Pietro Zanfrognini: Cristianesimo e psicanalisi (1).
Luce e Ombra 1933
La psicoanalisi, come tutte le dottrine feconde, è suscettibile dei più vari e impensati adattamenti – i quali, bene spesso, non sono altro che travisamenti. La serie è già molto lunga, e ci dispiace vedere aggiungersi ad essa questo libro di Pietro Zanfrognini, ricercatore sincero ed onesto che noi moralmente apprezziamo. Il torto dello Zanfrognini, a nostro avviso, è stato questo: di esser partito dal Cristianesimo (anzi, dal suo Cristianesimo) e di aver cercato delle conferme nelle vedute psicoanalitiche, con l’ardente desiderio che queste conferme giungessero. Che cosa doveva fatalmente succedere? Primo, che l’informazione dello Zanfrognini risultasse frettolosa e inadeguata; secondo, che i punti di vista psicoanalitici subissero notevoli deformazioni. Così è avvenuto infatti: sin dalle prime pagine si commettono errori terminologici come l’uso dei vocaboli « respingimento », « compressione », «Sè», anziché di quelli, ormai accettati, « di rimozione » di «Es » (chiara derivazione da testi francesi, che usano « refoulement » e hanno disgraziatamente adottato il termine «Soi », che non rende affatto l’ «Es» freudiano). Ma questo sarebbe il meno. Il male si è che certi concetti psicoanalitici fondamentali sembrano del tutto ignoti allo Zarifrognini: egli scrive per es. (p. 9), che i «respingimenti » partono dall’Io cosciente, mentre è noto che essi partono proprio dalla parte inconscia dell’Io; a pag. 12 identifica la « libido» con il Lustprinzip; quello che egli preferisce chiamare « ideale dell’Io » (il Super-Io) risulterebbe (p. 15) da una differenziazione compiutasi in seno all’Io cosciente, mentre sino agli ultimi scritti il Freud lo poneva topicamente nel preconscio e da ultimo (Neue Folge) ha ammesso che le sue radici si spingono sino al sistema inconscio (mai, comunque, nella coscienza). Si potrebbe continuare; ma basterà riferire una frase della «nota» finale: «il Freud dice» (ma dove mai?) « che in noi vi è un sé subcosciente, che è sede dei nostri istinti, della «libido » (cristianamente, paulinamente, l’Adamo) della quale il « complesso di Edipo» è una manifestazione: che contro di essa sta la «censura» (l’Io cosciente-sociale): la quale è debolissima, e il più delle volte è elusa e travolta» (p. 79-80). Qui gli errori si accavallano: 1°) «Sé» invece di «Es »; 2°) il termine «subcosciente » che Freud esplicitamente ripudia; 3°) Il «Sè» (l’Es) come «sede» degli istinti mentre ne è il promotore; 4°) l’identificazione degli istinti in genere con la libido, che non è se non l’espressione dinamica di un gruppo di istinti, quelli dell’Eros; 5°) il considerare il complesso edipico come una «manifestazione della libido », mentre in questo come in altri complessi entrano anche espressioni di altri istinti, quelli della morte; 6°) il dire che la «censura» stia contro la libido, mentre il meccanismo della censura, al pari di quello di ogni inibizione inconscia, tende genericamente a proteggere l’individuo da situazioni pericolose; 7°) l’identificazione della «censura» con « l’Io cosciente-sociale », mentre della censura è proprio l’Io cosciente a non rendersi conto; 8°) il considerare la censura come debolissima, mentre il più delle volte è fortissima e, senza analisi, non viene affatto « elusa e travolta »; ecc.
L’uso, poi, che lo Zanfrognini fa di alcuni concetti psicoanalitici per convalidare i suoi punti di vista (l’Es sarebbe l’Adamo, l’Io il fariseo, l’Io ideale Dio o il Cristo e via discorrendo, con curiosi ritorni sul già detto e una dialettica che confina con l’enigmistica) ci persuade naturalmente ancora meno: ma qui professiamo la nostra incompetenza e cediamo il campo ad altri. Dall’ingegno dello Zanfrognini attendiamo cose più serie, motivate, composte.
Emilio Servadio
1) Modena, Guanda, 1933, L. 5.