Il caso Duncan
Luce e Ombra 1931
Una serie di curiose circostanze ci obbliga ad occuparci ex professo del « caso Duncan », che ha commosso per vario tempo gli ambienti spiritualistici di Londra, e che anche fuori della Gran Bretagna ha destato notevole scalpore.
Ecco i fatti:
La signora Victoria Helen Duncan, scozzese, trentaduenne, maritata l sig. Henry Duncan, presentò sin da bambina, a quanto afferma il marito, spiccate facoltà medianiche. Poi si « specializzò » in fenomeni di carattere fisico (ectoplasma, materializzazioni), presentati in luce abbastanza diffusa. Un medico scozzese sperimentò con la Duncan per vari mesi, e si convinse della genuinità delle manifestazioni.
Il sig. Henry Duncan, stipettaio di professione, abbandonò le sue occupazioni per dedicarsi allo sviluppo delle facoltà medianiche della moglie; egli assiste di solito alle sedute, facendo parte del «circolo».
Le sedute col concorso della sig.ra Duncan si svolgono col solito sistema del « gabinetto oscuro », ossia delle tende che separano una porzione della stanza, ove siede la medium, dal resto dell’ambiente. Ogni tanto le tende vengono aperte, e le manifestazioni possono venir contemplate e – all’occorrenza – fotografate.
I coniugi Duncan vennero a Londra ai primi del 1931, impegnati da un contratto con gli « spiritualisti » locali, in base al quale essi avrebbero dovuto tener due sedute alla settimana, per sei mesi, con facoltà di prolungare il contratto a diciotto mesi se necessario.
Lo « spirito-guida », o « controllo », della Duncan, è un tal «Albert Stewart» – o meglio, questi è il principale dei vari «controlli» che la medium riconosce come tali. « Albert » sarebbe stato uno scozzese emigrato in Australia e morto ivi nel 1909. Un «controllo» minore è quello di una bambina, « Peggy Hazeldine ».
Lasciamo ora la parola a Harry Price, direttore del National Laboratory of Psychical Research, il quale riferisce, nelle pagine seguenti, intorno alla parte avuta da lui e dal suo laboratorio in questo « caso »interessantissimo. Scrive il Price nella relazione a noi direttamente inviata:
Durante la prima visita dei Duncan a Londra io ebbi un colloquio con loro, dissi che il National Laboratory avrebbe desiderato, una volta terminati gli impegni ch’essi avevano con gli spiritualisti, di fare alcuni esperimenti scientifici col loro intervento. Nell’aprile 1931 il sig. D. mi scrisse per darmi un apuntamento e offrì ai membri del National Laboratory di tenere una seduta il 4 maggio. I D., benché avessero firmato un accordo con gli spiritualisti, non ne avevano ricevuto copia, e ne ignoravano perciò i termini precisi. Naturalmente, poi, nessuno del National Laboratory era a conoscenza dei tatti intervenuti tra i D. e gli spiritualisti, cosicché la seduta promessa fu tenuta, nelle debite forme, al National Laboratory, il 4 maggio, alla presenza di parecchi illustri partecipanti (fra i quali il prof. dott. William Me Dougall, membro della Società Reale). In questa prima seduta la medium indossò un suo proprio abito, accuratamente esaminato da tutti noi; essa non venne sottoposta a visita medica, ma, denudatasi, fu minuziosamente esaminala all’esterno. Nulla di sospetto fu dato osservare. La medium fu quindi condotta nel gabinetto ed in pochi secondi cadde apparentemente in profonda trance. Nei trenta secondi successivi le tende furono aperte e la medium comparve in piedi nel mezzo: dalla bocca e dalle narici le usciva la sostanza teleplasmica. La medium apparve poi ancora varie volte, e ogni volta il teleplasma assumeva una foggia differente, talora la forma di grembiule, talaltra quella di una coda; ora la sostanza avvolgeva la sedia della medium, ora sembrava avere una lunghezza di 9 piedi.
Due volte, durante la seduta, fui autorizzato a toccare il teleplasma, e lo sentii simile a un pezzo di tulle sottile. Lo distesi, e potei avvertire l’ordito e la trama della stoffa; quindi l’annusai: emanava un odore acido. Alla fine della seduta la medium fu di nuovo visitala esternamente, e non si trovò nulla di sospetto.
