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Emilio Servadio nasce il 14 agosto del 1904 a Sestri Ponente, al tempo un piccolo comune successivamente inglobato in quello di Genova. I genitori sono entrambi ebrei: il padre Cesare, d’origine marchigiana, è dirigente in un’importante società, la Navigazione Generale Italiana, mentre la madre, Faustina Finzi, proviene da una famiglia di gioiellieri fiorentini. Fin da piccolo manifesta una grande sensibilità per la musica e raffinato orecchio. Studia per diversi anni pianoforte, armonia e composizione. Comincia con lo studiare Clementi e rimane subito affascinato da Mozart anche se allora non riusciva a gustarne fino in fondo la preziosità. A meno di non essere dei geni musicali, dirà in più occasioni Emilio Servadio, Mozart si riesce a comprendere in pieno solo dopo i trenta anni. Nel 1917, passa un anno a Firenze, dalle zie e dalla nonna materna, dove studia l’ebraico con David Prati che divenne in seguito rabbino maggiore a Roma. Per lui compone, a soli 13 anni, un preludio che fu eseguito nella sinagoga di Firenze. Verso i sedici-diciassette anni, per il loro intenso contenuto erotico ed emotivo, rimane impressionato da due brani musicali di Zandonai: la Francesca da Rimini e la Giulietta e Romeo di cui ricorderà perfino anche le parole del coretto per tutta la sua vita. In quegli anni Genova sviluppa una vita musicale abbastanza intensa e Emilio Servadio si arrampica, ancora studente, nel loggione del Teatro Paganini per non perdere nessuna occasione. Proprio in quest’ambiente si avvicina a Wagner, anche se, come lui racconta, quando assiste al Tristano e Isotta, ne esce con un tremendo mal di testa. A Genova inoltre è molto attivo il Teatro Carlo Felice e Emilio Servadio lo frequenta senza perdersi un concerto. Nonostante la sua giovane età stringe amicizia con il musicista Alfredo Berisso alla cui musica dedicherà due articoli. Continuerà pertanto a coltivare la musica con continuità, acquisendo una notevole competenza. I suoi compositori d’elezione saranno Mozart e Wagner. Diventerà negli anni un assiduo frequentatore di Bayreuth ed anche intimo amico dei familiari di Wagner. La musica, come la poesia, in tutta la sua lunga esistenza, saranno i suoi interessi extrascientifici prevalenti. Studente modello, con voti sempre molto alti, consegue la maturità classica presso il prestigioso liceo D’Oria di Genova nel 1922. A diciotto anni pubblica il suo primo articolo su “Il Lavoro”, quotidiano genovese con il quale collaborerà in seguito con vari scritti. Amante della letteratura, Emilio Servadio è attratto in modo particolare dalla “poesia d’avanguardia”, dai crepuscolari, dai futuristi e dai poeti francesi appartenenti al movimento dei simbolisti e dei decadenti. In quegli anni, a Genova, la “Società di Letture e Conversazioni Scientifiche” con sede in piazza Fontane Marose, è frequentata da numerosi intellettuali, tra i quali Eugenio Montale, esordiente nel 1925 con Ossi di seppia, il quale scrive un’affettuosa dedica al giovane Emilio Servadio, a sua volta al debutto con un libro di poesie, Licheni, edito in 175 esemplari numerati. (1)
