La medium « Margery » a Londra
Luce e Ombra 1930
Il fascicolo di giugno di « Psychich Research », e quello di luglio di « Psychic Science », pubblicano il resoconto delle sedute tenute a Londra nel dicembre 1929 dalla celebre medium americana « Margery »: resoconto curato dal marito di lei, dr. L. R. G. Crandon. I lettori non hanno bisogno di essere ragguagliati su questa medianità, che è tra le più complesse e interessanti dell’epoca, e di cui in « Luce e Ombra » è stato a più riprese ampiamente discorso.
Le sedute in questione si svolsero presso la S. P. R. e sotto la direzione del dr. V. J. Wolley, « Research Officer » della stessa società. Questa però rimase estranea alle esperienze, e si limitò a concedere gentilmente i locali.
Alla prima seduta (6 dicembre) parteciparono quindici persone, scelte tra i più noti studiosi di metapsichica (tra essi il dr. Schiller, la signora Hewat Makenzie, Stanley de Brath, lord Charles Hope, W. H. Salter). La medium, visitata completamente dalla sig.ra Barrett, venne rivestita con un abito d’un sol pezzo, appositamente confezionato, portata nel gabinetto, e ivi assicurata alla sedia con i polsi allacciati da un cerotto su cui si tracciarono dei segni a matita, prolungantisi sulla pelle, in modo da rendere materialmente impossibile qualsiasi ricostituzione dei legami. Una debole luce rossa permise a una stenografa di scrivere il protocollo della seduta, dettatole via via dal dr. Crandon. In queste condizioni si svolse anzitutto il riconoscimento, da parte dell’ « entità » Wailer, che controlla la medium, di una serie di oggetti posti dagli astanti entro un canestro. Seguirono telecinesi e levitazioni di piccoli oggetti (xilofon, tamburo, cembalo), il suono « pizzicato » di una cetra, il sollevamento di un anello luminoso. Durante alcuni di questi fenomeni il dr. Crandon aveva le mani tenute ferme da uno sperimentatore, affinché fosse da escludere qualsiasi sospetto sopra una sua eventuale complicità. Terminata la seduta, si verificarono i legami di controllo, che vennero trovati intatti.
Nella seconda seduta (7 dicembre), cui partecipava anche Harry Price, direttore del « National Laboratory of Psychical Research » si ebbe, dopo un preambolo analogo a quello della prima, l’esecuzione di due impronte di « Walter » sul mastice da dentisti appositamente recato. Come si sa, e come il Bozzano ha ricordato in « Luce e Ombra », gli esperimenti relativi alle impronte di « Walter », condotti con la medianità di « Margery » e occasionalmente con quella di altri soggetti, sono tra le più notevoli prove d’identificazione sinora raggiunte ed hanno una forza dimostrativa assai superiore a tutti i ragguagli che le « entità » possano fornire per bocca dei medium. Anche in questa circostanza « Walter » si fece onore, e si ebbero, con ogni controllo, sul mastice portato dal dr. Wolley, delle impronte assolutamente identiche alle 124 già da lui ottenute.
Nella terza ed ultima seduta, infine (8 dicembre) si ottenne un’altra impronta, ma non più di « Walter », bensì di una donna che « Walter» non indicò, riservandosi di farne conoscere il nome più tardi. Quest’altra impronta uguale ad una ottenuta a Boston il 25 novembre 1929.
Il resoconto termina ricordando le principali caratteristiche e condizioni delle ormai celebri impronte di « Margery ». Ne citiamo qualcuna in riassunto: 124 impronte sono dello stesso pollice, 17 di pollici diversi; la presenza o l’assenza di qualsiasi sperimentatore non ha avuto influenza sulla loro produzione; le impronte si sono potute ricavare in qualunque luogo; con i controlli più diversi; con un medium diverso da « Margery » ; a grande distanza da questa; con « Margery » legata in una stanza vuota, ecc. Si sono avute impronte deformate e « a specchio ». La stessa impronta si è potuta produrre, a breve intervallo di tempo (77 minuti), in due luoghi lontani 810 chilometri.
Sarebbe ora desiderabile, come scrive il resocontista, che si potessero ottenere delle impronte tridimensionali (su mastice) di persone defunte che avessero lasciato durante la vita, debitamente custodite, le loro impronte bidimensionali (su carta), allo scopo di un confronto post mortem.
Emilio Servadio