Pro e contro i fenomeni fisici.
Luce e Ombra 1933
Il « Bulletin XIX » della Boston S.P.R. verte, come annuncia il suo titolo, « mainly on physical phenomena », specialmente sui fenomeni fisici, e la sua pubblicazione è quanto mai tipica e sintomatica nel delicato periodo che attraversa la nostra Ricerca.
Non ci occuperemo delle parti meno importanti del « Bulletin » in questione, e precisamente degli sfoghi del dr. Walter Franklin Prince intorno al « modo » di far le polemiche (sfoghi, del resto, in gran parte giustificati); né prenderemo in considerazione, per mancanza di spazio, quanto in esso è riferito circa un’interessante esperienza con Mrs. Piper. Gli scritti più notevoli per noi – e, pensiamo, per i lettori – sono tre: il primo intitolato « Impossibile » e « Sopranormale », il secondo Note sugli articoli di replica al Bollettino XVIII, il terzo Replica alla critica del dr. Prince e alle attestazioni del prof. von Hofsten: critica e attestazioni relative, come i nostri lettori sanno, alle sedute londinesi del medium Rudi Schneider.
Nel primo di questi articoli il dr. Prince dà il lungo e particolareggiato resoconto di un’inchiesta da lui promossa, evidentemente per saggiare il giudizio di un certo numero di persone disparate, intorno ai concetti di « impossibile» e di «sopranormale ». Le domande dell’inchiesta erano due (abbreviamo per necessità): 1. Se una persona tiene tra il pollice e l’indice di una mano l’angolo di un fazzoletto, e tra il pollice e l’indice dell’altra mano l’angolo diagonalmente opposto, può essa, senza mai lasciare il fazzoletto, né con una mano né con l’altra, far sì che si formi un nodo nel fazzoletto stesso? 2. Qualora, nelle condizioni anzidette, un nodo venisse formato, tale fenomeno potrebbe definirsi «sopranormale»? e, in caso di risposta negativa, perchè no?
Il dr. Prince ha aggiunto al questionario varie delucidazioni, spiegando che la domanda non nascondeva alcun, doppio senso, che le condizioni dovevano essere prese alla lettera, ecc. ecc. Egli ricevette 144 risposte (altre non poterono esser prese in considerazione per varie cause). Di queste, 99 furono per il « no » alla prima domanda (se era possibile o meno di eseguire il nodo) e per il sì alla seconda (se il fenomeno avrebbe potuto definirsi «sopranormale »); 3 per il «no » alla prima, evasive quanto alla seconda; 21 per il « no » ad entrambe; 5 per il « no » alla prima, dubbiose quanto alla seconda; una dubbiosa quanto alla prima, per ii « sì » alla seconda; 7 dubbiose quanto alla prima, per il «no» alla seconda; 3 dubbiose circa entrambe le domande; 5 per il « sì» alla prima, per il « no » alla seconda.
Tra coloro che risposero essere l’operazione impossibile (128 persone), e che se si fosse verificata essa avrebbe dovuto venir qualificata come «sopranormale» (99 persone) vi sono individui di classe sociale o di cultura elevatissime, professionisti, scienziati di varie categorie, tecnici, ecc.: il che rende ancora più interessante, psicologicamente parlando, la loro replica.