Tenemmo ancora altre sedute con i D., e nelle successive tre, il 14, il 21 e il 28 maggio, io insistetti per fotografare il fenomeno e presi tredici impressionanti fotografie, tutte stereoscopiche, in modo da avere un effetto tridimensionale. L’esame delle fotografie rivelò un fatto stupefacente, che cioè tutti i « veli », « grembiuli», «code » ecc. del teleplasma, di cui eravamo stati testimoni, erano fatti di tessuto incrociato (tulle). L’orlo terminale era perfettamente visibile, come erano visibili vari strappi, l’ordito e la trama della stoffa, pieghe nei punti dove il tessuto era stato gualcito con la mano, impronte sporche dove la medium aveva calcato sul tulle. Fatto ancor più straordinario: nelle nostre fotografie riscontrammo un guanto chirurgico di gomma (in tre fotografie) e due spilli di sicurezza che sembravano tener insieme il tessuto. Inoltre, in due altre fotografie, era visibile il ritratto d’una testa di fanciulla, come ritagliato da un giornale.
Nella seconda e quarta seduta la medium fu sottoposta a visita
medica: tutti gli orifizi del corpo furono esplorati per mezzo d’istrumenti. La esaminammo una volta con i raggi X, ma essendo essa molto grassa (pesa 238 libbre) nulla fu dato constatare.
Naturalmente appariva ora evidentissimo che tutte le «materializzazioni» erano fatte di tulle e di altri oggetti concreti, e che i fenomeni erano fraudolenti. Ma il problema consisteva nel sapere dove Mrs. D. nascondesse i singoli oggetti. Dopo il nostro severo esame medico della vagina, del retto, della gola ecc., non rimaneva che una sola ipotesi: quella che gli oggetti venissero dapprima ingenti e poi rigurgitati. Decidemmo allora di tenere ancora una seduta per poter avere una conferma della nostra supposizione.
La quinta seduta ebbe luogo il giugno, e stabilimmo di procedere a un controllo iniziale quanto più severo possibile. Due medici di un celebre ospedale londinese esaminarono insieme la medium col sussidio di molti istrumenti, ma nulla di sospetto venne trovato. Le si fece indossare il vestito da seduta di nostra proprietà, la si condusse nel gabinetto, e nello spazio di pochi secondi una lingua di teleplasma, lunga 12 pollici, le uscì dalla bocca. Ne fu tagliato un pezzo (essa ingerì il resto) e l’analisi dimostrò che non si trattava se non di carta comune consolidata con chiaro d’uovo (albume).
Lo smascheramento dei D. sollevò un enorme scalpore a Londra, in primo luogo perchè il caso era unico negli annali della Ricerca psichica e inoltre perchè per gli storici di fisiologia, biologia, psicologia e medicina esso presentava molti aspetti interessantissimi. Parecchi scienziati illustri presero parte agli esperimenti del National Laboratory, e fra questi il prof. William Mc Dougall, F. R. S., il doti. William Brown, F. R. C. P., il prof. D. F. Fraser-Harris, M. D., D. Sc., il professor dott. J. C. Flugel, il sig. William Bacon, B. Sc., F. I. C., F. C. S. ecc. ecc. Durante la nostra ricerca venne più o meno ammesso che la medium doveva possedere una tasca esofagea oppure uno pseudo – o secondo stomaco, ma in base all’osservazione del prof. Fraser-Harris questa anormalità non sarebbe affatto necessaria, essendo possibile con molta pratica ottenere una rigurgitazione anche dallo stomaco vero e proprio. Ho appreso recentemente il caso (ben noto nella storia della medicina) di una giovane maestra di scuola, la quale, consumato il pasto, poteva rigurgitarlo immediatamente « per la comicità della cosa ». Essa insegnò questa bravura persino ai suoi scolari. Se anche non è possibile, naturalmente, guadagnar molto esibendosi in queste rigurgitazioni di cibo, tuttavia il caso è interessante. La nostra incertezza era stata originala dal fatto che i raggi X non possono rivelare una stoffa leggera come il tulle.
Il Consiglio del N. L. P. R. desidera richiamare l’attenzione sul fallo che questa relazione si riferisce semplicemente a quanto accadde nel suo stesso laboratorio e sotto precise e determinate condizioni; essa quindi non considera quanto si afferma essere avvenuto altrove e in altre occasioni.
