Radiestesia e radiestesisti.
Luce e Ombra 1933
Un lucido articolo del dr. Eugène Osty, nel n. 4 (luglio-agosto) della « Revue Métapsychique », mette « a fuoco » alcune delle questioni più attuali e più vive riguardanti la « radioestesia » (ex-rabdomanzia). Lo spunto è stato offerto, al direttore dell’Institut Metapsychique, dal recente Congresso Internazionale di Radiestesia, svoltosi a Parigi dal 6 al 9 giugno di quest’anno. Riservandosi di esaminare gli « Atti » del Congresso allorché saranno pubblicati in extenso, il dr. Osty si occupa qui soprattutto della preparazione scientifica dei singoli radiestesisti e del loro atteggiamento intellettuale nei confronti della facoltà di cui son dotati. Dopo aver rilevato la grande disparità di questa preparazione, disparità che pone alcuni dotti accanto a una quantità di persone prive di qualsiasi rudimento scientifico. il dr. Osty osserva che tutti i « radiestesisti », scienziati o no, sembrano ben decisi a presentarsi come geologi e come fisici: e geologi perchè hanno assimilato le nozioni indispensabili per poter valutare i terreni e le loro risorse; fisici perchè ritengono che l’esercizio della loro facoltà abbia come coefficiente le radiazioni emanate dalle sostanze, e che il corpo umano si comporti a guisa di un «risonatore inconscio ».
Questo atteggiamento non è nuovo. Si sa che non da ieri i rinvenitori di sorgenti e di metalli hanno conferito grande importanza agli « apparecchi » da loro usati e in genere al «modo » strumentale, programmatico, delle loro ricerche. Oggi, naturalmente, il linguaggio si è adeguato ai tempi, e nelle conversazioni dei radiestesisti si sente parlare continuamente di antenne, di risuonatori e di lunghezze d’onda: in guisa, d’altronde, del tutto impropria, e tale da sbalordire un competente non «iniziato». I congressisti, scrive il dr. Osty, hanno dimostrato il massimo interessamento per gli strumenti che potrebbero eventualmente aiutarli a discriminare le vibrazioni; anche se non si riesce a vedere (come si è verificato nel Congresso) in qual modo un apparecchio segnalatore delle modifiche dello «stato radiante» ambientale possa aiutarli a trovare l’acqua, o a indicarne la profondità e la quantità. Risulta chiaro, ad ogni modo, che i «radiestesisti» e sono sempre più orientati verso una direzione «fisica» delle loro ricerche; e se ciò potrà condurre forse alla scoperta di qualche apparecchio che sostituisca con vantaggio il corpo umano, non è men vero che il lato fisiologico e psicologico della questione resta così totalmente in ombra. Ora, osserva il dr. Ostv, « nessun congressista certo ignora che il suo. modo di comportarsi sul terreno mostra ad ogni istante come siano in giuoco elementi diversi dalle radiazioni, dal sistema neuro-muscolare e da quei rudimentali strumenti che sono i pendoli e le bacchette.
Infatti, il diverso comportamento di tali «apparecchi», qualora si tratti di ricerche di metalli invece che di acqua, p. es. (se si ricerca l’oro la bacchetta non si agita più passando sopra depositi d’acqua), come pure i sistemi di computo del tutto meccanici, arbitrari, e differenti a seconda dei vari cercatori, dimostrano l’importanza assunta nelle manifestazioni dal coefficiente psicofisiologico, in genere del tutto trascurato da quegli stessi che più dovrebbero occuparsene.
Se i radiestesisti si procurassero qualche nozione di psicologia e particolarmente di metapsichica, osserva il dr. Osty, non tarderebbero a trasformare le loro concezioni e a sviluppare le loro facoltà in modo assai più conforme alla logica. Essi apprenderebbero che esiste una facoltà di conoscenza paranormale particolarmente sviluppata in certi individui, la quale si applica a cose o a eventi ben più complessi e difficili che non falde acquee, giacimenti metallici e simili; che le informazioni ottenute per tale via paranormale si traducono in stimoli sensoriali o in equivalenti motori; che i movimenti della bacchetta o del pendolo sono dovuti a processi automatici di questa categoria, e non rappresentano se non un gesto espressivo anche più semplice che non, p. es., una scrittura automatica. Essi comprenderebbero, allora, perchè non è la scienza maggiore o minore quella che fa il «buon» radiestesista o quello meno buono: perchè la bacchetta non si muove più sull’acqua se la ricerca verte su sostanze metalliche; perchè la bacchetta si mette in moto quando l’operatore, contando, enuncia il numero di metri di profondità o di metri cubi di ampiezza del deposito; perché la bacchetta, presso alcuni radiestesisti, serve a indovinare cose del tutto diverse dalle materie sotterranee: malattie, sesso di un nascituro, ecc.; come, insomma, «sia un’intelligenza nascosta quella che risponde alle domande da essi formulate, e che risponde nella misura in cui la speciale facoltà di ciascuno rende la risposta più o meno facile, e più o meno aleatoria».
