Il prof. Richet e la sopravvivenza
Luce e Ombra 1930 p.101-102
La rivista « Light » del 30 novembre 1929 ha pubblicato una risposta del celebre fisiologo francese intorno alla questione della sopravvivenza: risposta che è stata riprodotta da molti periodici, e che anche noi crediamo opportuno render nota ai nostri lettori:
« Poi che avete avuto la cortesia di chiedermi di esporre ai lettori del « Light », in un modo completo, la mia opinione sullo spiritismo, cercherò di farlo brevemente:
1° E’ anzitutto necessario considerare la questione senza preoccupazione di tendenza o di religione, e senza chiedersi se è buono, piacevole o spiacevole sopravvivere o non sopravvivere. La sopravvivenza è o non è? Non si pone altra questione se non questa.
2° Non do alle teorie che un’importanza secondaria. La storia della scienza prova che le teorie che parevano meglio fondate, sono un giorno, in virtù degli stessi progressi della scienza, considerate come degli errori. D’altra parte i fatti rimangono, quale che sia la spiegazione che ne vien data. In realtà, poiché in natura la casualità non esiste, i fatti che ieri erano veri sono veri oggi e saranno ancora veri domani.
3° Esistono molti fatti, al tempo stesso obbiettivi (materiali) e soggettivi (mentali) che la meccanica e la psicologia ufficiali non riescono assolutamente a spiegare. La teoria spiritica si applica benissimo a un piccolo numero di essi, un ben piccolo numero. Qualche volta, ma raramente, l’ipotesi più soddisfacente, ed anche la sola soddisfacente, è quella della sopravvivenza della memoria.
4° Ma nella maggioranza dei casi l’ipotesi della sopravvivenza non può spiegare tutto. Così nei casi di premonizione, di ectoplasmia e in parecchi casi di semplice chiaroveggenza. Ora è necessario che una teoria, per essere accettabile, renda conto di tutti i fenomeni.
5° D’altra parte, poiché non ci può essere sopravvivenza senza memoria, e dato che la fisiologia ci mostra che la memoria è funzione del cervello, sia nel caso della tartaruga, che in quello del cane o dell’uomo, mi sembra del tutto inverosimile che vi possa essere sopravvivenza della memoria nel caso della tartaruga, dell’uomo o del cane, se il cervello è stato totalmente disintegrato.
6° Di fronte a questa straordinaria difficoltà, a questa colossale inverosimiglianza, preferisco riservare la mia opinione. Più studio le questioni metapsichiche, occultistiche e spiritistiche, più mi rendo conto della mia profonda ignoranza. Nuotiamo in un oceano di tenebre, dove i fatti sono così strani, così bizzarri, così incoerenti, che la miglior cosa è attendere nuove esperienze. Perciò io aderisco pro forma alla teoria X, che non posso definire poiché non la conosco, e lascio agli scienziati di domani la cura di formularla.
7° La mia conclusione sarà dunque: occorre attenersi con precisione scrupolosa e con testi rigorosamente severi all’esperimento e all’osservazione,madre delle cose e degli uomini».
Queste dichiarazioni del Richet sarebbero suscettibili di lunghi commenti,specie per ciò che concerne l’ipotesi, che il Maestro sembra non considerare,della coesistenza di animismo e spiritismo: ipotesi sostenuta e sostenibile non meno di altre. Crediamo che neppure il più acceso spiritista consideri l’ipotesi spiritica come un’ipotesi totalitaria, mentre animismo e spiritismo sarebbero appunto, secondo li spiritisti più illuminati, come p. es. il Bozzano, i due aspetti di una sola ipotesi generale, quella dell’essere subcosciente del Geley, dotato di autonomia, e sopravvivente alla dissoluzione organica… Ma la discussione ci porterebbe troppo lontano, e ci riserviamo di riprenderla in altra occasione, specie se alcuno ce ne darà l’opportunità.
Emilio Servadio.