La psicologia accademico-ufficiale degli anni Venti, psicologia da laboratorio di tipo positivistico e sperimentalistico, non lo stimola all’approfondimento e non risponde a tutti i quesiti che il giovane studioso si pone interessandosi di ipnosi e dei suoi antefatti risalenti al’700, cioè al periodo del cosiddetto “magnetismo animale”. Affascinato dalla lettura in francese della Introduzione alla psicoanalisidi Freud, si rende conto che si tratta di una psicologia più profonda e più perspicace di quella nella quale fino ad allora si era imbattuto. Il primo capitolo di questo libro, è dedicato agli atti mancati e ai lapsus e Emilio Servadio ebbe una riprova personale di quanto Freud scriveva. Per la licenza liceale il padre gli aveva regalato una macchina fotografica che lui si era portato in montagna perdendola. Emilio Servadio riesce subito a comprendere il motivo profondo di questo smarrimento: fra un’escursione e l’altra aveva conosciuto una graziosa ragazzina che avrebbe desiderato fotografare se questa non si fosse opposta, energicamente. L’inconscio allontanamento della macchina fotografica simboleggiava l’allontanamento del rifiuto ricevuto. Da allora Emilio Servadio continua a leggere saggi di Freud e dei suoi seguaci prevalentemente in francesee in inglese perchè allora di psicoanalisi era stato tradotto poco in italiano. (2)
A 22 anni si laurea in legge, ottenendo il massimo dei voti, per poter svolgere, come effettivamente gli riesce, la professione di giornalista pubblicista. Sceglie una tesi in medicina legale sull’ipnosi – arricchita di ben 235 riferimenti bibliografici – con ciò confermando la spiccata propensione verso l’occulto e il paranormale. Un intero capitolo lo dedica all’interpretazione psicoanalitica del rapporto fra ipnotista ed ipnotizzato come era stato ben delineato da Sandor Ferenczi, allievo di Freud.
Negli anni Venti, il filosofo Julius Evola, il quale non manifestava ancora nessuna tendenza antisemita (3), cominciò col militare nel movimento dadaista e pubblicò scritti e dipinse quadri “dadà”. Orientandosi verso una concezione magica dell’esistenza, fondò un gruppo molto riservato (di 12-15 individui al massimo) composto da persone di notevole cultura, in cui si facevano sia riunioni culturali, sia cerimonie e riti a fini magici. Nel 1927 Evola fondò la rivista Ur (parola di origine greca che significa fuoco) e che dopo due anni, in seguito alla collaborazione di Kremmerz (Ciro Formisano), la rivista si chiamò Kur (4). Quando uscì il primo numero di Ur, Emilio Servadio che allora si trovava in Svizzera per perfezionare il tedesco, scrive ad Evola, col quale era già in corrispondenza, per offrire la sua collaborazione al suo ritorno a Roma. Scrive infatti, vari lavori sotto lo pseudonimo ES. L’attività del gruppo, i riti magici, le cerimonie però non destavano l’interesse di Emilio Servadio, sapeva che avvenivano ma lui non vi ha mai partecipato, egli era attratto dall’orientamento di Evola che si rivolgeva alle tradizioni esoteriche orientali ed al percorso di perfezionamento e trasformazione interiore.
Nel 1930, a ventisei anni, possedendo notevoli competenze nel settore, pubblica La ricerca psichica (5) ed ottiene per il libro la prefazione di uno dei più illustri studiosi europei nel settore della parapsicologia, il professor Charles Richet, premio Nobel per la fisiologia.
Pratica molti sport in gioventù ma la sua passione per la montagna lo porta a diventare un provetto rocciatore. Emilio Servadio diventa socio del Club Alpino Italiano nel 1931 e per molti anni di seguito fa grandi arrampicate sulle rocce delle Dolomiti e riesce anche a guidare cordate sul IV-V grado. Poi si ritrova a cantare i Canti di montagna insieme ai suoi compagni di avventure in tanti rifugi delle Dolomiti.
