In difesa dei casi d’identificazione spiritica.
Luce e Ombra 1934

Sotto questo titolo Ernesto Bozzano ha pubblicato un importante saggio nei fascicoli di ottobre e novembre, 1933, della «Revue Spirite ».
Osserva il Bozzano giustamente che, specie negli ultimi anni, si son dati casi d’identificazione spiritica talmente complessi e particolareggiati da doversi per se stessi imporre all’attenzione degli indagatori; e che, per contro, molti tra i principali studiosi di metapsichica li hanno trascurati, o contemplati solo di sfuggita, quasi temendo, di affrontarli. La stessa considerazione era stata del resto avanzata da un membro dell’American S.P.R., in un articolo del 1930 di cui il Bozzano riporta il passo principale.
Lo spunto all’articolo che qui riassumeremo è stato offerto al Bozzano da un’analisi del Dr. Osty, relativa a un presunto caso d’identificazione spiritica. In tale analisi il direttore dell’Institut Métapsychique International concludeva trattarsi di un episodio di personificazione subconscia, combinata con lettura del pensiero, durante una crisi di delirio preagonico. Il Bozzano rileva come nella fattispecie il Dr. Osry avesse perfettamente ragione; ma critica la generalizzazione che lo studioso francese si sente autorizzato a inferire partendo dal caso esaminato, quasiché non si dessero fenomeni d’identificazione spiritica ben più complessi e impressionanti che non quello.
A titolo esemplificativo, e rimandando ai testi originali per maggiori ragguagli, il Bozzano considera nel corso del suo articolo sei casi clamorosi d’identificazione spiritica.
Il primo da lui citato è quello notissimo del « ritorno di Oscar Wilde »: caso che ebbe a protagonista la medium Hester Dowden. Come i lettori probabilmente ricordano, in tale occasione non solo si ottennero comunicazioni personali di fatti ignoti a tutti i presenti (fatti poi constatati autentici), ma prove elaboratissime quali la stesura di centinaia di pagine scritte nella grafia di Wilde, e persino la composizione di una commedia intera, dettata secondo lo stile inimitabile del grande letterato inglese.
Il secondo caso è quello riferito da Miss Nea Walker nel volume The Bridge. Un marito defunto é riuscito a dimostrare alla propria moglie la sua identità attraverso un cumulo di ragguagli minuziosi, e incorrendo in talune inesattezze le quali, inquadrate nel rimanente delle altre comunicazioni, permettono di eliminare qualsiasi interferenza di carattere metagnomico sia nel passato che nel presente.
Il terzo caso è quello, anch’esso assai noto, che va sotto il nome di « caso Hacking ». Il defunto comunicante, ignoto a tutti gli sperimentatori, offerse oltre 300 per la propria identificazione, e si manifestò inoltre in visione al medium, in un aspetto di cui si potè posteriormente accertare l’esattezza. Questo caso è stato insufficientemente analizzato dal prof. Soal (della S.P.R. inglese), il quale ne ha trascurato i particolari più importanti.
Il quarto caso citato dal Bozzano è quello di Hattie Jordan, manifestatasi attraverso la medianità scrivente della madre del celebre violinista Florizel von Renter. In questo caso, come i nostri lettori probabilmente ben ricordano, oltre a dare numerosissimi ragguagli identificatori, l’entità comunicante ricorse più volte a ingegnosi stratagemmi per indicare questo o quel nome, questo o quel particolare singolo, sottoponendo talora lo sperimentatore a veri e propri acrobatismi mnemonici, e risolvendo essa stessa la situazione quando il particolare suggerito non veniva, a malgrado dei numerosi sforzi compiuti, sicuramente accertato.
Il quinto e il sesto caso, infine, si riferiscono rispettivamente al cinese parlato dalla medium « Margery » (esperienze Whymant) e all’egiziano scritto dalla medium Rosemary, attraverso la quale si esprime una entità che proclama di essere una principessa vissuta 35 secoli or sono. A proposito di quest’ultimo, il Bozzano ricorda uno straordinario episodio: essendo stata rivolta alla sedicente «Lady Nona» una frase di saluto dettata da un egittologo, le medium in trance replicò con una frase totalmente diversa da quella che si sarebbe potuto attendersi, e ciò perchè l’anzidetta frase di saluto conteneva un vocabolo la cui pronunzia poteva facilmente essere fraintesa, e interpretata nel senso attribuito al vocabolo stesso, su base fonetica, dall’entità comunicante.
Riservandosi, qualora occorresse, di tornare sull’argomento, il Bozzano fa ulteriori interessanti considerazioni intorno ai limiti delle facoltà metagnomiche dei viventi: limiti che, contrariamente a quanto scrive l’Osty, appaiono già sin d’ora sufficientemente tracciati, e vengono espressi nella legge del « rapporto psichico ». Scrive a questo proposito il Bozzano: « le comunicazioni telepatiche o telemnesiche tra un sensitivo o un medium da un lato, e un individuo lontano dall’altro, non possono realizzarsi se non qualora venga soddisfatta una delle tre condizioni seguenti, e cioè: o quando esistono rapporti di conoscenza personale tra il sensitivo, o il medium, e la persona lontana; o, in mancanza di ciò, quando tra gli sperimentatori vi è qualcuno che conosce personalmente l’individuo lontano; oppure, almeno, quando vien presentato al sensitivo o al medium un oggetto che sia stato portato a lungo dalla persona in questione (psicometria) ». In tutti i casi in cui questa legge, che ha profonde affinità con quanto si riscontra nel campo fisico, non può aver valore, è giuoco forza ricorrere all’interpretazione spiritica.
Il Bozzano ricorda ancora come i fenomeni d’identificazione non si limitino soltanto ai casi in. cui le entità comunicanti forniscono ragguagli personali. Prove al riguardo si riscontrano in numerosissime altre categorie di fatti metapsichici, dal Bozzano stesso raggruppati e analizzati in una lunga collana di monografie. Egli ribadisce il concetto secondo cui « l’animismo prova lo spiritismo e, giacché le facoltà metapsichiche affioranti nell’individuo vivente e indipendenti dalle leggi d’evoluzione biologica sembrano non poter essere se non facoltà latenti che si eserciteranno pienamente soltanto allorché lo spirito potrà distaccarsi dal corpo, ossia dopo la morte. E conclude dicendo che un lavoro complessivo intorno ai casi d’identificazione spiritica potrebbe agevolmente esser compilato da chi, come lui, ha raccolto al riguardo in molti anni d’esperienze un’enorme casistica, ed è giunto alle proprie convinzioni non già attraverso un’esperienza mistica, ma in base agli argomenti irrefutabili forniti dai fatti stessi osservati e studiati.
EMILIO SERVADIO.

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