Recenti esperienze di Pascal Forthuny
Luce e Ombra 1930
Le espone egli stesso, secondo il solito, nella « International Psychic Gazette », e noi togliamo quelle che ci sembrano più notevoli dal numero di agosto di questa rivista, s’intende senza assumerci in proposito responsabilità alcuna.
1) Una signora sconosciuta si recò dal F. gli disse che un amore non più corrisposto la spingeva al suicidio, e che ella avrebbe posto fine ai suoi giorni se il F. non le assicurava che la persona in questione sarebbe ritornata a lei. Il F. tentò dapprima di calmare la visitatrice, ma senza successo; questa gli porse una catena e un medaglione appartenuti all’uomo amato, e gli chiese se poteva darle qualche informazione precisa. Il F. ebbe subito l’impressione di aver già conosciuto il loro proprietario, vide mentalmente la sua immagine, e si ricordò di aver ricevuto da lui tre anni prima una lettera riguardante argomenti letterari. Per verificare se la sua impressione era esatta, il chiaroveggente rintracciò la lettera, nascose la firma con la mano e mostrò alla signora il resto dello scritto. Questa impallidì, e confermò che si trattava realmente della stessa persona, aggiungendo poi che tale testimonianza di quanto al mondo v’è di inesplicabile l’aveva convinta che non si ha diritto di togliersi la vita, perchè delle circostanze meschine ci hanno resi infelici; e si accomiatò assicurando il F. che non si sarebbe Gli occhi erano chiusi e l’immobilità del corpo completa; durante i cinque minuti in cui il P. l’osservo, non mosse un muscolo ». Sui diciotto asceti visti dal P., quindici erano in questo stato. Dietro le sue insistenti richieste, il nirbà finì col consegnargli un manoscritto in cui erano esposti « l’idea fondamentale del dhyàna e il metodo della contemplazione ». I complicati esercizi di concentrazione sono descritti dal P. con grande minuzia, a cominciare da quello che consiste nell’assicurare al corpo seduto una posizione perfettamente dritta, attraverso esercizi respiratori e fissazione dello sguardo, sino al conseguimento delle diverse samàdhi. Queste si dividono in varie categorie, prima delle quali quella delle samádhi accompagnate da visioni. Quattro di queste samádhi son descritte dal P., e precisamente: la meditazione dell’impurità e degli scheletri (fatta allo scopo di vincere i desideri mondani; il neofita deve gradualmente giungere sino alla visione della consumazione tra le fiamme del mondo materiale); quella della visione del Budda; quella dell’intuizione del Budda nel suo corpo mortale e nel suo corpo spirituale; quella della meditazione dell’amore. La visione del Budda si compie con visualizzazioni diverse e successive dell’immagine di Sakya Muni uscente dalla fronte dell’asceta, o dal cuore, o dai pori della pelle; o di quella di infinite catene di fiori di loto recanti ognuno un Budda seduto nella corolla ecc. La terza sam&ihi è soprattutto riflessiva; l’ultima consiste in una serie di visualizzazioni che vanno da immagini terrificanti sino a figurazioni celestiali.
Le samádhi superiori hanno un carattere meno straordinario, almeno in apparenza, forse perchè mancano agli stessi asceti le parale adatte per esprimere le loro esperienze. Esse corrispondono agli otto cieli buddistici e prendono il nome di « otto rinuncie » o «otto discese in sé medesimo».
Il P. descrive, per quanto è possibile, i vari stati corrispondenti agli otto gradi di ascesi; per gli ultimi quattro (samádhi senza forma) le parole non riescono a dare neppure una lontana idea della realtà. Il P. termina il suo scritto con un elenco di centosedici samádhi speciali, ma senza dare in proposito ulteriori schiarimenti.
E’ interessante notare che, attraverso metodi specifici poco o tanto differenti, i sistemi ascetici descritti dallo scrittore russo non si allontanano, nelle linee generali, da quelli dello Yoga indiano, esposti nel modo che tutti conoscono da Patandijali, né da quelli dei mistici e maghi del Tibet. Ciò starebbe a confermare la tesi, sostenuta anche da cultori occidentali di dottrine esoteriche, circa l’esistenza attuale e omogenea di un corpo di tradizioni sapienziali in Oriente: tradizioni che a noi, per un complesso di circostanze che sarebbe troppo lungo indagare, si sarebbero invece, se non totalmente perdute, per lo meno assai occultate, assumendo comunque altre forme, e creando una scissione incolmabile tra due mondi e tra due culture.