta si avvicinava un evento insolito, per lo più un pericolo. Egli ricorda come in tal modo siano stati da lui preavvertiti quasi tutti i bombardamenti aerei di Parigi, durante la grande guerra; e menziona con ogni particolare un tipico episodio del genere, avvenuto nel 1918.
Solo alcuni anni più tardi il Lemoyne ebbe l’idea di studiare i «raps» dal punto di vista dell’identificazione spiritica. I primi tentativi furono mediocri. Avendo egli udito dei « raps » dopo la morte di Gabriele Delanne, pregò che i rumori si succedessero regolarmente ogni cinque minuti. Ottenne tre « raps » a intervalli rispettivamente di nove, sette e dieci minuti.
Dopo la perdita di una sua bambina, il Lemoyne constatò nuovamente che i « raps » si producevano intorno a lui con eccezionale frequenza. Una mattina, dopo averne percepito uno, egli chiese, senza guardare l’orologio, che ne venisse prodotto un altro alle 10 precise, e restò in attesa. Dopo un certo tempo sentì un rumore nettissimo; guardò l’orologio: erano le dieci precise. Chiese allora, col solito sistema, un altro «rap » per le 10 e mezzo, e l’ottenne nelle identiche circostanze. Volle allora variare l’esperienza: tenne l’orologio sotto gli occhi e chiese che venisse prodotto un « rap » alle 10.45. Alle 10.44 pensò: « tra un minuto, si sentirà un colpo». Alle 10.45 nulla si produsse.
L’attenzione cosciente e la volontà sembravano dunque avere un effetto contrario a quello che si sarebbe potuto presumere. Da allora, il Lemoyne ebbe con successo una serie di prove del genere. Ogni volta ch’egli cercò di provocare dei « raps » con uno sforzo di volontà non vi riuscì; per contro ebbe una serie di manifestazioni distornando la sua attenzione, come nel primo esperimento.
Mediante i « raps » il Lemoyne ha mirato, ed è in pane riuscito, ad ottenere delle comunicazioni intelligenti. Fissati una volta per tutte i minuti (nella fattispecie il 23° e il 53° di ogni ora) in cui le «entità e avrebbero dovuto manifestarsi, egli ha escogitato dei mezzi semplificati di espressione ed ha avuto, in mezzo a molte interferenze, dovute ai normali scricchiolii del legno, brevi messaggi dalla propria bambina defunta.
Il relatore consiglia i lettori a fare dei tentativi del genere, senza scoraggiarsi di fronte al tempo e alla pazienza ch’essi richiedono. Potremo avere così un giorno, egli conclude, una prova collettiva della sopravvivenza.
Parecchi lettori avranno notato indubbiamente quali sono i lati deboli delle esperienze del Lemoyne (della cui buona fede, si noti, non dubitiamo minimamente). La mancanza di testimoni che potessero controllare l’obiettività delle sue percezioni costituisce al riguardo una prima grave lacuna. In secondo luogo il Lemoyne sembra identificare senz’altro con la coscienza le possibilità dell’estrinsecazione psichica intenzionale, sia normale che paranormale: mentre tutta la psicologia moderna ha accertato l’esistenza e l’importanza dei processi psichici inconsci, e la metapsichica in particolare ha rilevato come tali processi possano sconfinare anche in azioni fisiche sulla realtà esteriore. Il Lemoyne crede di eliminare il proprio concorso psichico astenendosi dal guardare l’orologio: ma i soggetti che hanno ricevuto una suggestione «a termine e manifestano un computo inconscio del tempo quanto mai preciso, e nulla vieta di supporre un computo simile anche nel caso dell’autosuggestione. Teoricamente è lecito pensare, p. es., che un soggetto a effetti fisici, suggestionato, possa essere in grado di produrre a un dato momento, e senza rendersene affatto conto, un effetto paranormale da altri voluto. Anche eliminata la coincidenza, non si può dunque escludere, nel caso del Lemoyne, che la sua intenzione più o meno inconscia intervenga in via paranormale nella produzione dei « raps » constatati.
L’interpretazione data dal Lemoyne nel suo articolo, insomma, è legittima ma non è la sola avanzabile: non ha quindi carattere di inoppugnabilità, e presenta anzi alcuni svantaggi di fronte ad ipotesi metapsichiche più ovvie e più razionali.
EMILIO SERVADI0.