Le “corrispondenze incrociate” in Inghilterra e negli Stati Uniti.
Luce e Ombra 1931
Nel numero di novembre della rivista « Psychic Research » è apparso un importante studio di Frederick Bligh Bond, direttore della stessa, intorno alle « corrispondenze incrociate ». Non si tratta di un riassunto circa i metodi, elementarmente ben noti, con cui si ottengono tali corrispondenze, bensì di un confronto tra la serie di esperimenti della S. P. R. inglese e quelli condotti in America, particolarmente per ciò che riguarda i fenomeni della medium « Margery » esposti in alcune relazioni del dr. Richardson, pubblicate nei fascicoli di maggio, giugno, luglio e settembre 1928 d’ella stessa rivista.
Tra le due serie di esperienze, il Bligh Bond trova delle diversità sostanziali, particolarmente per il fatto che in quelle inglesi si sono adoperati soggetti a tipo « sensitivo telepatico », mentre in quelle americane i fenomeni si svolsero col concorso di medium veri e propri. Da qui un carattere di assoluta sopranormalità di queste ultime in confronto alle prime. Mancandoci lo spazio per seguire il Bligh Bond nella sua minuziosa, interessantissima analisi dei due tipi di esperimenti, ci limiteremo a riassumere le sue conclusioni, in cui egli pone sistematicamente a confronto le modalità dei due gruppi suaccennati di sedute.
Nelle prime: 1) I soggetti erano telepatici o psicometrici; 2) i ricercatori e i soggetti avevano scambiato lettere sul tema delle corrispondenze incrociate; 3) vi fu « trance » solo nel caso della sig.ra Piper; 4) La buona fede dei soggetti è una delle condizioni di accettabilità dei risultati; 5) le corrispondenze rimasero talvolta incomplete per lungo tempo; vi riappariva continuamente la stessa materia; 6) gli scritti tendevano alla circonlocuzione e all’introduzione di argomenti estranei; 7) l’interpretazione dei testi è complessa in molti casi, data la molteplicità dei possibili significati; 8) una parte del materiale accettato per queste esperienze aveva una caratteristica personale; 9) esso veniva sovente tratto da testi classici, fonte facilmente accessibile; 10) il materiale trasmesso era press’a poco di tipo costante; 11) aumentando il numero degli scritti, si accentuava il rapporto chiaro veggente tra i corrispondenti ; 12) solo parole o frasi incomplete si ebbero in lingua ignota ai soggetti ; 13) le pretese « entità comunicanti » sembravano non riuscire a superare certe difficoltà inerenti alle esperienze e le loro comunicazioni si coloravano del contenuto mentale dei soggetti; 14) non v’è traccia di tentativi per cui il testo da trasmettere fosse scelto a caso e nell’oscurità; 15) i soggetti chiaroveggenti sembrano incapaci a percepire esatte informazioni di carattere impersonale; perciò essi non funzionano bene come percipienti in tali esperienze.
Nelle seconde invece: 1) I medium o i presenti avevano poche o punte facoltà chiaroveggenti, a meno che tale non si voglia chiamare la facoltà del medium in « trance » ; 2) nessuna comunicazione precedente relativa alle esperienze, né prima né durante queste; 3) la « trance » dei soggetti fu profonda in quasi tutti i casi; 4) la questione della buona fede non ha peso in quanto il controllo era insito nelle modalità stesse delle esperienze; 5) le corrispondenze furono completate sempre, tranne in un caso, nella medesima seduta, o entro pochi minuti dopo di questa; 6) non vi sono argomenti estranei nei testi ; 7) non vi è stato bisogno di speciale interpretazione, tranne in un caso; 8) il materiale scelto è stato quanto più possibile impersonale: numeri, diagrammi, accozzi di parole senza senso; 9) il materiale fu scelto in massima a caso e al buio; prima esso era sconosciuto tanto al medium che agli sperimentatori; 10) la natura dei materiale usato veniva cambiata spesso senza preavviso; 11) col proseguire delle esperienze appariva sempre con maggiore evidenza l’autonomia dell’ « entità » che presiedeva ad esse, e sempre più da scartarsi l’ipotesi telepatico-chiaroveggente; 12) comunicazioni in lingue sconosciute si ebbero attraverso ben tre medium, comprendendovi traduzioni dall’inglese al cinese, ecc.; 13) l’autonomia dell’ «entità» Walter si è manifestata sempre e con tutti i mezzi adoperati: 14) la scelta e la conoscenza nel buio del materiale da trasmettere era la regola; 15) i medium a effetti fisici (ectoplasma) sembrano i migliori per le esperienze di « corrispondenze incrociate », nelle quali portano la minore equazione personale e consentono il minor numero di interferenze.
Appare chiaro, da queste conclusioni del sagace investigatore americano, come si debba e si possa valersi dei medium a effetti fisici per esperienze di carattere mentale o statico. Tale criterio del resto non è nuovo se non in questa sua particolare applicazione, almeno per coloro che non pretendano assumere come assoluta la distinzione, tutta empiristica e schematica, dei fenomeni soggettivi ed oggettivi della medianità.
EMILIO SERVADIO.