Poiché, come il lettore avrà probabilmente compreso, l’operazione è di una semplicità infantile: basta che le cocche del fazzoletto vengano prese tra le dita con le braccia intrecciate, in modo che la «nano destra afferri la cocca di sinistra, e viceversa: allargando le braccia, si formerà naturalmente un nodo. Le condizioni poste nel primo quesito, peraltro, cono state scrupolosamente rispettate. Aggiungiamo, anzi, che il dr. Prince aveva persino scritto che il fazzoletto poteva essere afferrato in qualsiasi posizione…
Ma ben s’intende che cosa ha dedotto il dr. Prince da un simile risultato della sua inchiesta: «noi tutti », egli scrive, « dovremmo essere molto attenti prima di adoprare la parola impossibile, specie riferendoci all’esecuzione di un atto meccanico ». E prosegue ricordando le condizioni in cui si svolgono le sedute medianiche di carattere fisico, le difficoltà particolari di osservazione ad esse inerenti, ecc.; per affermare infine che, per conto suo, egli non ha mai potuto constatare dei fenomeni fisici superiori al sospetto! Si capisce peraltro che il dr. Prince si schermisce poi dall’accusa di «avercela » con tali fenomeni…
Il dr. Prince prosegue quindi elencando e riassumendo oltre quaranta casi in cui, a proposito di fenomeni ritenuti medianici, di carattere fisico, fu detto essere «impossibile» produrli con mezzi normali, e in cui invece circostanze ulteriori smentirono tale affermazione – sovente mossa, anche allora, da persone d’intelligenza superiore alla media. Non mancano naturalmente nella lista, per il passato, Florence Cook, Henry Slade, ecc., e, tra i medium del presente, Kathleen Goligher, George Valiantine, Pasquale Erto, Eva C., Jean Guzik. Quindi: «settant’anni di storia dei fenomeni fisici appaiono come una lunga strada seminata dai cadaveri di « casi)) completamente messi alla gogna ! ». « Le condizioni dei laboratori non assicurano la certezza, poichè persone che furono in seguito convinte di frode le hanno eluse! » «Non fidatevi dei prestigiatori, perchè anch’essi sono stati ingannati come gli altri! »; e via di questo passo.
Ma il dr. Prince non si sente senz’altro di aderire alla tesi estrema che tutti i fenomeni medianici di carattere fisico siano dei trucchi. Egli ammette, in via condizionale, che si possa indagare per vedere se per caso non ve ne fosse taluno autentico; ma allora, soggiunge, occorre mutare radicalmente strada. Basta col « dar retta » ai medium, con l’accettare «leggi psichiche », come quella, per es., del pericolo che presenta il toccare la sostanza teleplasmica, e simili: « leggi » che furono poste dai medium, e solo per paura di «smascheramenti »: lo sperimentatore deve comportarsi come più gli piace, sottrarsi a questa condizione di soggiacenza in cui si rende ridicolo. Occorre persuadersi che i controlli vanno applicati secondo il giudizio di chi sperimenta… Così, o con parole poco diverse, il dr. Prince esprime il suo punto di vista. E termina con un invito a tutti i metapsichisti « credenti » perchè gli diano retta, ascrivendo sé tra coloro che ancora dubitano dei fenomeni medianici di ordine fisico. Da ultimo, una caratteristica e preziosa confessione: se fosse provato che i fenomeni fisici della medianità sono tutti ugualmente spurii, l’aria sarebbe purificata ed atta all’indagine di argomenti più importanti… Sino a tanto che prosegue il panorama degli smascheramenti periodici, i fenomeni fisici continueranno a nauseare la grande maggioranza degli scienziati e delle persone intelligenti, e ad impedir loro di prestare una vera attenzione a certe categorie di fenomeni mentali curiosi e importanti, superiori a «smascheramenti» o a critiche fondate.
E così, attraverso un « crescendo » abilissimo, di cui il nostro riassunto non può dare che una ben pallida idea, il dr. Prince è assai verosimilmente riuscito non solo a persuadere qualunque estraneo alla Ricerca Psichica che i fenomeni fisici della medianità sono una massa di trucchi e d’inganni, ma a far nascere tale sospetto anche in chi fosse anteriormente di parere del tutto diverso. Giacche appunto per il fatto che occorre un considerevole sforzo mentale per accettare come autentici dei fenomeni che sembrano trascendere le nostre conoscenze fisiche abituali, tale accettazione non può mai ritenersi definitiva. ed è quanto mai suscettibile di attenuarsi col tempo e di fronte ad argomenti che appaiono efficaci. Si pensi, per citare un solo esempio. al Fournier d’Albe, che dapprima convintissimo dei fenomeni di Kathleen Goligher, non solo ha finito per negarli, ma per negare con essi qualsiasi fenomeno medianico di ordine fisico! Non crediamo quindi di andare errati dicendo che l’effetto dell’articolo del dr. Prince sarà sensibilissimo, e alienerà dal campo fisico delle nostre ricerche parecchie persone che l’avevano sin qui considerato con benevolenza. Tipica poi, come già abbiamo notato, l’invocazione finale del dr. Prince perchè un « più spirabil aere» venga creato alle ricerche sui fenomeni mentali, che sono quelli che egli, il Prince, ha maggiormente studiato, e con grande merito, cosicché gli secca non poco vederli considerati dai più in un sol mazzo con quelli fisici…