Intanto, chiamato da Calogero Tumminelli, uno degli editori dell’Enciclopedia Italiana Treccani, si sposta a Roma dove diventa redattore della pubblicazione, firma una quarantina di voci e ne compila un altro centinaio, però non siglate. Quando si tratta di redigere la voce Psicoanalisi, Emilio Servadio si mette in contatto epistolare con Edoardo Weiss (6) residente allora a Trieste, il quale, per lavorare con lui sul tema, si trasferisce a Roma nel 1931. E Weiss aveva fatto l’analisi con un allievo diretto di Freud, Federn, ed era già dal 1913 membro della Società Psicoanalitica viennese e dell’Associazione Psicoanalitica Internazionale. L’interesse per la psicoanalisi aumenta costantemente e Emilio Servadio si sottopone allora, presso l’abitazione romana di Weiss, prima in via dei Gracchi e poi in via Bellini, per due anni, ad un’analisi didattica, con frequenza di cinque sedute a settimana. Nel 1932, insieme a Weiss e pochi altri, fonda la Società Psicoanalitica Italiana (7) che, quattro anni più tardi, a Marienbad, viene ammessa a far parte dell’Associazione Psicoanalitica Internazionale. In verità, un tentativo di fondare una società psicoanalitica italiana era già stato fatto nel 1925 da parte del neuropsichiatria Marco Levi Bianchini che lavorava all’ospedale di Nocera inferiore. Ma non avendo avuto nessuna analisi didattica, il suo tentativo rimase solo sulla carta. Sempre nel 1932 Emilio Servadio conosce Anna Freud con cui instaura un’amicizia profonda, alimentata da intensi contatti epistolari. Nello stesso anno è coinvolto nell’esordio della “Rivista Italiana di Psicoanalisi”, che ha però vita breve, in quanto il regime fascista ne sopprime la pubblicazione dopo soli due anni. Emilio Servadio, è bene sottolinearlo, s’impegna all’epoca, insieme ai suoi colleghi, in una lotta costante contro l’ostilità della cultura dominante: il regime fascista; una certa visione marxista-leninista, che riconduce il disagio umano a questioni di ordine economico; la psicologia e la psichiatria ufficiali, che perseguono un orientamento organicista o positivistico; l’ortodossia cattolica, che considera la psicoanalisi una dottrina materialistica e pansessualista; una filosofia ispirata prevalentemente all’idealismo di Benedetto Croce e di Giovanni Gentile (8). Sempre nel 1932, lo studioso partecipa al Congresso Psicoanalitico di Wiesbaden e nel 1934 presenta in lingua tedesca, a Lucerna, al Congresso Internazionale di Psicoanalisi (9), Psicoanalisi e telepatia (10), relazione pubblicata l’anno seguente da “Imago“, rivista diretta da Freud. Già da allora si nota come Emilio Servadio affronti argomenti parapsicologici su riviste di psicoanalisi e, nel contempo, proponga lavori psicoanalitici a testate di parapsicologia, occupandosi contemporaneamente sia degli aspetti psichici dell’uomo, sia di quelli ultrapsichici o metapsichici. Non a caso, durante tutta la sua esistenza, Emilio Servadio s’impegnerà nello studio dell’uomo, considerato come essere globale, come un tutto unico, dotato di un corpo, di una psiche e di uno Spirito; “l’uomo che, pur fermo sulla terra, alza le braccia verso il cielo, specchio di ciò che di celeste e di eterno è in lui” (11). Insieme a Giovanni Schepis, Fernando Cazzamalli e Luigi Romolo Sanguineti, nel 1937 è tra i fondatori della “Società di Metapsichica”, divenuta nel dopoguerra “Società Italiana di Parapsicologia”.
