La «fotografia spiritica», e il caso Hope.
Luce e Ombra 1933
Tutto il fascicolo di marzo, 1933, dei « Proceedings » della S. P. R. è dedicato alla « fotografia spiritica ». Esso reca una relazione di Fred Barlow, tenuta ad una riunione privata della Società il 30 novembre 1932, e una postilla del maggiore W. Rampling-Rose, «esperto » in materia fotografica. Entrambi gli scritti si riferiscono soprattutto al famoso «Crewe Circle » e ai medium fotografi William Hope e Mrs. Deane.
La « fotografia psichica » o « spiritica » è uno di quei fenomeni su cui non è possibile esattamente pronunziarsi senza un’esperienza diretta. E poiché questa ci manca, ci limiteremo a riferire senza commenti la critica dei due Autori menzionati, e le repliche da essa provocate.
E’ interessante ricordare, anzitutto, che il principale relatore, il Barlow, è stato per vari anni segretario della «Società per lo studio delle fotografie sopranormali », e ha avuto più volte occasione di dichiarare per iscritto la sua assoluta persuasione che la fotografia spiritica in genere, e quelle di Hope in specie, fossero fenomeni in massima genuini.
Ora, invece, la sua opinione è mutata. Egli ritiene che in nessun caso di quelli da lui direttamente o indirettamente studiati, le circostanze siano state tali da escludere la possibilità della frode. Inoltre, a suo avviso, questa è facilmente presumibile sol che si prendano in considerazione alcune tipiche caratteristiche inerenti a tali fotografie. Ne menzioniamo alcune (il Barlow appoggia il suo dire su di una serie di interessanti illustrazioni). In varie circostanze il contatto di Hope con le lastre fotografiche fu minimo, tale che lo sperimentatore (e anche, nella fattispecie, il sig. Barlow) poté trascurarlo. Ma un tempo anche minimo è sufficiente, secondo il relatore, o a sostituire la lastra con un’altra previamente impressionata e recante un « extra », o (caso più frequente) a operare sulla lastra adoperata una seconda impressione a mezzo di un piccolo apparecchio tascabile consistente in una lampadina che reca da un lato una piccola faccia «positiva», la quale apparirà sulla lastra quale negativa.
Le illustrazioni pubblicate a corredo dell’articolo sono di diversa specie: in una si può constatare, esaminando gli orli, la duplice impressione della lastra; in un’altra si osserva come, di due fotografie prese contemporaneamente, una sola sia quella che reca l’s extra»; in una terza vengono pubblicate tre fotografie ottenute con Mrs. Deane, ca fianco degli «extra» sono posti due ritratti a essi preesistenti, e persino una copertina di rivista, con volti assolutamente identici a quelli dei pretesi «spiriti»; in una quarta si paragonano facce «extra» ottenute con Hope a facce prodotte artificialmente con l’accennato metodo della lampadina: la somiglianza è notevole. E via discorrendo. Da tutto l’insieme si ricava l’impressione che occorre una buona dose di credulità per ritenere che le fotografie pubblicate, e quelle che ad esse somigliano, siano state ottenute in via paranormale.
Il Barlow ricorda che un’altra «specialità» di Hope era quella delle fotografie recanti messaggi scritti nella calligrafia di questo o quel defunto. Laddove si trattava di una fotografia riconosciuta e confrontabile, fu facile vedere che le singole parole dovevano essere state ritagliate da qualche manoscritto del defunto, in modo da comporre un nuovo testo coerente (un’illustrazione mostra una di queste particolari fotografie, accanto a una imitazione del tutto simile, fatta dal Barlow valendosi di scritti di una persona vivente). Laddove in-vece la scrittura non fu identificabile si constatò che lo scritto aveva alcune tipiche somiglianze grafologiche con quelli di Hope, e conteneva errori e sgrammaticature naturali in un individuo incolto come il Hope, e corrispondenti a quelli da lui compiuti abitualmente.
Se a queste clamorose presunzioni si aggiungono i casi nei quali si ravvisò la sostituzione di lastre (il noto caso Price), e quelli di smascheramento o di confessione di altri medium fotografi (caso Moss), si può concludere, sempre secondo il Barlow, che nessun dubbio rimane circa i trucchi usati da Hope. Solo per un eccesso di prudenza il Barlow crede opportuno aggiungere che le sue conclusioni non implicano la definitiva condanna della «fotografia spiritica come tale.
Le conferme del maggiore W. Rampling-Rose sono prevalentemente tecniche. Degna di particolare menzione è la dimostrazione inoppugnabile da lui ottenuta circa la sostituzione di una lastra, operata da Mrs. Deane durante un’esperienza. Egli dichiara che delle molte migliaia di fotografie da lui esaminate per causa della sua professione non una ha presentato anormalità che non fossero naturalmente spiegabili; e ricorda che i modi con cui si possono ottenere dei trucchi fotografici sono praticamente illimitati e non facili a scoprire.
In risposta a queste critiche si sono levate varie voci in difesa di Hope, e parecchi articoli sono stati pubblicati a suo riguardo nei principali periodici inglesi che trattano delle nostre materie: articoli che hanno un sapore commemorativo, poiché la morte di William Hope è stata quasi contemporanea alla pubblicazione del sunnominato fascicolo dei « Proceedings ». Tra le difese più degne di nota menzioniamo quelle di Mrs. Hewat McKenzie e di Stanley De Brath, pubblicate nel numero del 31 marzo della rivista « Light ». Naturalmente i due ben noti studiosi inglesi si astengono entrambi dall’entrare in merito ai «casi» denunciati dal Barlow e dal Rampling-Rose; eccitano altri casi in cui a loro avviso le condizioni furono tali da escludere ogni possibilità di frode. Certo, alcuni degli esempi riferiti tanto dalla signora McKenzie come dal De Brath sembrano assai convincenti. Ma non sembrarono forse convincenti anche al Barlow, tempo addietro, le condizioni nelle quali egli ottenne alcune tra le fotografie che oggi considera spurie? Di fronte a una documentazione minuziosa e precisa come quella fornita dai due critici alla S. P. R. occorrerebbe una corrispondente documentazione defensionale, altrettanto perspicua e dimostrativa.
Non escludiamo certo che una tale documentazione possa esser data; ma ci sembra, per ora, che la «fotografia spiritica» abbia subito dalla relazione Barlow e dai contributi tecnici del Rampling-Rose un colpo non indifferente. Chi vorrà riferirsi all’originale riceverà crediamo, la stessa nostra impressione.