La Fiera Letteraria 30/09/1928
Per chi si proponga di rivolgere la propria attenzione sui fenomeni volgarmente detti « soprannaturali », allo scopo di accertarne l’esistenza e precisarne le modalità, due soli atteggiamenti sono possibili e diametralmente diversi: o considerar questi fenomeni come manifestazioni provvisoriamente inconciliabili col sapere scientifico classificato, ma tali da potervi prima poi rientrare; oppure come sintomi di una realtà metafisica diversa dalla realtà empirica, e quindi come semplici esponenti di un problema di autosuperamento verso quella realtà più reale e più vasta.
Il primo atteggiamento è assunto dalla Metapsichica e dagli studi psichici o parapsicologici – il secondo è proprio all’Occultismo e alle Scienze esoteriche.
Tali atteggiamenti, diciamo, sono antagonistici, ed ognuno che conosca anche superficialmente i presupposti teoretici dei due indirizzi che abbiamo ricordato, sa bene come i psichicisti, i quali rivendicano alla Metapsichica il titolo di scienza, e si affannano a farla rientrare nei quadri delle discipline accademiche, non vedano di buon occhio gli occultisti, che accusano di superstizione, se non addirittura di imbroglio. Questi ultimi, per contro, proclamano che gli « scientisti » del psichismo si perdono a classificare manifestazioni inferiori di un sistema diverso da loro non controllato, non vedendo come l’unico mezzo per « capirle » sia il mettersi in grado di « provocarle » (quelle od altre) a volontà, in modo da creare l’oggetto della propria scienza, e padroneggiarlo invece d’esserne padroneggiati.
Al momento attuale la divisione dei campi è netta più che mai, e le due parti insistono sulle loro posizioni, cercando anzi di consolidarvisi con sempre nuovi argomenti: per limitarci all’Italia, vediamo da un lato parecchi scienziati assai noti (il Bottazzi, il Morselli, il Bozzano, il Mackenzie), una « Società di Studi psichici » più o meno attiva, la rivista « Luce e Ombra » diretta dal Marzorati – dall’altra piccoli gruppi di occultisti, tra i quali è lecito distinguere i teosofi, gli antroposofi Steineriani, i Kremmerziani e più noto ed importante, il gruppo che fa capo alla rivista « UR », diretta dall’Evola. All’estero sussiste un’uguale divisione e un identico antagonismo.
Interessante però è l’evoluzione (che desideriamo porre in luce, perchè ci sembra che nessuno l’abbia fatto sinora) dei due indirizzi, verso quei campi più generali ed indeterminati che ne costituiscono gli sfondi reciproci: cioè la Scienza e la Filosofia. Evoluzione che secondo noi rappresenta un tentativo d’integrarsi e di giustificarsi in sedi che sinora avevano escluso qualsiasi rapporto con l’uno o con l’altro. Su queste punto converrà soffermarci con maggior precisione.
La Metapsichica, abbiamo detto, vuol essere una scienza: chiunque, agli albori di questo singolare indirizzo di studi, avesse osato introdurre nella ricerca, o dedurne conclusioni meno che rigorosamente proprie al terreno sperimentale, sarebbe stato accusato di apriorismo e di mancata osservanza dei patti: i quali ingiungevano ai ricercatori di dimenticare le proprie interpretazioni personali per incontrarsi sul campo neutro della pura indagine positiva. Ora, specialmente negli ultimi anni, si è potuta invece osservare una sempre maggior tendenza a trarre illazioni o addirittura a costruire sistemi in base alle osservazioni fatte: citiamo il Bozzano, che addita regolarmente l’ipotesi spiritica quale necessaria conclusione delle sue ricerche monografiche; in Francia il Sudre, che prospetta audacemente ipotesi quali «l’eterno presente», e le integra con le moderne vedute sulla vexata quaestio della quarta dimensione. Pare insomma che la Metapsichica senta l’angustia dei limiti autoimpostisi, e tenti di risalire, dai fenomeni sperimentali osservati, ad una « Weltanschauung » più o meno originale. Per adesso, a dir vero, non c’è riuscita, e dobbiamo anzi dichiarare che le velleità filosofiche dei metapsichisti alienano a questi le simpatie degli scienziati puri, e non interessano minimamente i filosofi.
Più importante e sintomatico è invece movimento al senso inverso, che avviene in seno all’Occultismo, e la cui iniziativa deve farsi risalire al Reghini ed all’Evola in modo particolare: la tendenza cioè a « positivizzare » gli studi occultistici, ma non nel senso d’interpretare le tradizioni esoteriche da un punto di vista razionalistico, negandone sostanzialmente il valore trascendentale, bensì in quello di metter da parte, pur restando nella linea della più pura tradizione, tutto quel che di misterioso e di impreciso si venuto addensando interno agli insegnementi iniziatici, in modo da affrontare problema di fronte, freddamente, a costo andar contro alla morale e ai pregiudizi cl più. Scartando risolutamente tutto quel che non rientra nel quadro di – una precisa « scienza dell’Io », mettendo cioè al bando il sentimento, lo « sperare », il « credere » e quanto non concorre all’unico scopo finale questi neo-magisti battono il sentiero opposto a quello della Metapsichica: vanno verso una « scienza » esoterica, abbandonando (o, se si vuole, trascendendo) la filosofia. A questo orientamento, s’intende, irridono i metapsichisti o la « Scienza » in genere. I filosofi osservano curiosamente, e certuni anche benevolmente; più forse per merito degli uomini di primo ordine impegnati che per una vera e propria simpatia vere la posizione assunta.