Nel 1938 il regime fascista emana le leggi razziali. Nella Società Psicoanalitica Italiana sono presenti diversi ebrei e Emilio Servadio è il primo ad emigrare. Decide di andare in India, sia per ragioni di carattere filosofico e culturale, sia perchè si è già avvicinato alla spiritualità indiana del Vedanta monistico. Fra i settori della cultura indiana che lo interessano primeggia lo yoga, che continuerà ad indagare, riconoscendo parallelismi con la psicoanalisi (12). Possedendo già un diploma di una università indiana, non ha difficoltà ad ottenere il visto. Pertanto, si reca a Zurigo dal Console britannico, attraversa poi la Francia, passa da Genova a salutare i suoi e parte per la nuova destinazione. Anche in India, Emilio Servadio svolge un’attività nettamente pionieristica in quanto nel Paese la psicoanalisi è ai primordi. Per il vero, nei primi decenni del secolo, non erano mancati lavori ad orientamento psicoanalitico ad opera di due medici militari dell’esercito inglese, Daly e Berkeley-Hill, mentre a Calcutta il dottor Girindrasekhar Bose, dal 1921 in corrispondenza con Freud (13), aveva dato vita ad una Società Psicoanalitica Indiana. A Bombay, dove Emilio Servadio intende recarsi, non vi è nessun analista talchè, prima di partire, il presidente dell’Associazione Psicoanalitica Internazionale, Ernest Jones, lo avverte che la sua attività sarà d’avanguardia. Comunque, essendo in contatto epistolare con Bose, è anche informato che, una volta giunto in India, sarà subito nominato analista didatta della Società Psicoanalitica Indiana. A Bombay, svolgendo il suo lavoro di psicoanalista, entra in contatto con persone di varie razze e di diversi credo religiosi, accumulando così un’esperienza particolare rispetto ad altri colleghi. Ha in analisi induisti, musulmani, sciiti, eccetera, individui che hanno sì processi comuni fra loro, ma con un mondo interiore ed un simbolismo decisamente differenti. Già conosciuto a livello internazionale per i suoi lavori su argomenti psicoanalitici e per gli studi su problemi parapsicologici, Emilio Servadio viene apprezzato dai circoli universitari indiani ed è nominato professore onorario dell’Andhra Research University (Madras College). Venuto aconoscenza della morte di Freud (fuggito da Vienna nel ’38 e rifugiatosi a Londra), il 23 settembre 1939 pubblica sul “Times of India” un lungo articolo commemorativo.
In Italia la situazione si sta intanto facendo critica: Mussolini, fiducioso nella blitzkrieg (guerra lampo) di Hitler, trascina il Paese nel conflitto. L’entrata in guerra dell’Italia al fianco della Germania, comporta per l’India, un protettorato britannico, la prigionia degli italiani in campi di concentramento inglesi. Per ironia della sorte, Emilio Servadio, rifugiatosi in India proprio per sfuggire alle persecuzioni razziali, si ritrova così ad essere un internato.
Nel gennaio 1946 torna in Italia, dove ritrova i genitori ed il fratello Mario, che erano riusciti a nascondersi durante il conflitto. Apprende però, con immenso dolore, la tragica sorte della sorella Letizia e del cognato (che egli aveva inutilmente cercato di convincere a raggiungerlo in India), deportati prima in Italia, a Fossoli, successivamente in Germania ed infine ad Auschwitz. Riprende quindi i contatti con i colleghi italiani e con loro, nel 1945, fonda la “Rivista di Psicoanalisi”, alla cui direzione viene nominato J. Flescher (14). L’anno seguente (22-23 ottobre) è tra gli organizzatori, a Roma, del I° Congresso italiano di psicoanalisi, incontro che riscuote un notevole successo anche all’estero, mentre nell’aprile 1947 ricostituisce ufficialmente la Società Psicoanalitica Italiana. Dotato di intelligenza e chiarezza espositiva, Emilio Servadio manifesta un particolare impegno per la divulgazione della psicoanalisi utilizzando diversi mass media: riviste, giornali, radio (successivamente pure la televisione), conferenze, incontri pubblici. Contemporaneamente, si impegna a ricostituire la Società di Metapsichica che aveva contribuito a fondare nel 1937. In occasione di un soggiorno romano, nel 1946, della signora Eileen J. Garrett, che nel 1952 diventerà presidente della Parapsychogy Foundation, intreccia con lei un’amicizia ed una collaborazione dalla quale scaturiranno sviluppi importanti per il progresso della parapsicologia. Nel 1953, in occasione della nomina del dottor Tenhaeff a professore di parapsicologia all’Università di Utrecht, la Parapsychology Foundation organizza infatti in questa città un convegno a cui partecipano, oltre a Emilio Servadio, diversi psichiatri e psicoanalisti, tra i quali Jule Eisenbud (15).
