Non basta l’amore per la felicità dei bambini
Il Tempo 30/09/1956
Il II Convegno nazionale dei Centri pedagogici per la protezione morale del fanciullo ha affrontato problemi che preoccupano i genitori
Nell’Aula Magna dell’Istituto Eastman, si è aperto, venerdì, a Roma il Secondo Convegno Nazionale dei centri medico-psicopedagogici dell’Ente nazionale per la Protezione morale del Fanciullo. Ci sembra, più che opportuno, necessario, richiamare l’attenzione sia sull’avvenimento, sia – e forse più ancora – sull’importanza degli anzidetti Centri, la cui opera andrebbe più largamente conosciuta ed apprezzata. Troppo spesso accade, infatti, che familiari ed educatori, i quali avrebbero tutto l’interesse a valersi dei Centri a vantaggio di fanciulli « disturbati » o di ragazzi « difficili », annaspino nel vuoto, ignorando addirittura l’esistenza di tali istituzioni, o il tipo di attività che esse svolgono.
Il Centro medico-psico-pedagogico equivale, in Italia, a quella che nei Paesi anglosassoni viene di solito chiamata «Child-Guidance Clinics. Il suo scopo principale è quello di studiare e curare i disturbi dello sviluppo, del carattere e del comportamento, nonché i· «disturbi scolastici» dei bambini e degli adolescenti.
Taluni ritengono, erroneamente, che i Centri si occupino soltanto di fanciulli affetti da profonde deficienze mentali o da tare degenerative. Essi ignorano una vasta problematica della personalità del bambino o del ragazzo, e gli svariati disturbi, dai più lievi ai più cospicui, che possono limitare, coartare e deformare la sfera delle sue emozioni e dei suoi sentimenti. Nelle coordinate, purtroppo molto ampie, di tali disturbi, trovano posto sia quelli aventi aspetto più decisamente fisico (disturbi del linguaggio, sensoriali, di sviluppo somatico, neurologici), sia quelli dell’intelligenza (incapacità o difficoltà a comunicare, ritardi rispetto alle esigenze scolastiche, eccetera), sia, infine, gli svariatissimi problemi e disturbi emotivi (turbolenza, irritabilità, insurbordinazione, ansia, depressione, asocialità, negativismo mitomania, tendenza al furto, anomalie sessuali, vagabondaggio e altri). Nei riguardi di queste manifestazioni, predominano ancora largamente – e non soltanto nelle classi meno colte ed abbienti – reazioni d’indifferenza (« gli passerà »), quelle puramente esortative, o, peggio, quelle repressive e punitive. Simili atteggiamenti sono dovuti semplicemente all’ignoranza di tutto ciò che le moderne scienze medico-psicologiche (in special modo la neuropsichiatria infantile, la psicologia dinamica la psicoanalisi) hanno appurato circa le origini e condizionamenti degli anzidetti disturbi, e dei mezzi che oggi esistono per diagnosticarli e per curarli.
Il Centro medico-psico-pedagogico procede, nella sua opera, tenendo conto dei vari fattori che possono condizionare un determinato « caso » e senza trascurare a priori alcun di essi: componenti ereditarie e costituzionali, evoluzione psicofisiologica, e mentale, relazioni con l’ambiente (famiglia, scuola, società). Da qui la necessità di un lavoro in equipe e in particolare, della triade si cui s’impernia l’intervento attivo del Centro: medico-psichiatra, psicologo e assistente sociale. Caso per caso, vien data maggiore o minore importanza all’uno o all’altro tipo di avvicinamento, d’investigazione e di azione. Vi sono infatti fanciulli i cui disturbi debbono essere affrontati pressoché esclusivamente dallo psichiatra o dallo psicologo, altri le cui anomalie rapidamente scompaiono in mutate circostanze ambientali, o per effetti di un diverso, orientamento e atteggiamento dei familiari – e via discorrendo.
Difficili inizi
La vita dei Centri medico-psico-pedagogici in Italia ebbe inizio nell’immediato dopoguerra, e tali inizi furono tutt’altro che facili. Tuttavia molto cammino si è fatto, e oggi le istituzioni del tipo esistenti nel nostro Paese si aggirano sulla settantina. Circa la metà dei Centri è organizzata dall’Ente del Fanciullo, altri sono gestiti dall’Opera Nazionale Maternità e Infanzia, altri da Province o da Comuni, e altri infine da cliniche e istituti universitari. Il numero dei casi trattati è in continuo aumento, ma le questioni da risolvere sono parecchie. Da un lato, è ovviamente auspicabile che tale numero sia il più alto possibile, per il miglioramento e il ricupero individuale e sociale di molte preziose unità; ma dall’altro è necessario disporre di personale qualificato sempre più vasto, e ciò comporta problemi di formazione e di stanziamenti.
L’accento del Secondo Convegno, che ieri ha avuto inizio, viene posto, precisamente, sugli « strumenti » che sono propri di un Centro medico-psico-pedagogico. In un primo Convegno, tenutosi circa un anno e mezzo fa, ci si preoccupò soprattutto di meglio definire in qual modo dovessero svolgersi le « funzioni » fondamentali dell’istituzione: reperimento dei casi, loro diagnosi, loro trattamento. Tutta la prima giornata del Convegno è stata dedicata al tema: « La preparazione del personale dei C.M.P.P. », ossia alla formazione degli elementi della già menzionata triade: neuropsichiatra, psicologo e assistente sociale, e alla progressiva «sensibilizzazione» dei compiti loro pertinenti. Sui tre aspetti del problema hanno riferito, rispettivamente, il professore Claudio Busnelli, la dottoressa Angela Groppelli e l’assistente sociale dottoressa Gabriella Brunori. Un «consuntivo» di un anno di lavoro dei Centri dell’Ente del Fanciullo è stato presentato, in apertura di Convegno, dal dottore Carlo Traversa.
Sistemi diversi
Nelle giornate di oggi domenica e di domani lunedì verranno nuovamente affrontati temi di diagnosi e di trattamento. La disparità dei sistemi di classificazione diagnostica nei diversi Centri richiede una ricerca volta a rendere più omogenei termini e criteri: e su ciò riferirà il dottore Traversa. Sui principi informativi e direttivi delle varie forme di trattamento del bambino svolgeranno relazioni il professore Giuseppe Tinelli (trattamento farmacologico e psicopedagogico degli irregolari dell’intelligenza), i dottori Benedetto Bartoleschi e Anna Maria Muratori (trattamento psicoterapico degli irregolari della condotta e del carattere) e l’assistente sociale Michela De Francesco (trattamento psicopedagogico e sociale di vari tipi di soggetti, da effettuarsi « in famiglia »). L’ultima relazione del convegno sarà dedicata ai principi informativi e direttivi delle varie forme di trattamento degli adulti presenti nell’ambiente di vita del bambino, e ne riferirà l’ assistente sociale Graziella Caiani.
L’augurio cordiale di « buon lavoro », che formuliamo per coloro che più attivamente partecipano al Convegno, non può andare disgiunto da un augurio più vasto: quello, cioè, che un largo numero di studiosi, di educatori e di genitori prenda nozione, da vicino o da lontano, dell’opera meritoria ed ammirevole che l’Ente del Fanciullo ed i suoi Centri vanno svolgendo, e rivolga ad essa un’attenta fiducia, e una fattiva solidarietà.
Emilio Servadio