Tale è la situazione degli studi sul « soprannaturale ». Occorrerebbe probabilmente qualche volume per esporre con una certa larghezza quali risultati, anche provvisori, essi abbiano raggiunto. Limitiamoci a ricordarli sommariamente, per trarre infine le conclusioni sull’avvenire di questi studi che ci sembra lecito inferire al momento presente.
Che cosa hanno ottenuto gli indirizzi che per brevità chiameremo «metapsichici», in circa mezzo secolo d’indagine? Una maggior chiarezza di vocabolario; classificazioni più esatte di alcuni ordini di fenomeni; l’accertamento di parecchi di questi, che parevano dover sfuggire in eterno all’osservazione rigorosa. Niente, altro, poiché le ipotesi interpretative, abbiamo detto, non hanno fatto un passo innanzi; e dato che il ripetersi indefinito degli stessi fenomeni non è tale da giustificare da solo un interesse scientifico, è lecito riaffermare qui ciò che più volte abbiamo già scritto: la Metapsichica è in crisi; l’indirizzo scientificistico non può darci più nulla; qualsiasi « interpretazione » o « supposizione » urterà sempre contro la barriera dell’inconoscibile, di ciò che i sensi empirici, per quanto potenziati e coadiuvati dagli apparecchi, non sono in grado di afferrare. E se conviene, allo studioso specialista, non ignorare quel che i volenterosi seguitano a compiere, ciò è soltanto per non doversi rimproverare di aver trascurato la conoscenza di elementi, che porteranno comunque un contributo alle sintesi future.
Meno facile, ma secondo noi necessariamente più favorevole, è il giudizio sull’opera di chi segue l’opposto sentiero; meno facile, diciamo, anzitutto perchè in quest’altro campo non si può fissare alcun limite preciso di compiti e di competenze: l’atteggiamento occultistico di fronte al Reale è vecchio quanto gli uomini, e solo molto di recente, come abbiamo accennato, ha cominciato a liberarsi dalle nebbie fittissime del sottinteso e del simbolo, per non dire da quelle dell’errore e della mistificazione. Inutile quindi, a parer nostro, riferirsi senz’altro alle età antiche o medievali; inutile cercar di formulare un’opinione sintetica sull’opera di vari Eliphas Lévi, Stanislas de Guaita, Papus ed altri intorbidatori di acque. Anche i teosofi, e i vari gruppi o gruppetti che direttamente o meno si riconducono alla teosofia, non possono aspettarsi che vengano loro riconosciuti se non dei meriti di proselitismo: non certo di chiarificazione, in queste materie; partendo essi da una quantità di presupposti tale, da compromettere irrimediabilmente qualsiasi loro pretesa alla freddezza ed alla serenità della ricerca. Assai più importanti, invece, quei tentativi di uomini o di gruppi spogli di pregiudizi, i quali mirano, o a preparare quanto più è possibile la materia per gli studi venturi (citiamo, ad esempio, l’opera notevolissima del Woodroff e sopra un’intera serie di testi magici Indiani) oppure, sulla nuda base dell’ammissione d’una realtà metafisica conoscibile unicamente per via di autorealizzazione interiore, a opporre alla corruzione e al decadimento dello spirito in Occidente una una scala di valori assoluti cui riferirsi ed adeguarcsi.
Abbiamo ricordato il Reghini, e l’Evola; possiamo citare ancora il Guénon in Francia, ed alcuni gruppi riuniti intorno in riviste specialmente tedesche. Qui alcuni risultati sono sin d’ora perfettamente riconoscibili, e si riassumono in quell’opera di «déblayement» che era ed è necessaria, e senza della quale non si potrebbe se n e procedere in una selva d’incertezze e di ostacoli, come si è fatto sino a ieri.
Le nostre simpatie verso una direzione freddamente, severamente occultistica nel campo degli studi sul «soprannaturale» risultano abbastanza chiare, ci sembra, quanto precede. Con ciò non vogliamo negare qualsiasi funzione alla Metapsichica pure additandone le insufficienze. Quello che occorre, in sede pratica, è anzitutto attirare l’attenzione e l’interesse di molti, scienziati o non, verso le materie in questione; farne ammettere la validità, che parecchi ancora negano; orientare di conseguenza la loro visione della « scienza » in un senso un pò meno limitato; trarli di fronte ad esperimenti dalla riuscita pressochè certa (poiché l’attitudine mentale di moltissimi è ancora quella che non si può ammettere, date certe condizioni, il non prodursi di un determinato effetto). Eccetera. A tutto ciò serve egregiamente la Metapsichica e non serve invece affatto l’atteggiamento occultistico; il quale potrà essere assunto in un secondo tempo, dopo che questa funzione propedeutica sia stata compiuta. Altro non sapremmo concedere alla Metapsichica, ora come ora: da essa non ci aspettiamo alcuna soluzione dei massimi problemi, alcuna sistemazione « dal disopra » dei fenomeni extra-normali. Essa avrà dunque raggiunto il suo scopo ed esaurito insieme il suo compito il giorno in cui il « soprannaturale » non esisterà più per la semplice ragione che avremo convenientemente allargato quello che oggi il nostro concetto di « naturale ». Sarà quello il giorno della liberazione, del ritorno a una comprensione più intima della « natura »; e « sopra-naturale » sarà non il fenomeno, che oggi è esterno all’uomo, ma l’uomo stesso, il quale si troverà effettivamente sopra ad una « natura » padroneggiata e dipendente da lui.
Emilio Servadio