Evidentemente, non è qui il luogo per rispondere punto per punto agli argomenti avanzati dal dr. Prince: argomenti che – salvo la forma particolarmente brillante in cui vengono presentati – non sono nuovi. L’inchiesta del fazzoletto, intanto, non prova nulla, a nostro sommesso avviso: si tratta di un giuoco che consente una domanda particolarmente ingegnosa, e tale, nella sua semplicità, da trarre in inganno colui che non pensi alle varie posizioni in cui le mani ;possono afferrare le cocche del pannolino. E’ una domanda, insomma, che sa molto dell’indovinello, e dell’indovinello in cui si enunciano cose apparentemente impossibili, sottintendendo una « qualità » particolare dell’oggetto, che le rende invece possibili. Così, per fare un esempio: «più se ne toglie e più diventa grande». E’ possibile che un oggetto aumenti con sottrazioni? Non è questa una tipica impossibilità? Sì, ma si tratta del « buco », e tutto va a posto… Così pure: è possibile, con le braccia in posizione normale, cioè non intrecciandole, fare un nodo in un fazzoletto tenuto per le cocche senza abbandonano mai?
La risposta è « no », in senso assoluto, senza possibilità di evasioni di alcuna sorta. Ma come in questo esempio si elimina ogni sotterfugio, così è possibile eliminarlo anche in altra sede: se pongo al collo di un medium un cappio di fettuccia inestensibile, cucito, e questi se ne libera, e si tratta della stessa fettuccia, e le cuciture sono intatte, dovrò pur dichiarare questo fenomeno « impossibile» a prodursi con mezzi normali, sempreché abbia io stesso posto tutte le condizioni. Nell’inchiesta del dr. Prince l’unica cosa interessante (a parte una serie di osservazioni parziali di suoi corrispondenti, esposte e commentate acutamente dall’autore) è la facilità con cui un centinaio di persone intelligenti ha risposto senz’altro « no » e « sì » alle due domande, senza darsi la pena di chiedersi se per avventura tutte le condizioni fossero riempite dalle semplici, troppo semplici enunciazioni dei quesiti. Crediamo che di fronte all’indovinello del «buco ), sapendo che si trattava di un indovinello, nessuna di esse avrebbe risposto che il soggetto dell’enigma non poteva esistere. Qui, invece, trattandosi di un’inchiesta di carattere scientifico, nessuno ha pensato al «gioco», al « sotterfugio », e quasi tutti, ipnotizzati dalla forma severa e lineare della domanda, « n’y ont vu que du feu ».
Che poi da questo si debba inferire, come fa il dr. Prince, che tali persone, o la grande maggioranza in genere delle persone, sarebbero inadatte a porre dei controlli o comunque a presenziare a una seduta medianica di carattere fisico, non ci sembra affatto. Anche qui occorre intendersi. Se un fenomeno avviene allorchè tutte le condizioni ad esso relative sono note (e tanto più semplici esse saranno, tanto più evidente sarà il fenomeno), potremo essere eventualmente autorizzati a dichiarano « paranormale »; se si conserveranno dei dubbi su alcune di esse, il fenomeno potrà essere dichiarato «presumibile », o « dubbio », o « non attendibile», a seconda dei casi. Tutto sta nella considerazione delle fattispecie. Per conto nostro, non crediamo per nulla che tutte le 128 persone dell’inchiesta del dr. Prince, per il fatto di aver risposto frettolosamente ai quesiti da lui posti, sarebbero incapaci di giudicare rettamente circa la maggiore o minor rigorosità di condizioni in cui può svolgersi una seduta medianica di carattere fisico. Alcuni sarebbero probabilmente idonei allo scopo, altri meno, altri affatto. Circa questa loro idoneità non riteniamo insomma che l’«esame)) cui li ha sottoposti il dr. Prince costituisca né un’abilitazione, né una bocciatura…
Quanto al resto, siamo alle solite. Il dr. Prince ha fatto probabilmente qualche triste esperienza personale sul conto di taluni pseudomedium, è per sua natura particolarmente portato allo studio dei fenomeni di ordine mentale, e, nonostante la sua grande cultura e la sua non comune intelligenza, vede il problema della medianità fisica come potrebbe vederlo un principiante. Punto di partenza: « ci dev’essere il trucco ». Da ciò, il rifiuto anche solo di ammettere che qualche cosa di ben fondato possa esservi, in quelle tali « leggi psichiche» tanto derise. E’ chiaro: se si tratta di trucco, sono i medium a porre quelle « leggi » per meglio proteggersi; se si tratta di trucco, gli sperimentatori ci fanno la figura più ridicola; se si tratta di trucco, occorre spazzar via questi falsi fenomeni perchè si possano studiar meglio quelli veri! Ed è curioso lo sdegno con cui il dr. Prince respinge la concessione fatta da taluno di coloro « che ci credono », che cioè i medium qualche volta possano truccare. «Qualche volta»? si domanda il dr. Prince sbalordito: gli è perchè le altre volte non ve ne siete accorti! E’ chiaro che il complesso e delicato problema della frode nei suoi rapporti con la medianità sfugge nel modo più totale alla comprensione del valoroso psichista nordamericano.