Dopo il II° Congresso di Psicoanalisi, svoltosi nell’ottobre 1950 presso la Facoltà di lettere dell’ Università di Roma, nel 1953 Emilio Servadio pubblica La psicoanalisi (16) e presenta, alla Conferenza degli psicoanalisti di lingue romanze, l’incisiva relazione: Role des conflits prèoedipiens (Funzione dei conflitti preedipici). Nel 1955 pubblica Il sogno (17) e, nel corso degli anni ’50, interviene frequentemente a Il convegno dei cinque, una trasmissione radiofonica al tempo molto seguita, attraverso la quale divulga e sensibilizza l’opinione pubblica sul tema della psicoanalisi. Nel frattempo, la Società Psicoanalitica Italiana si va via via strutturando, talchè negli anni 1954-55 essa si compone di due membri onorari, quattordici ordinari, di cui otto didatti (tra i quali Emilio Servadio), e da nove soci aderenti. Alcune divergenze fra gli analisti didatti, circa la questione del training formativo, fanno sì che ne1 1962 si costituiscano due gruppi a Roma ed un terzo a Milano che si occupano autonomamente della preparazione degli allievi della Società Psicoanalitica Italiana. Il gruppo presieduto da Emilio Servadio (con sede in via di Villa Emiliani 4), l’altro romano gestito da Perrotti (via Salaria 237b) e la sede milanese condotta da Musatti (via Sabbatici 4) vengono riconosciuti dall’Associazione Psicoanalitica Internazionale (I.P.A.) come strutture autonome facenti insieme parte della Società Psicoanalitica Italiana (S.P.I.). Dal 1963 quest’ultima avrà un Presidente (Emilio Servadio sino al 1969) e due Vicepresidenti, così da rappresentare i tre istituti. Raccogliendo in ordine alfabetico articoli giornalistici della sua vastissima produzione, Emilio Servadio pubblica nel 1961 La psicologia dell’attualità, in cui affronta varie tematiche psicologiche e interpreta, secondo l’ottica freudiana, vari eventi e personaggi della vita, della quotidianità e della cronaca. Il linguaggio è lineare e chiaro, accessibile a tutti, e l’autore dimostra di possedere a semplicità tipica delle grandi menti e la leggerezza di chi è in grado di saper usare toni brillanti ed estrosi trattando argomenti non facili. Tre anni più tardi viene nominato professore ad honorem dalla Royal Society of Medicine. Dal tempo del suo soggiorno in India, Emilio Servadio, che pratica quotidianamente la meditazione, ritiene, come aveva suggerito Aldous Huxley, che meditare è come tornare a casa, intendendo con ciò che tale pratica favorisce il contatto con la nostra vera realtà. Con Huxley (1894-1963) ha diverse affinità: entrambi hanno un interesse per il progresso scientifico, si sono recati in India, hanno fatto esperimenti con le sostanze psichedeliche. Notevoli sono infatti gli studi e le sperimentazioni che Emilio Servadio compie circa le sostanze stupefacenti, specialmente riguardo agli allucinogeni (18). Per comprendere meglio gli stati psicotici sperimenta su se stesso, con l’assistenza di un medico, gli effetti dell’LSD e controlla l’esperienza di alcuni suoi allievi. Così racconta la propria esperienza: “Ho sperimentato su di me, sotto controllo, gli effetti dell’LSD e anche della psilocibina, una sostanza attiva dei funghi allucinogeni americani. Ho trascorso ore di memorabile subbuglio psicologico. Oggi, quando un paziente mi parla di depersonalizzazione, di nevrosi di abbandono o fantasie persecutorie, so quel che vuol dire” (19). Mentre supervisiona l’esperienza di alcuni suoi pazienti alla fine del trattamento analitico, quando hanno ormai assimilato certi dati, riscontra che essi si sono veramente impadroniti della loro verità dopo una modesta somministrazione di LSD. Il caso che desta più scalpore è quello di Federico Fellini, che si rivolge a lui. Emilio Servadio tenta invano di aiutarlo con le sue competenze psicoanalitiche ma riesce a far comprendere al regista i suoi fantasmi interni solo attraverso una blanda dose di LSD (20), cosicché Giulietta degli spiriti (1965) rappresenta l’addio di Fellini allo spiritismo, grazie ad una maggiore consapevolezza del proprio mondo interiore.
