Contributo italiano al dibattito sul rapporto del Dr. Bouvet
Rivista di Psicoanalisi n. 2 – 1960
Intervento del Prof. Emilio Servadio
Non ho intenzione di discutere questo o quel punto particolare delle interessanti relazioni del Dott. BOUVET o del Prof. PERROTTI. Vorrei semplicemente richiamare la vostra attenzione su tre punti, o argomenti, che a mio avviso non sono stati presi sufficientemente in considerazione nel corso delle nostre esposizioni o discussioni.
1. La prima questione è quella di certi casi che vorrei chiamare “estremi” di depersonalizzazione, e cioè i fenomeni di personalità “doppia” o “multipla”. Si tratta di casi molto rari, ma che hanno dato luogo a studi assai importanti – da quello di “Félida” del Dott. HENRI AZAM, o quello di “Sally Beauchamp” descritto da MORTON PRINCE, fino ai casi più recenti di “Eva dai tre volti” trattato dai Dottori THIGPEN e CLECKLEY, o a quello riferito da un analista freudiano, il Dott. JULES MASSERMAN, nei suoi Principles of Dynamic Psychiatry. Questi casi presentano problemi assai complessi, e hanno probabilmente a che fare con singolari possibilità di “destrutturazione” periodica e longitudinale dell’Io, e con raggruppamenti di elementi contraddittori della personalità totale intorno ad aspetti assai discordanti dell’Io stesso. So bene che taluni di questi casi sono stati studiati da punti di vista ben diversi da quelli che ci sono più familiari: ma trovo che questa è una ragione di più per riesaminarli alla luce dei nostri criteri. A mio avviso, uno studio approfondito, dal punto di vista psicoanalitico, dei casi accertati di personalità multiple – e tanto più se qualcuno di noi avesse la fortuna di occuparsene direttamente – potrebbe far progredire non poco le nostre conoscenze e le nostre teorie sulla depersonalizzazione.
2. Un secondo argomento – sul quale sarò brevissimo – è costituito da quei fenomeni che certi Autori anglo-americani denominano “out of the body experiences”. Si tratta di persone che affermano di aver avuto (beninteso al di fuori dell’esperienza onirica) una o più volte l’impressione di essere “distaccati” dal loro corpo, ed anche di aver visto il proprio corpo disteso e immobile sul letto, o sul divano, mentre il loro Io cosciente ne era separato. Essi avevano pertanto l’impressione di potersi “muovere” a volontà nell’ambiente, ed anche di poterne uscire…. Secondo vari Autori che hanno raccolto simili strani racconti, i soggetti avrebbero parecchie volte riferito, dopo la fine di simili avventure, particolari veridici che non avrebbero sicuramente potuto apprendere se fossero stati semplicemente addormentati. Tra questi Autori, vi sono studiosi la cui buona fede e il cui livello scientifico non possono esser posti in dubbio: per esempio, il Prof. HORNELL HART, che negli Stati Uniti ha studiato per diversi anni questo curioso aspetto della depersonalizzazione.
3. Il terzo punto è senza dubbio il più importante. Da parecchi anni ormai, numerosi psicologi e psichiatri, ma anche psicoanalisti come KUBIE, ABRAMSON a MARGOLIN, hanno sperimentato con droghe quali la mescalina o l’LSD 25, le quali producono stati che sono stati chiamati “psicotomimetici” o “psicodelici”. L’azione di queste droghe non è tossica, e può essere: a) assai bene descritta da coloro che si sottopongono all’esperienza; b) controllata nei suoi particolari via via che si svolge l’esperimento; c) rapidamente neutralizzata mediante somministrazione di altre sostanze, come p. es. la cloropromazina. Queste doghe, e soprattutto l’LSD 25, possono provocare vere e proprie depersonalizzazioni artificiali, le quali in tal modo, e come ho indicato, possono essere minuziosamente descritte, e studiate in ogni loro momento od aspetto. Mi sembra evidente che degli psicoanalisti, o degli psicologi analiticamente orientali, avrebbero grande interesse a sperimentare anche su se stessi, con tutte le facilitazioni e i controlli di cui potrebbero disporre, ciò che realmente si prova durante una depersonalizzazione. Io ho in questo momento in corso un progetto di ricerche già abbastanza avanzato, ma prima di affrontarne il lato propriamente sperimentale, intendo prendere io stesso, e più volte se necessario, le droghe che serviranno alle mie esperienze, e in particolar modo l’LSD 25 e le psilocibina. Spero che quando avremo nuovamente l’occasione d’incontrarci potrò parlarvi in base a tali esperienze personali e dirette, ed anche di osservazioni psicoanalitiche fatte per così dire in vitro – su me stesso e su altri: il che, a mio parere, è sempre preferibile a particolareggiate discussioni su ciò che non si conosce se non in base a osservazioni dal di fuori fatte su altri, o a ciò che riferiscono libri od articoli. D’altronde, non ho bisogno di ricordarvi che la letteratura su questi problemi è già sterminata, e che si tratta semplicemente di non ignorarla, e di trarne ciò che può servirci. Chiuderò citando un’autorità mondiale in psicofarmacologia, il Prof. ERNST ROTHLIN, che in una recentissima pubblicazione ha scritto che le nuove sostanze psicoterapiche “ci danno la possibilità di creare stati ‘psicotici’ e di analizzarli”.