Uno strano aspetto delle manifestazioni di Mrs. D. è costituito dalle ferite e dalle scottature che essa presenta in varie parti del corpo. Noi rifiutiamo di considerare tali fatti come anormali. Un naso può essere punto e fatto sanguinare normalmente, normalmente può venir sfregata una faccia ed esser prodotto un dolore; uno stomaco può normalmente venir scottato, se così facendo si persegue un dato scopo. Tutti questi atti potevano essere prodotti dalla medium in modo perfettamente normale, e noi ci rifiutiamo perciò di accogliere una spiegazione che implichi una loro diversa origine.
Ciò mi porta a considerare la questione della trance. Un medium può forse entrare in una trance genuina, da sé prodotta. Considero questa ipotesi come molto dubbia, ma tuttavia la menziono. Se egli è realmente in trance durante le sedute, allora le epistassi, ecc. possono venir prodotte durante questo stato. Ma se anche il tulle viene reso manifesto durante la trance, sarà stato evidentemente preparato durante periodi di normalità. Ciò che complica la questione è il fatto che nessuno sembra sapere esattamente che cosa sia una trance medianica, o come questa possa venir accertata.
Nella nostra prima seduta pensammo subito che il teleplasma di « Albert » fosse un tessuto normale, perchè tale pareva al tatto, e nella forte luce diffusa, permessa in questi esperimenti, la sostanza rassomigliava ,effettivamente a della stoffa. Nella seconda seduta, quando ci fu permesso di fotografare il tulle, i nostri sospetti ebbero conferma. Non restava ormai altro che pendere quante più fotografie era possibile, e assicurarsi un pezzo di teleplasma. Il lettore sa già come ciò sia stato fatto con pieno successo.
Benché l’investigazione del « mistero medianico » Duncan si sia chiusa con nostra piena soddisfazione, tuttavia parecchi punti ci lasciano ancora perplessi. Primo: perchè questa gente sia venuta al National Laboratory e di piena e spontanea volontà; secondo: perchè ci abbiano permesso di prendere una serie di fotografie del tulle; terzo: perchè « Albert » ci abbia portato un frammento di chiara d’ uovo e di carta igienica dicendoci che era teleplasma. Inoltre, perché ci fu permesso di fotografare uno spillo di sicurezza e un guanto chirurgico di gomma? E perchè la medium non si peritò di girare attorno a noi, in piena luce, facendo strisciare un’estremità del teleplasma presso i nostri piedi? Siamo stati accusati di essere «troppo orgogliosi per cogliere direttamente in frode…», ma comunque la medium corse un gran pericolo, perchè la stoffa poteva impigliarsi da qualche parte ed essa trovarsi poi di nuovo nel gabinetto con un metro o due di tulle in meno. Tatto ciò rende molto perplessi.
È stata pubblicata una relazione completa delle nostre ricerche (1): essa contiene 44 illustrazioni dei « fenomeni », e comprende una serie di 13 fotografie stereoscopiche. Questa è un’innovazione nelle pubblicazioni inerenti alle ricerche psichiche. Il prof. William Mc Dougall, il dott. William Brown e il prof. B. F. Fraser-Harris hanno collaborato a tale relazione, esponendo le loro impressioni personali.
HARRY PRICE.
Direttore del National Laboratory of Psychical Research di Londra.
Seguendo a pochi giorni d’intervallo l’articolo del Price riportato più sopra, ci giunse anche la pubblicazione di cui si fa cenno in nota: pubblicazione che, naturalmente, conferma e sviluppa le tesi fondamentali dell’Autore.
Giova subito dire che il volume del Price si presenta in un modo assolutamente insolito nella letteratura metapsichica, tanta è la precisione delle analisi in esso contenute, la bellezza delle fotografie (27 tavole f. t., più 13 stereoscopiche in fondo al volume) e, last but not least, la perfetta cura tipografica dell’edizione. Poco potremmo dire al riguardo che già non sia stato esposto dall’Autore nelle pagine che precedono. E’ chiaro che, quanto ai « fenomeni », si è trattato di imitazioni, e alcune volte assai grossolane, come le fotografie stesse permettono di constatare; e quanto al meccanismo secondo cui il « tulle » o le altre sostanze apparivano, a malgrado delle minuziosissime visite effettuate prima e dopo le sedute, non si vede quale altra ipotesi possa essere opposta a quella del Price e dei suoi collaboratori (alcuni dei quali sono vere personalità nel campo scientifico). Poco c’interessano, quindi, le polemiche sorte prima e dopo questa pubblicazione, tra alcuni periodici che hanno tentato di difendere i Duncan e altri che hanno sostenuto la piena validità delle conclusioni del Price. Noi siamo tra questi ultimi, anche se dissentiamo su qualcuno dei procedimenti adoperati o se pensiamo che, fatto il più e impiegati persino i raggi X, si poteva andare sino in fondo e – sempre col consenso della medium – tentare un’esplorazione dello stomaco mediante la speciale pompa o con altro mezzo consentito dalla moderna attrezzatura medico-chirurgica. È invece veramente encomiabile il contegno tenuto in queste sedute dal Price e dagli altri sperimentatori, i quali, conformemente alla regola adottata dal N. L. P. R., hanno proceduto nelle indagini sempre sottoponendo all’approvazione della signora Duncan e del marito di lei quanto stavano per fare, non hanno provocato clamorosi «smascheramenti» nel corso delle sedute, e hanno semplicemente esposto alla fine, con tutto il rigore e tutta la documentazione possibile, i risultati delle loro esperienze: risultati dai quali l«imitazione» dei fenomeni appare chiarissima e inoppugnabile.