La sete di conoscenza che già in passato l’aveva indotto allo studio delle tradizioni orientali, spinse Emilio Servadio nel 1964 a voler far parte della Massoneria. Entrò così nel Grande Oriente d’Italia e segnatamente nella Loggia “Propaganda” 2 di Roma, assai prima che si cominciasse a parlare, a ragione o a torto, di “piduisti” come di sovversivi e di Loggia “P2” come di Loggia “coperta”, cioè segreta e con fini di rovesciamento dell’assetto politico-istituzionale dello stato.
Per la verità, la Loggia Propaganda era stata istituita sin dal 1877, raccogliendo al suo interno deputati, senatori, banchieri e personalità di prestigio del neonato Regno d’Italia. Dopo che le leggi fasciste abolirono la libertà di stampa e di associazione, posero al bando la Massoneria con una violenta campagna di stampa e con lo squadrismo che portò all’occupazione e alla devastazione di Templi, a persecuzioni, torture e uccisioni di parecchi Massoni, il Gran Maestro Domizio Torrigiani, in seguito arrestato e condannato al confino, fu costretto a sciogliere la Loggia Propaganda. La caduta del fascismo e la liberazione sancirono la rinascita della Loggia, sotto l’influenza della massoneria americana e col nome di “Propaganda 2”, per ragioni di numerazione delle logge italiane, “P2”, appunto.
Due anni dopo esserne entrato a far parte, Emilio Servadio ha già abbandonato (il 16/12/1966) la Loggia “P2” per essere affiliato alla R.L. “Hermes” N. 594 all’Oriente di Roma. Tre anni dopo, consentendo il Grande Oriente la doppia appartenenza, è affiliato anche alla Loggia “Monte Sion Har Tzion” N. 705 all’Oriente di Roma, dove ha modo di approfondire lo studio della tradizione ebraico-cabalistica. Cessato dalla doppia appartenenza dal 14 Novembre del 1975, resta affiliato della R.L. “Hermes”, finché, con sentenza 18 Dicembre 1976 della Corte Centrale del Grande Oriente d’Italia, insieme ad altri fratelli è espulso dall’Ordine per futili motivi, tant’è che, con decreto del 21 Marzo 1980, è graziato e reintegrato nel proprio grado.
Negli anni ’90, infine, Emilio Servadio decide di ritirarsi dal suo impegno attivo in Massoneria e fa richiesta e ottiene di essere messo in sonno, espressione questa che in linguaggio iniziatico significa astenersi temporaneamente da ogni pratica massonica.
Nell’ottobre del 1968, nell’Aula Magna dell’Università di Trieste, si tiene un prestigioso Convegno Nazionale sul tema Psicoanalisi e cultura per onorare il dottor Weiss, presieduto da Emilio Servadio. Aperti i lavori, è lui stesso a presentare la relazione Edoardo Weiss e la psicoanalisi italiana.
Le competenze di Emilio Servadio abbracciano vari ambiti. Il suo interesse per la sessuologia, maturato in giovane età, diventa manifesto negli anni Settanta e la sua speculazione lo porta ad affermarsi anche in questo campo. Pubblica infatti nel 1970 L’educazione sessuale (21), nel 1972 Psiche e sessualità (22) e nel 1979 Sesso e Psiche (23). Scrive articoli sull’argomento su vari giornali e riviste, sia nazionali che stranieri (come suo solito, stesi correntemente in inglese, tedesco, francese e spagnolo), che lo rendono popolare a livello internazionale. E’ un anticipatore nel sostenere l’utilità e la necessità dell’educazione sessuale nelle scuole; parla esplicitamente di omosessualità, non riconducendola necessariamente alla psicopatologia; si occupa della sessualità femminile contrapponendosi a quanto teorizzato da Freud.
