Le donne nello spazio, supereranno gli uomini
La personalità femminile bene allenata potrebbe affrontare le incognite dei viaggi cosmici con successo anche superiore a quello degli uomini per la sua più robusta struttura organica
Un’interessante ipotesi scientifica per l’astronautica
Il Tempo 1 settembre 1965
La recentissima impresa del Gemini permette di considerare abbastanza vicina l’epoca in cui una nave spaziale, contenente persone a bordo, partirà dalla Terra con una «velocità di fuga» tale da sottrarla all’attrazione terrestre, e con apparecchiature adatte a permetterle il viaggio alla volta di altri corpi celesti (Luna, Marte ed oltre).
Mentre fisiologi e psicologi studiano più da presso le ripercussioni che i «circuiti spaziali» sin qui compiuti hanno avuto su Cooper e Conrad, è opportuno riproporsi il problema dei veri e proprii viaggi interplanetari, ossia di quelle vicende che impegneranno i cosmonauti non già per alcuni giorni in voli orbitali intorno alla Terra, bensì in navigazioni spaziali anche di varie settimane o di molti mesi. Non occorre troppa immaginazione per prospettarsi alcune caratteristiche di quelle prolungate «cadute libere», durante le quali gli astronauti saranno sottoposti a sollecitazioni d’ordine assai più psicologico che non fisiologico. Dato ed ammesso che fisicamente e fisiologicamente tali viaggi spaziali siano sostenibili, è infatti evidente che gli interrogativi riguardano soprattutto le possibili reazioni psicologiche dei protagonisti. Come si comporterà chi dovrà semplicemente attendere, nello sgranarsi monotono dei giorni o dei mesi, che l’abitacolo in cui è rinchiuso giunga finalmente al termine della sua prefissata, incredibilmente lunga traiettoria?
Prima ancora che un uomo s’involasse entro una capsula spaziale, chi scrive si pose il problema delle reazioni della personalità umana in tali situazioni. Esprimemmo allora il parere che le reazioni in questione avrebbero investito non soltanto i livelli del «funzionamento neuro-psichico» in senso ristretto, ma anche quelli più profondi della psiche, ridestando emozioni, fantasie e fors’anche apprensioni primordiali. Non sappiamo sino a che punto gli eroi del Gemini siano stati preliminarmente «esplorati» in tal senso: ma il problema verrà indubbiamente alla ribalta non appena l’astronautica avrà fatto un altro balzo in avanti, e i primi esseri umani partiranno per viaggi interplanetarii di lunga durata.
Come saranno scelti questi esseri? Ancora una volta, vorremmo arrischiare qualche anticipazione su quel che verrà. A noi sembra evidente che una delle loro doti «di fondo» dovrà essere una possibilità estesissima di rilassarsi psicologicamente, e di «aspettare»: una possibilità che contrasta non poco con le qualità ultra-dinamiche ed energetiche di cui fanno di solito ostentazione gli «eroi spaziali» dei fumetti!
A tale riguardo, non possiamo esimerci dal pensare che una personalità femminile bene allenata potrebbe affrontare simili prove con probabilità di successo non inferiori, e forse superiori, a quelle dell’uomo. Nel giugno 1963, in occasione dell’impresa di Valentina Tereshkova, indicammo in queste colonne quelle che a nostro avviso erano le grandi possibilità astronautiche della donna. Basterà qui ricordare che, biologicamente, l’organismo femminile presenta vari punti di superiorità rispetto all’uomo: prova ne sia che mentre in tutto il mondo nascono, di regola, più maschi che femmine, è universale il fatto che nel primo anno di vita la mortalità dei maschi è assai superiore; che la donna è esente da molte malattie ereditarie di cui l’uomo è vittima; e che il tempo di guarigione della donna malata è più breve, a parità di circostanze, di quello dell’uomo.
Al livello neuropsichico, la donna reagisce benissimo in tutti i compiti che richiedono percezione dei particolari, e un frequente spostarsi dell’attenzione da un oggetto all’altro. E per quanto riguarda eventuali situazioni traumatiche, l’ultima guerra mondiale ha dimostrato che le donne, durante i bombardamenti e gli assedii, manifestavano un’assai minor cedibilità neuropsichica.
Alcune caratteristiche ancor più essenziali della personalità femminile ci fanno ulteriormente ritenere che i veri e propri voli spaziali potrebbero essere affrontati dalle donne con un certo vantaggio rispetto ai loro colleghi di sesso maschile. I motivi che c’inducono a pensare in tal senso sono i seguenti.
L’uomo, per sua natura, è intraprendente, attivo, centrifugo. A tali suoi tratti, che per certi rispetti e per determinati fini appaiono preziosi, corrispondono peggiorativamente, in alcuni casi, l’impazienza, la troppa aggressività, la vivacità in eccesso, lo slancio impulsivo e inopportuno. Le caratteristiche in questione fanno sì che l’uomo, sul piano dell’azione, sia da preferirsi alla donna in tutto ciò che è decisione audace, esplorazione intrepida, movimento in avanti. E’ difficile pensare che uno Stanley, un Amundsen, un Hillary, un Piccard potessero essere donne, così come non poteva non essere un uomo colui che per primo si sottrasse all’attrazione terrestre, o colui che recentemente osò uscire da una capsula spaziale, e librarsi nel cosmo.
Parimenti la donna è, per sua natura, conservativa, costante, centripeta. Può essere altrettanto statica e capace di resistenza passiva quanto l’uomo può manifestarsi mobile, impaziente ed attivo. Il suo – destino biologico, anche se puramente virtuale, le impone di «saper attendere»: e che – altro sono i mesi della gravidanza, se non una consapevole, vigile attesa?
In tal senso – e sia detto in loro pieno favore – Cooper e Conrad hanno mostrato, sul piano psicologico, un altissimo grado d’integrazione e di compensazione fra qualità «maschili» e qualità «femminili». All’ardimento e alla prontezza hanno fatto riscontro, in loro, la riflessività e la pacatezza, le ampie possibilità di «abbandono psicologico» controllato, la evidente, calma fiducia negli eventi.
Queste, le riflessioni e le anticipazioni che ci ha ispirato l’aspetto più impressionante dell’impresa del «Gemini», la sua durata: una durata, peraltro, che dovrà essere moltiplicata molte volte nelle prossime «avventure cosmiche».
Emilio Servadio