Giova inoltre avvertire che il Price dichiara esplicitamente come le sue conclusioni si riferiscano alle sole sedute che la medium tenne al N. L. P. R., non escludendo quindi affatto che la stessa signora Duncan, in altre circostanze, abbia potuto o possa produrre fenomeni genuini.
A questo proposito, anzi, siamo costretti a rispondere alquanto diffusamente a una nota piuttosto sgradevole, pubblicata nella «Revue Métapsychique» dal sig. Maurice Maire intorno a queste esperienze, e a ciò che di esse può interessare la nostra Rivista.
Occorre premettere che in appendice al volume del Price è stato quasi integralmente riprodotto l’articolo « Tentativo di analisi microscopica di una sostanza ritenuta teleplasma », che venne pubblicato primamente in « Luce e Ombra », nei numeri di maggio e giugno 1931. Tale articolo è preceduto dalle seguenti parole del Price, nelle quali si dichiara la provenienza della sostanza esaminata:
Nei primi giorni del 1931 un amico mi procurò un frammento di preteso « teleplasma », da lui ottenuto in una seduta con i Duncan. Mi chiese di esaminano, ed io mi occupai ben presto di studiarne l’istologia…
…Come il lettore ha potuto apprendere, il sig. Duncan dichiara che il teleplasma prodotto dalla moglie è di tre tipi, ossia: quello che noi (gli sperimentatori del N. L. P. R.) chiamiamo « tipo midollo di legno »…; il « tipo chiaro d’uovo.» e il « tipo mussola ». Quello che mi venne dato in esame era un frammento del « tipo chiaro d’uovo » …
Segue il noto articolo del Price, dalle parole « Il teleplasma era stato ottenuto… » (« Luce e Ombra », fasc. cit., p. 205) sino alle parole » …teorie circa l’origine e la formazione del teleplasma » (ibid., p. 259). Come si vede, nell’attuale redazione il Price ha omesso le poche parole d’ introduzione (senza importanza per ciò che qui c’interessa) e alcuni periodi della conclusione dell’articolo da noi pubblicato. Questi ultimi erano invece assai importanti ai nostri effetti, poiché: a) si riconosceva una similarità della sostanza esaminata col protoplasma, accentuando le ben note difficoltà di analisi di questo, e citando in proposito l’autorità del prof. Minchin e la sua asserzione circa l’estrema complessità delle nucleo-proteine che ne compongono press’a poco il 60%; b) si concludeva attribuendo ai tentativo la qualità di « uno studio che un giorno occuperà la mente dei nostri più illustri biologi e chimici ».
Ognuno ha presente, poi, l’estrema minuziosità e difficoltà dell’analisi compiuta dal Price ed esposta nella relazione in discorso.
Ecco ora quali sono le parole con le quali il Price chiude la nuova versione del suo articolo:
La massima parte di questo articolo fu scritta nel gennaio 1931, ma, dopo aver sperimentato con la signora Duncan, mi son divertito a produrre per mio conto del « teleplasma sintetico » albuminoide, del tipo Duncan. Ho adoperato, in proporzioni variabili, le seguenti sostanze: albume d’uovo fresco; cloruro ferrico; acido fosforico e orina conservata, resa consistente con gelatina Nelson; acido margarico caldo da olio d’oliva. Tali ingredienti vennero mescolati insieme e versati in un tubo piatto, specie di « forma » foggiata mediante una lamina di piombo. Le estremità vennero tappate con carta bagnata, e il tutto immerso in una casseruola d’acqua bollente e lasciato bollire per quindici minuti. Poscia il tubo venne tolto dalla casseruola e posto in acqua fredda. Rimossa, con cura la « forma » di piombo, ottenni una splendida striscia di « teleplasma », d’aspetto simile al frammento che avevo ricevuto. Saggiai il prodotto con acido nitrico, nitrato di mercurio contenente acido nitroso, acido solforico, potassa caustica, solfato di rame, ecc.: tutti questi reagenti rivelarono, con le loro particolari colorazioni, la presenza dell’albumina. Potei anche estrarre dei cristalli dalla massa, e, mediante ebollizione in acido solforico diluito, ricavai un acido grasso. In altre parole, trattai la mia specie di teleplasma proprio come avevo fatto con quello albuiminoide tipo Duncan, e ottenni risultati simili, se non del tutto identici.