Negli anni ’70 la Società Psicoanalitica Italiana è ormai composta da tre istituti: l’Istituto Romano di Psicoanalisi, Il Centro Psicoanalitico di Roma e l’Istituto Milanese di Psicoanalisi. Nel 1974 si avverte l’esigenza di modificare il vecchio Statuto e Regolamento per formularne uno nuovo. Il numero degli psicoanalisti italiani è aumentato progressivamente ed Emilio Servadio, mentre continua la sua attività di analista didatta e di supervisore, vede con soddisfazione tanti suoi allievi diventare analisti didatti e raggiungere ruoli di spicco all’interno della Società Psicoanalitica Italiana. In Passi sulla via iniziatica, pubblicato nel 1977, il Maestro manifesta la sua profonda conoscenza nei diversi ambiti esoterici e nella Prefazione al testo anticipa di voler dimostrare, se ciò gli sarà possibile, come, malgrado tutto, si possano operare distinzioni nette fra scienza profana e scienza sacra. Le lunghe esperienze vissute in Oriente e in Occidente lo hanno convinto dell’esistenza di piani dell’essere che nessuno strumento scientifico può far attingere o manifestare, i quali possono – anzi debbono – esser posti sotto l’insegna del sacro o, se si preferisce, del metafisico. Nel 1982, in occasione del cinquantenario della Società Psicoanalitica Italiana, Emilio Servadio e Musatti sono nominati presidenti onorari della SPI. Nello stesso anno il Capo dello Stato nomina Emilio Servadio Grande Ufficiale dell’Ordine “Al merito della Repubblica Italiana”.
Sollecitato da amici e conoscenti, nel 1984, dopo una pausa di cinquantacinque anni e ad una venerabile età, l’ottantenne Emilio Servadio (che nel frattempo non ha abbandonato i propri interessi per la letteratura e la poesia) pubblica il secondo libro di versi, Poesie d’amore e di pena, che gli frutterà, nello stesso anno, il Premio Donatello e la nomina quale “Accademico di Merito” dall’Accademia il Setaccio (24). Stimolato da tale successo, pubblica nel 1988 Poesie del sogno e dell’estasi (25), nel 1989 Poesie del cuore e del cielo (26), opere riconosciute con diversi premi, tra cui il Diploma d’onore al Premio Montesacro (28 maggio 1989). La sua produzione prosegue nel 1991 con Poesie dell’aria e del fuoco (27), nel 1993 con Poesie della spada e della rosa (28) e, ormai novantenne con Poesie del vento e della luce (29).
Costituita nel 1992, con un piccolo gruppo di colleghi, l’Associazione Italiana di Psicoanalisi (A.l.PSl.), riconosciuta dal Consiglio Esecutivo dell’Associazione Psicoanalitica lnternazionale, Emilio Servadio riceve ad Amsterdam (9 agosto 1994), dalla Parapsychological Association, l’organizzazione mondiale più autorevole nel settore, il Career Achievement Award, massimo riconoscimento attribuibile ad uno studioso di parapsicologia, il primo italiano a riceverlo, nonchè il settimo al mondo, insieme a Jule Eisenbud, suo illustre collega.
Nell’estate del 1994, a causa di un’infezione intestinale, Emilio Servadio si ammala e muore a novant’anni, di notte, in una clinica romana, durante i primi minuti del 18 gennaio 1995.
Biancamaria Puma
NOTE
(1) Emilio Servadio, Licheni, Torino, Fratelli Ribet, 1929.
(
2) Emilio Servadio, Passi della memoria, in I padri della psicoanalisi in Italia (documentario/intervista realizzato dall’Istituto Luce di Roma negli anni ’80).