Di qui, secondo lo studioso francese, la necessità che i radiestesisti s’istruiscano da un lato quanto più possono in materia di geologia e d’idrologia; ma d’altro lato che, allorquando si trovano sul terreno, cerchino di rinunziare momentaneamente ai loro presupposti teorici, in modo da lasciar funzionare il più liberamente possibile il «piano criptico» del loro spirito, sino a che non subentri il «segnale» che restituisce al ragionamento cosciente i suoi diritti.
«Non spero affatto », prosegue il dr. Osty, «ch’essi accettino i miei consigli. Rinunziare a comportarsi da fisici per atteggiarsi a «indovini» è veramente difficile, perchè ciò equivarrebbe ad abbandonare un atteggiamento vantaggioso per un altro assai esposto ». Nonostante l’innegabile utilità pratica dell’esercizio della loro arte, è già difficile per essi di farsi prendere sul serio dai rappresentanti dell’insegnamento «ufficiale ». Che cosa sarebbe se si presentassero come soggetti metapsichici? Non si può veramente pretender questo da loro. Avremo ancora un lungo periodo di radiestesisti fisici … ».
Nella seconda parte del suo articolo, il direttore dell’Institut Métapsychique si occupa della «diagnosi radiestesica delle malattie»: argomento che anch’esso fu oggetto di lunghe discussioni nel Convegno. Mentre alcuni medici tentarono di convincere la maggioranza dei radiestesisti che l’applicazione diagnostica delle loro facoltà avrebbe dovuto limitarsi al compito informativo, a costituire cioè un elemento ausiliario del terapeuta, molti congressisti non sembrarono di questo avviso, e rivendicarono il loro « diritto a guarire ». Con buon fondamento il dr. Osty si schiera contro questa pretesa, ancora più arrischiata di quella dei «magnetizzatori ». Anche riducendo al minimo l’inevitabile percentuale di errori, è chiaro che il pendolo o la bacchetta del «radiestesista » non potrà affatto precisare, nel senso che solo può essere utile per l’applicazione terapeutica, le caratteristiche intrinseche di una malattia. Supponiamo, egli scrive, «che il pendolo si muova sulla regione pettorale, a sinistra: che cosa si potrà dedurne? Che cosa è ammalato? Il seno, la parete toracica, la pleura, il polmone, il cuore? E, nel cuore, quale parte? E di che natura è l’affezione? disturbo funzionale, lesione, infezione, intossicazione ….”» Come può il radiestesista «curare» in tali condizioni?
I ragionamenti del dr. Osty, specie per quanto riguarda quest’ultima parte del suo saggio, ci sembrano inoppugnabili. L’aiuto che il radiestesista può offrire al terapeuta non può evidentemente superare (e probabilmente neppure adeguare) quello che può fornire un soggetto chiaroveggente. Su questo punto occorre aprire gli occhi, e colpire con severità.
Circa le conclusioni che si potranno ricavare dalle comunicazioni e dalle discussioni del Congresso, occorre evidentemente attendere la pubblicazione integrale dei testi; ma la tesi dell’Osty coincide con la nostra. In una nota che chiarisce compiutamente il suo pensiero, il collega francese scrive infatti:
«Beninteso, c’è un sostrato fisico nella conoscenza paranormale delle sostanze del sottosuolo come nella conoscenza paranormale delle realtà ambientali, ma questa psico-fisica è d’una talc sottigliezza da essere sfuggita sino ad oggi agli edificatori della fisica moderna, che evidentemente non sono arrivati abbastanza lontano, nell’esplorazione delle modalità dell’energia, per esser preparati allo studio dei rapporti fisici tra lo spirito umano e l’ambiente esterno. Non. saranno certo i mezzi rudimentali dei rabdomanti a rivelarci questa fisica ».
E’ chiaro, quindi, che occorre insistere sul lato psicofisiologico e metapsichico del problema, e attendere che la «fisica sottile » di cui parla l’Osty si chiarifichi nel piano più generale della conoscenza paranormale. Dopo, e soltanto dopo, verranno le applicazioni e le interpretazioni di ordine fisico anche nel campo della radiestesia.