Enigmi della “voce diretta”
Luce e Ombra 1933
Sotto questo titolo il dr. Nandor Fodor (di cui si annunzia, tra parentesi, una vasta enciclopedia relativa alle ricerche psichiche) ha pubblicato alcune interessanti osservazioni nel fascicolo del 21 luglio della rivista « Light ». Già in altra occasione egli aveva formulato l’ipotesi che nelle sedute a «voce diretta » potessero occorrere delle interferenze di carattere telepatico, tali da permetter di attribuire certe comunicazioni a una fonte diversa da quella di individualità presenti nella sala e distinte dagli sperimentatori. In alcune esperienze con Mrs. Garrett, egli scrive ora, si rimane colpiti dal fatto che il e controllo» della medium, il sedicente Uvani, passa talora improvvisamente dalla prima alla terza persona, come se la medium, in simili casi, «ricevesse» le comunicazioni attraverso un altro apparato, diverso da quello immediatamente precedente. Analoghe osservazioni possono farsi, secondo l’Autore, a proposito di certe «voci dirette ». Si hanno delle fluttuazioni, egli scrive, e dei mutamenti di tono come se il conversante, disturbato per una ragione o per l’altra, cercasse di «mantenere il contatto» riempiendo la zona intermedia con frasi purchessia, quasi sempre banali e differentissime da quelle di poco prima: esattamente come accade in una conversazione normale, in cui talora si «divaga» e si pronunziano frasi vuote di senso allo scopo di «prender tempo » e di poter quindi riallacciare il discorso che una causa estrinseca ha bruscamente interrotto. Così in una seduta con Mrs. Perrimann il dr. Fodor sentì una e entità comunicante)) pronunciarsi in merito a un suo lavoro in corso, di cui molte pagine andavano rifatte. Avendo egli interloquito per ottenere conferma, e chiesto: «Quale lavoro»? il comunicante perse il filo e uscì in banalità quali: «Il lavoro che deve procedere, il grande lavoro », ecc. ecc.: frasi prive di un rapporto preciso con quanto era stato enunciato poc’anzi.
Il dr. Fodor, partendo dall’interpretazione spiritistica dei fenomeni di «voce diretta», e osservando che l’uomo può mantenere in efficienza il proprio meccanismo vocale anche in stati di minor coscienza o addirittura di incoscienza, avanza la supposizione che qualora l’« entità» comunicante non riesca a riprendere il «contatto e, la «comunicazione» proceda prendendo origine unicamente dall’inconscio. del medium. Ciò permetterebbe non solo di spiegare il «colorito» di certe comunicazioni, ma altresì il fatto che talora le «entità» comunicanti non sembrano ricordare certe dichiarazioni antecedenti. In casi consimili – che possono assumere aspetti diversissimi a seconda della mentalità del medium e delle circostanze della seduta – si è portati al sospetto, e a dar la colpa di quanto avviene o al medium o alle stesse « entità »: mentre si tratta di emergenze inerenti allo stesso meccanismo paranormale delle comunicazioni, e che solo un ulteriore approfondimento di tale complesso meccanismo potrà riuscire a rimuovere.