Psicologia delle « comunicazioni » medianiche.
Luce e Ombra 1931
Nel fascicolo di maggio di « Psychic Research » Hereward Carrington pubblica un interessante articolo sulle cosiddette «comunicazioni» medianiche, con andamento spiritico. Il Carrington parte da un’ « ipotesi da lavoro », cioè dal presupposto di una genesi autenticamente spiritica ditali comunicazioni, e, senza soffermarsi a discuterla, passa ad esaminare quali possano essere le circostanze in cui esse si svolgono. Giova notare per incidenza che il C., pur essendo favorevole all’ipotesi spiritica, non ne ritiene dimostrata senz’altro la validità, cosicché, come egli stesso dichiara, le sue osservazioni sul tema anzidetto hanno soltanto un valore condizionale.
Il C. cita anzitutto alcune considerazioni del prof. D. P. Browne (Metaphysics) sulle difficoltà inerenti alle stesse comunicazioni tra vivi: la rapidità del processo non ci fa riflettere abbastanza sulla necessità, ch’esso implica, di una doppia traduzione: dal pensiero ai simboli (parole, segni gesti) e da essi al pensiero. Mancherà quindi, anche in questo semplice e normalissimo caso, una perfetta corrispondenza tra emissione e ricezione..
Immaginiamo ora che il processo si complichi, e supponiamo che un » disincarnato » possa e voglia comunicare con un vivente attraverso un medium. Quali nuove difficoltà si presenteranno?
In primo luogo quella del parziale assorbimento delle energie e delle possibilità mentali del comunicante, nell’atto stesso di provarsi in questa eccezionale forma di comunicazione. Supponiamo, col Carrington, che un uomo, trasportato rapidamente dalla corrente di un flume, scorga un tronco galleggiante e cerchi di aggrapparvisi: tutte le sue facoltà saranno tese a tale scopo, e non sarà certo quello il momento migliore per chiedergli enunciati scientifici o filosofici, per quanto intelligente e colto egli possa essere. Così, ammettendo che analoghi sforzi siano richiesti al defunto comunicante (e varie « comunicazioni » concordano in questo senso), non si può pretendere, almeno in linea generale, una serie di risposte pronte, esaurienti e profonde a una corrispondente serie di domande, quale si ha l’abitudine di fare in simili casi.
In secondo luogo (e questo dicasi per le « comunicazioni » di sedicenti « entità » defunte da poco) occorre tener presente la notissima circostanza del periodo immediatamente successivo al trapasso: periodo che tutti i « comunicanti » ci affermano essere di parziale, più o meno profonda, più o meno duratura obnubilazione. Anche qui il C. ricorre a un’analogia: quella di un individuo che riprenda i sensi gradualmente le sue facoltà di discernimento sono, in un primo tempo almeno, fortemente minorate. Con a differenza, poi, che nel caso dello svenimento l’individuo riprende cognizione di un mondo a lui già noto; mentre nel caso del trapasso I’ entità>’ disincarnata si trova a contatto con un mondo e una maniera di percezione radicalmente nuovi.
Altra, e non lieve difficoltà: quella di « tradurre » certe esperienze in termini umani corrispondenti; il Carrington cita l’esempio di un sordo che voglia descrivere il mondo fisico ad un cieco… E la difficoltà è qui resa ancora maggiore dal fatto che il «comunicante» adopera non il proprio organismo corporeo, bensì quello di un altro individuo. Si pensi a tutte le abitudini, le particolarità fisiologiche ecc., che costituiscono la personalità organica, e sarà facile immaginare quale ostacolo debbano esse rappresentare nella comunicazione: ostacolo complicato ancora dalle inevitabili interferenze della subcoscienza del medium.
E’ interessante notare che di queste interferenze spesso le «entità» sembrano rendersi conto après coup: tipiche le dichiarazioni in proposito di alcuni dei «controlli » di Mrs. Piper, i quali in un secondo tempo sconfessavano parole, modi di dire ecc., usati dalla medium, asserendo che si trattava di espressioni non loro, ma della medium stessa.
Deficienze di memoria, distrazione, fantasie, ecc., sono comuni e ben note anche in chi sia vivente e normale; perchè non ammetterle nel caso delle « comunicazioni » medianiche? Senza contare poi tutte le forme propriamente patologiche (afasia, ecolalia, paragrafia, ecc., ecc.) che possono trovare analogie evidentissime nei casi qui contemplati.
Il Carrington conclude il suo articolo con le seguenti parole: «se la mente umana è costituita in modo così delicato, che lievi perturbazioni di carattere fisico, emotivo o psichico possono sconvolgerla, disturbarne il regolare funzionamento ed impedire il libero esplicarsi del pensiero normale sembra ben naturale il supporre che in circostanze nuove e difficili, tentando essa di comunicare attraverso un organismo non conosciuto, si producano effetti e risultati analoghi; e si avrebbe allora una spiegazione della maggioranza degli errori e delle confusioni tanto spesso osservate in queste comunicazioni che sembrano provenire dal mondo spirituale ».