Difficile responso della scienza sui fenomeni che avvengono in Lucania
Un catalogo di cose strane nel cuore dell’Italia
Un ragazzo di diciotto anni si è svegliato per tre volte legato al suo letto da cinghie e cordicelle annodate da forze ignote e misteriose
Il Tempo 18 giugno 1957
Vi è mai capitato si svegliarvi, la mattina, legati strettamente al letto da cordicelle d’ignota provenienza, e in modo tale che occorra l’assiduo intervento di altri per liberarvi? Vi è mai successo di trovarvi, svegliandovi, con le mani legate dietro la schiena, e la testa imprigionata sotto il coperchio di una cassapanca?
Simili cose sono avvenute poco tempo fa in Lucania, e nessuno se ne è seriamente occupato. Da quello che la nostra équipe di studio ha potuto esimere, sembra addirittura che fatti del genere non siano estremamente rari nelle campagne lucane.
Ciò che colpisce in evenienze come quella or ora accennata, è l’apparente (apparente, si badi) mancanza di premesse individuali o ambientali. Tutto, si direbbe, nasce ex nihilo.
Coniugi afflitti
Prendiamo il primo dei due casi e vediamolo più da vicino. Il diciottenne Rocco A. apprendista sarto, vive con i familiari, e la sua esistenza è senza particolare rilievo. Appare un tantino ansioso e neurolabile, ma ciò non è molto indicativo. La sua vita è stata improvvisamente scossa, l’anno passato da alcuni formidabili avvenimenti, occorsi a circa due mesi di intervallo l’uno dall’altro.
La prima volta, il nostro giovane, che dormiva nella stessa camera dei genitori, trovò la mattina al risveglio, che i suoi piedi erano stati legati e annodati con una funicella mai vista prima. I capi della corda erano passati sotto il letto, e nuovamente annodati.
La seconda volta, Rocco si trovò la mattina con le mani legate dietro il capo mediante la cintura dei suoi stessi pantaloni. La cintura era poi annodata alle sbarre del letto, costringendo il poveraccio in una posizione quanto mai scomoda e dolorosa.
La terza ed ultima volta, il giovane si trovò legato alla vita nuovamente da una sottile corda di provenienza ignota. La corda portava, infilato, un ditale aperto ed era annodata sotto il letto.
Tutte e tre le volte, Rocco A. chiese ed ebbe l’aiuto dei genitori, che disfecero i legamenti e lo liberarono. Ma la faccenda non finì così presto!
Persuaso, al pari dei familiari, che un simile succedersi di fenomeni dovesse avere un’origine occulta, Rocco A. si sentì improvvisamente male. provava dolori acuti alle estremità inferiori, e non riusciva a muovere un passo. I genitori allibiti, pensarono allora che solo un mago-guaritore avrebbe potuto disfare simili conseguenze della presunta fattura, e si recarono dal più famoso “maciaro” della regione.
(L’ho conosciuto, questo mago. È un vecchio difficilmente dimenticabile, dagli occhi intelligenti e dall’aria scaltra. Ne ha combinate di tutti i colori, e a differenza di molti altri, sembra non essere ben convinto dei suoi magici poteri. Però interviene, consiglia, fa e disfà: manda persino dal medico qualche volta!)
Quando si presentarono gli afflitti coniugi A. a parlargli del figliolo, il “mago” – così ci riferì il padre – disse in primo luogo che Rocco faceva il sarto (come poteva saperlo? Mah!). Quindi adottò la sua abituale tecnica, che consiste nell’infilarsi il dito mignolo nell’orecchio e … ascoltare. Più di una volta, e non soltanto a beneficio dei coniugi A., questa curiosa cerimonia fu da lui qualificata come un mettersi in comunicazione con una non meglio identificata “compagnia” (forse di altri maghi, o di farfarelli?).
Infine, venne la diagnosi: di fattura, s’intende; e vennero le prescrizioni. Per nove giorni, Rocco avrebbe dovuto fare bagni caldi all’estremità, e frizioni con un famoso linimento!
Questo poco peregrino sistema di cura fu tuttavia preceduto e seguito da formule pronunziate a bassa voce, gesti di propiziazione o di scongiuro, e via discorrendo. Il risultato fu che al nono giorno, un alluce di Rocco cominciò a sanguinare mentre il paziente faceva il suo ultimo pediluvio. Fu il segnale del miglioramento. Dopo pochi giorni lo “smagato” camminava così bene da poter andare con i suoi mezzi su per la collina, a visitare e ringraziare chi lo aveva guarito!
Isterismo collettivo
Il “materiale” relativo a questo solo caso (interviste con Rocco A., con il padre e con la madre; fotografie durante le interviste; fotografie ricostruttive degli avvenimenti; visite mediche e neurologiche; indagini psicologiche) ha comportato l’uso di un paio di bobine di magnetofono, una cinquantina di pagine di appunti, e non meno di venti fotografie.
Chi, o che cosa, ha agito su Rocco o intorno a lui? È molto semplice, naturalmente, allontanare da noi ogni idea di “fattura” o di “magia”. Ma non dimentichiamo, tanto per cominciare, che queste sono le “coordinate culturali” entro cui i fenomeni si sono svolti. Non dimentichiamo che le nostre definizioni di normale o di anormale debbono necessariamente variare a seconda del sostrato ideologico a cui le riferiamo. Chi parla, ad esempio, di “isterismo collettivo” a proposito di una danza haitiana farebbe bene a chiedersi quale potrebbe essere il giudizio di un indigeno di Haiti sul comportamento di una folla nostrana durante una partita di calcio …
In secondo luogo: supponendo a mo’ di prima approssimazione, che lo stesso Rocco A. in stato sonnambolico o comunque dissociato, abbia vissuto ed attuato senza saperlo tutto il suo dramma in tre atti, quali sono stati i motivi inconsci del suo agire? Autopunizione? Masochismo? Esibizionismo? Necessità di convogliare su di sé attenzione ed affetto? Equivalenti di fantasie sessuali profondamente rimosse? Ripetizioni ed abreazioni di traumi infantili?
Tutto questo andrà accuratamente ripensato e vagliato.
Vi è poi l’eventuale aspetto parapsicologico di tutta la faccenda: aspetto che allo stato attuale delle ricerche sul paranormale psichico o psicofisico non può in alcun modo essere messo da parte a priori. Chi può con certezza asserire che le strane legature di cui è stato vittima il giovane Rocco non abbiano qualche analogia con quelle che hanno contrassegnato certe sedute con medium famosi? È perfettamente vero che molte volte, le legature e le slegature cosiddette medianiche non erano che trucchi illusionistici più o meno riusciti; ma in altri casi la “spiegazione” illusionistica non ha retto, o è sembrata insufficiente: così con la Paladino, con Carancini, con Erto, con Pecoraro. Regge nel caso di Rocco A., la spiegazione esclusivamente medico-psicologica, o psichiatrica?
E’ importante ricordare qui che l’avvicinamento psicodinamico moderno ai problemi parapsicologici richiede che si adoperino nello studio del paranormale gli stessi criteri che si applicano ai fenomeni della psicologia normale o della psicopatologia. Vogliamo dire che fatti come quelli occorsi a Rocco A. sono comunque suscettibili d’interpretazione e di inquadramento in termini di psicologia generale del profondo, anche se si dovesse ritenere che essi presentano alcuni aspetti e “margini” decisamente paranormali.
Emilio Servadio