Al quale, per finire, e senza opporre ai suoi quaranta e più casi un’altra serie di « casi » ben più lunga, che a quelli contraddirebbe, vorremmo rivolgere un’esortazione, così com’egli l’ha rivolta ai metapsichisti che credono all’esistenza generica di una medianità fisica. Non si fermi sulla sua attuale posizione; sperimenti ancora, lungamente, senza partito preso, in ogni condizione; avvicini persone, per es., come la contessa Wassilko, la quale per due anni e mezzo si è trovata si può dire quotidianamente a contatto con i fenomeni fisici che scaturivano alla presenza di una piccola contadinella; non si soffermi specialmente sulla letteratura relativa agli « smascheramenti »: legga senza partito preso anche l’altra, e veda se in determinate condizioni riferite questo o quel fenomeno avrebbe potuto essere truccato; esamini se tutte le fotografie che sono state prese sinora in materia di fenomeni fisici possano davvero ritenersi fotografie di trucchi, o esse stesse manipolate… In altre parole: invece di dedicarsi ai fenomeni fisici unicamente per escluderli e per deridere coloro che non ritengono indegno l’occuparsene, se ne occupi egli stesso, con maggior ardore di quanto sinora abbia fatto. Non crediamo che avrà da pentirsene. Per conto nostro siamo troppo sicuri del buon fondamento del nostro punto di vista, e non possiamo quindi neppure prendercela oltre misura. L’unica nostra preoccupazione è, ripetiamo, quella inerente al possibile momentaneo successo di una tesi assurda; e ci preoccupiamo altresì delle ripercussioni che un simile atteggiamento potrà avere nei con1ronti dei medium: poiché i pochissimi autentici finiranno con lo stancarsi di essere continuamente sospettati, e i molti fraudolenti continueranno a frodare infischiandosi degli « smascheramenti» e ad arrecare così nuovi contributi al « negativismo » da noi combattuto. Ma del resto, come abbiam detto, pazienza. La verità è quella che è, e le nubi non nascondono il sole se non momentaneamente.