E’ quindi naturalmente ben difficile, da parte nostra, considerare come un « fenomeno » la produzione di teleplasma sia del « tipo albuminoide » sia del « tipo midollo di legno », dato che simili prodotti possono essere tanto facilmente manifatturati mediante sostanze che è possibile trovare, per la maggior parte, in moltissime cucine. Tutte le strisce menzionate in quest’appendice possono vedersi al National Laboratory.
Come si vede, le ultime conclusioni del Price sono assai diverse da quelle a suo tempo pubblicate in «Luce e Ombra », e chi le confrontasse non potrebbe far a meno di concludere a sua volta che il Price ha preso (e, purtroppo, fatto prendere ad altri), un fenomenale « granchio a secco », una vera e propria madornale «cantonata».
Ma le cose non stanno invece, secondo noi, precisamente così.
Infatti, i casi sono tre: 1) o il Price con quel suo articolo ha voluto deliberatamente prendere in giro il prossimo; 2) o non ha capito nulla nella prima analisi; 3) o ha tratto conclusioni erronee dalla riprova da lui stesso compiuta.
Escludiamo senz’altro la prima ipotesi, sulla quale la ben nota serietà dello studioso inglese non ci permette neppure di soffermarci.
Escludiamo la seconda, poiché l’analisi del Price, da noi sottoposta a suo tempo a tecnici specializzati (potremmo farne i nomi) fu riconosciuta pressoché perfetta in tutti i suoi particolari.
Rimane la terza. Essa, a nostro modo di vedere, è legittima, e si fonda su questo semplice argomento, che poniamo in forma interrogativa: Che cosa autorizza il Price a concludere che la sostanza ecloplasmica o teleplasmica non debba comporsi di elementi o prodotli organici giá noti?
Non sappiamo che cosa il nostro illustre Amico potrebbe rispondere, quando alcuni esempi storici e tutta la scienza moderna concordemente hanno mostrato come molte sostanze dapprima ritenute estranee al nostro globo o al nostro organismo vi si siano poi generalmente ritrovate. Ognuno ha presente il caso classico dell’elio, che fu ritenuto dapprima elemento tipico della fotosfera solare, e poi fu riconosciuto come uno dei gas rari della nostra stessa atmosfera. E il fatto che una sostanza organica possa essere ricomposta sinteticamente, depone forse contro la possibilità che la stessa sostanza possa prodursi attraverso il normale comportamento degli organi e dei tessuti del corpo umano? Non dovremo certo ricordare al Price che dell’urea, tipico prodotto organico, può essere fatta la sintesi, e senza eccessive difficoltà.
Quanto al teleplasma, se si ammette che esso possa esser paragonabile a una sostanza organica indifferenziata (ipotesi del Geley), pronta ad assumere tutte le forme che un quid ancora misterioso, (pensiero subconscio del medium o degli astanti, volontà occulta o simili) può darle, è chiaro che tale sostanza conterrà gli elementi primordiali di cui si compongono le nostre cellule, e che sarebbe estremamente inverosimile pensare che debba contenerne altri, di cui sin qui la chimica non avrebbe avuto notizia.
Che certi elementi come l’albumina « si trovino in quasi tutte le cucine », che cosa significa? Gli elementi sono quelli che sono, e il cloruro di sodio che si trova in cucina non differisce certo da quello che viene adoperato nelle più difficili ipodermoclisi! Certo, sarebbe stato più comodo se il preteso « teleplasma » avesse contenuto sostanze introvabili in cucina, come polvere d’oro o labradorite, ma se non le contiene, né il Price né alcuno può farci nulla, né tanto meno valersi di questo argomento in senso negativo!