(3) Emilio Servadio, al ritorno in Italia dall’India, non incontrò mai più Evola ma pur non potendo condividere le sue idee razziste, non rinnegò mai la sua stima per Evola in quanto grosso orientalista.
4) Le riviste Ur e Kur sono state in seguito ripubblicate in tre volumi dalle Edizioni Mediterranee di Roma col titolo Introduzione alla magia.
(5) Emilio Servadio, La ricerca psichica, Roma, Cremonese, 1930.
(6) Weiss aveva fatto l’analisi con un allievo diretto di Freud, Federn, ed era già dal 1913 membro della Società Psicoanalitica viennese e dell’Associazione Psicoanalitica Internazionale.
(7) Un tentativo di fondare una società psicoanalitica italiana era già stato fatto nel 1925 da parte del neuropsichiatra, Marco Levi Bianchini che lavorava all’ospedale di Nocera Inferiore. Ma non avendo avuto nessuna analisi didattica, il suo tentativo rimase solo sulla carta.
(8) Sulla rivista di Benedetto Croce, “La critica“, Guido De Ruggiero arrivò addirittura a scrivere che la psicoanalisi gli dava la nausea!
(9) Durante questo congresso fu radiato dall’Associazione Psicanalitica Internazionale Wilhelm Reich non per motivi dottrinali e scientifici ma perchè aveva affermato che la psicoanalisi o era comunista o non avrebbe avuto ragione d’essere.
(10) Emilio Servadio, Psychoanalyse und Telepatie, in “Imago”,n° 4, 1935.
(11) Emilio Servadio, Parapsicologia e trascendenza (6a Giornata Parapsicologica Bolognese, 1-2/10/1988).
(12) Emilio Servadio, Psicoanalisi e pensiero orientale, in Sofferenza e guarigione, Assisi, Cittadella, 1993.
(13) L’epistolario tra Bose e Freud è conservato nei Sigmund Freud Archives a New York.
(14) La rivista cessò nel 1947 quando Flescher si trasferì negli Stati Uniti.
(15) Negli anni a venire, sia Emilio Servadio che Eisenbud, entrambi illustri psicoanalisti, saranno impegnati in una costante ricerca nel campo della parapsicologia tanto da ricevere tutti e due il Career Achievement Award, il prestigioso premio che la Parapsychological Association conferisce a coloro che si sono distinti contribuendo allo sviluppo della parapsicologia.
(16) Emilio Servadio – Carlo Bo, La psicoanalisi-Il Surrealismo,Torino, Edizioni Radio Italiana, 1953.
(17) Emilio Servadio, Il sogno, Milano, Garzanti, 1955.
(18) Emilio Servadio, La verità sull’LSD, in “Rassegna Italiana di Ricerca Psichica”, n° 1-2, 1967.
(19) F. Pansa, Viaggio intorno ai sogni, Milano, Camunia, 1993,p. 131.
(20) G. Errera, Emilio Servadio dall’ipnosi alla psicanalisi, Firenze, Nardini, 1990.
(21) Emilio Servadio, L’educazione sessuale, Napoli, Guida,1970.
(22) Emilio Servadio, Psiche e sessualità, Roma, Astrolabio,1972.
(23) Emilio Servadio, Sesso e Psiche, Milano, Armenia, 1979.
(24) Montecatini Terme, 1/12/1984.
(25) Emilio Servadio, Poesie del sogno e dell’estasi, Firenze, Nardini, 1988.
(26) Emilio Servadio, Poesie del cuore e del cielo, Firenze, Nardini 1989.
(27) Emilio Servadio, Poesie dell’aria e del fuoco, Firenze, Nardini, 1991.
(28) Emilio Servadio, Poesie della spada e della rosa, Firenze,Nardini, 1993.
(29) Emilio Servadio, Poesie del vento e della luce, Firenze, Il Fauno, 1994.
Vedi anche·la voce Emilio Servadio sul·Dizionario degli Italiani Treccani – volume 92: www.treccani.it/enciclopedia/emilio-servadio_(Dizionario-Biografico).
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