Non molto spazio ci resta ora da dedicare alle altre parti notevoli del « Bulletin XIX ». La discussione, per tanti versi interessante, relativa al termine «sopranormale» e al suo contenuto logico, non può quindi trattenerci; mentre maggior interesse ha la replica alle critiche mosse al « Bulletin XVIII », quello, come i nostri lettori ricorderanno, che si occupava particolarmente della scoperta relativa alle impronte digitali di un vivente e alla loro identità con le impronte di « Walter », « controllo » della medium Margery. Parecchie delle affermazioni contenute nella replica del «Journal» dell’A.S.P.R. a tale bollettino (replica assai breve, del resto, e che si limitava a dichiarare che l’inchiesta iniziata avrebbe fatto il suo corso) vengono criticate dal dr. Prince: e anzitutto proprio quella relativa all’inchiesta e alla sua durata (oltre otto mesi, e senza che ancora si sia giunti a nulla di concreto, quando l’accertamento dell’identità delle impronte di «Walter» con quelle del «Dr. Kerwin » avrebbe richiesto poche ore). Inoltre il « Bulletin » della Boston S.P.R. conferma varie delle contestazioni mosse precedentemente alla commissione d’inchiesta, alle quali non si è potuto sinora nulla obbiettare. Respinge l’accusa mossa al Goadby di essere «un dilettante dell’argomento», ricordando la funzione di « trustee » prima rivestita dal Goadby e gli articoli da lui pubblicati nello stesso «Journal» dell’A.S.P.R.; e così pure per quanto riguarda il Dudley e il Carrington, entrambi noti studiosi (specie il secondo), e che quindi non possono esser definiti «ricercatori dilettanti in Ricerca psichica». Termina con una rinnovata presa di posizione del dr. Prince intorno a questo imbarazzantissimo caso. Anche se nei «Bulletin XVIII», scrive il Prince, non è stata accusata Margery esplicitamente di frode, tale accusa era implicita nelle constatazioni fatte. Dato che per 6 anni « Walter » ha dichiarato che le impronte erano le sue, mentre invece sono quelle di un vivente, se ne deduce la fraudolenza impiegata per produrle. Quanto all’ipotesi dell’«ideoplastia», avanzata da taluno per sostenere almeno la genuina formazione medianica delle impronte, il dr. Prince osserva che si tratterebbe di una coincidenza davvero meravigliosa, se per tal guisa fossero state riprodotte proprio le impronte dell’individuo che fece le prime prove sulla cera e le lasciò a Margery, mantenendosi di poi sempre estraneo alle sedute E stato detto, prosegue il dr. Prince, che non si possono fabbricare facsimili di impronte, tali da poter ottenere quante impressioni si vogliano. Orbene, « io ne ho diversi dinnanzi a me mentre scrivo. Le impressioni che da essi si ottengono hanno tutte le minuzie che può avere un dito vero, ed essi son facili a farsi e costano poco. Possono essere assoggettati a tagli e ad altre curiose modifiche, come quelle che sono state presentate quali prodotti dell’ingegnosità degli spiriti… ».
Non è chi non veda la gravità specie di queste ultime dichiarazioni del dr. Prince. Circa l’ideoplastia, invece, qualche obiezione potrebbe essere sollevata. Comunque, manifestiamo ancora una volta la speranza che l’A.S.P.R. si decida quanto prima ad affrontare esaurientemente la questione, che occupa e preoccupa non poco quanti si sono fin qui interessati a Margery e alla sua medianità.
Poche parole ancora sulla replica di Lord Charles Hope all’artiticolo del Prof. Von Hofsten relativo a due sedute con Rudi Schneider, e alla critica fatta dal dr. Prince al volume di Harry Price su questo medium. Come noi stessi avevamo detto, lord Hope invita tanto il dr. Prince quanto il prof. Von Hofsten a prender nozione delle conferme del dr. Osty circa la medianità dello Schneider; e, quanto allo scritto del Von Hofsten, ne dimostra agevolmente l’assoluta inadeguatezza, sottolineando i numerosi errori di fatto e di apprezzamento in cui l’autore è incorso. In una breve nota il dr. Prince dichiara di non entrare in merito alla controversia, e rettifica solo alcune frasi dell’articolo Hope che lo riguardano direttamente. Tutto sommato, crediamo che il prof. Von Hofsten nulla potrà obbiettare; lord Charles Hope ha avuto, secondo noi, anche troppa pazienza e urbanità nella sua critica cortese.
Raramente, come si vede, ci siamo occupati così a lungo di una sola pubblicazione. Ma questa volta ci è sembrato necessario farlo, dato che questo « Bulletin» della società bostoniana rimette in discussione alcune delle questioni che costituiscono la stessa ragion d’essere del nostro movimento. I lettori conoscono la tradizione di questa Rivista e il pensiero del compianto Angelo Marzorati in merito ai fenomeni fisici del medianismo. Insistendo sulla necessità che essi non vengano boicottati e messi al bando abbiamo quindi ritenuto di fare al tempo stesso opera scientificamente onesta e moralmente doverosa.
Emilio Servadio