Ciò premesso noi consideriamo, in questo caso, tutte le ipotesi come legittime: che la Duncan abbia impiegato dei trucchi, appare certo; che abbia prodotto o possa produrre dei fenomeni autentici, è probabile; che il teleplasma esaminato dal Price fosse autentico, dopo quanto abbiamo detto, è possibile. Non è affatto provato, ad ogni modo, che non lo fosse, e gli argomenti del Price in proposito, con tutta la stima che abbiamo per il nostro egregio Collega, ci sembrano assai poco convincenti.
Ma non tutti la pensano così. Evidentemente soddisfatto che un altro medium sia stato « smascherato », il sig. Maurice Maire, nel numero di settembre-ottobre, 1931, della « Revue Métapsychique », dopo aver ricordato i punti salienti dello «smascheramento», cita l’introduzione con la quale la Direzione di « Luce e Ombra » presentava ai lettori l’articolo del Price, qualificandola di « entusiastica » (??), e riassume il detto articolo, lungo e minuziosissimo come ognun sa, con la seguente frase:
H. Price descrive la sostanza che, fisicamente, aveva l’aspetto di un tessuto amorfo, bianco-grigiastro, apparentemente di natura gelatinosa, spugnoso e alquanto vischioso. L’analisi chimica mostrò ch’essa conteneva qualche cosa di analogo a dell’albumina o a del bianco d’uovo, e qualche altra sostanza.
Frase estremamente tendenziosa, sol che la si confronti con l’articolo originale del Price!
Ma c’è di peggio. Ecco come commenta il Maire l’espressione del Price: « Questo è un soggetto d’esperimento che un giorno ci fornirà, attraverso i fatti, ciò di cui abbiamo tanto bisogno »:
Frase la cui ambiguità non si è rivelata che in seguito. Davvero, l’ humour britannico è formidabile!!!
Il che equivale a dire che il Price sapeva già delle frodi della Duncan e che, ciò nonostante, ha pubblicato lo stesso la sua relazione, pigliandosi giuoco di una rivista e dei suoi lettori e adoperando a bella posta frasi equivoche per dar modo al sig. Maire di rilevarle: tutte cose che riusciranno sorprendenti al Price, il quale saprà certo rispondere da solo a chi glie le offre con tanta tranquilla « insouciance ».
Il Maire quindi cita le esperienze compiute col concorso della Duncan al N. L. P. R. e le conclusioni del Price, e finisce con l’affermare due cose completamente erronee: la prima è che, esaminando la medium con i raggi X, si constatò che la signora Duncan aveva nello stomaco tutto il suo arsenale di apparizioni ectoplasmiche, mentre il Price riconosce invece che, data la corporatura della signora Duncan, i raggi X non potevano rivelare l’eventuale presenza di preparati ad hoc, come infatti non la rivelarono!
La seconda è che messa di fronte ai fatti, la coppia Duncan confessò, mentre un’offerta di 100 sterline, fatta dal Price al sig. Duncan perchè questi rivelasse il meccanismo delle pretese manifestazioni teleplasmiche, non ebbe esito! Da una parte il Maire, quindi, vuol per forza concludere nel senso di un vero e proprio « accertamento di trucco » seguito da « confessione » ; dall’altra lo stesso Price onestamente riconosce che né il primo né il secondo di questi due risultati si sono raggiunti: che il « meccanismo » dei trucco si è potuto dedurre, ma non constatare, e che la coppia incriminata non ha confessato neppure di fronte a cospicue offerte di denaro.
C’est ainsi qu’on fait l’histoire! Quanto alla nostra Rivista, il Maire ci rivolge il seguente consiglio non richiesto:
Siamo persuasi che Luce ,e Ombra non esiterà a pubblicare la conclusione, delle esperienze fatte con la signora Duncan, dalla quale proveniva l’ectoplasma analizzato, e a ricondurre così entro giusti limiti le speranze che poterono nutrire i suoi abbonati leggendo lo studio di H. Price.
Come si vede, Luce e Ombra non ha « esitato » affatto a metter le cose in chiaro presso i propri abbonati e lettori, per i quali il sig. Maire nutre un’assai comica preoccupazione. Dubitiamo soltanto che la « mise au point » sollecitata sia tale da far molto piacere al solerte cronista dell’ottimo periodico parigino.
EMILIO SERVADIO.
(*)Regurgitation and the Duncan Mediumshiip, by Harry Price, published by the National Laboratory of Pychical Research, 13 d, Roland Gardens, South Kensington, London S. W. 7. Sh e 6 pence, porto compreso.