Federico Mistral e la ricerca psichica
Luce e Ombra 1930
Jules Gaillard ha pubblicato, nel numero di ottobre della «Revue Spirite», un affettuoso scritto intorno a un « fenomeno spiritico » narrato dal poeta di Mirella in una lettera, che vien riprodotta quasi per intero. Dopo aver ricordato l’opinione di alcuni scrittori (Barrès, Véran), o di intimi suoi, come la moglie, circa lo «spiritualismo» o l’« esoterismo » dell’opera de Mistral, il Gaillard senz’altro afferma: « Mistral était un psychiste. Il était… initié aux grandes véritès que la Science psychiste allait mettre en lumiere». E, come riprova, pubblica la lettera già citata, che qui traduciamo:
« Quando il primo esemplare del poema di Mirella, fresco di stampa, mi giunse da Avignone (1859), mi affrettai a consegnarlo nelle mani di mia madre. Quella brava donna lo aperse appena, poi lo chiuse bruscamente, portando una mano agli occhi.
– Che hai? le chiesi.
– Gli è che – ella rispose – aprendo il libro ho visto come una stella che mi ha abbagliato.
Povera vecchia! Col suo istinto divinatore, aveva avuto la visione di tutto ciò che è seguito allo sboccio dell’idillio per cui ella stessa mi aveva fornito il magico nome. Perchè soltanto da mia madre avevo sentito pronunziare il nome grazioso di Mirella… ».
Il Gaillard commenta questo episodio e sembra assai convinto del suo carattere metapsichico. Noi, pur apprezzandone la gentilezza, propria si può dire a tutto ciò che riguarda il Mistral, non siamo precisamente ditale parere, sembrandoci il fatto spiegabilissimo, presso un’anima sensibile ed ingenua, di fronte alla prima affermazione del figlio prediletto. Perchè cercare ad ogni costo il « sopranormale » quando gli « abbarbagliamenti » in seguito a un’emozione sono cosa notissima e pacifica?
Quanto al preteso « lato spiritualistico » od « esoterico » dell’opera Mistraliana, noi non abbiamo mai ricevuto una simile impressione, a meno che non si voglia riferirsi al contenuto altamente religioso e moralistico dei poemi, il che sarebbe dare un significato del tutto arbitrario alle parole. Abbiamo anche voluto consultare un altro articolo del Gaillard, pubblicato nel numero di agosto, 1926, della medesima « Revue Spinte », e intitolato « Le poète Frédèric Mistral et le Psychisme », per vedere da quali ulteriori argomenti l’Autore derivasse la sua così ferma convinzione. Essi sono, a parte le affermazioni generiche, che non contano, tre principalmente, ossia: 1) la riflessione del Mistral a proposito del suo cane, mentre questi faceva ruzzolare una pietra rotonda con un foro nel centro : « Eh, chissà se la condotta di questo cane non si spiega con la metempsicosi. Forse esso stato, in una vita anteriore, uno schiavo obbligato a far girare la mola »; 2) il poema Romaniu, della raccolta Les Iles d’ Or, in cui il poeta descrive la sua visita a un castello diroccato e la visione evocativa, improvvisa, di antichi fasti; 3) il poema La Communion des Saints in cui alcuni santi deliberano di condurre una pia fanciulla a una messa di mezzanotte, in un cimitero, alla presenza di Gesù Cristo. Il giorno successivo, la giovinetta racconta l’avventura parlandone come di un sogno.
Sembra veramente al Gaillard che da queste riflessioni o fantasie di poeta, come dal delicato episodio di amor materno anzi descritto, si possa dedurre che « Mistral était un psychiste »? A noi pare proprio di no, e crediamo anche che la cosa sia perfettamente indifferente di fronte alla bellezza e all’altezza spirituale dell’opera Mistraliana. La tendenza, propria a taluni troppo entusiasti cultori dei nostri studi, che consiste nel volere conferme ad ogni costo, dappertutto, presso uomini od eventi anche del tutto estranei alla Ricerca, è dannosa e da combattersi, perchè noli può se non screditare la serietà degli studi stessi. Ciò diciamo, s’intende, occasionalmente, e non per fare un carico al Gaillard del duplice amore che egli porta alla propria fede spiritista e alla memoria del suo illustre Amico.