I pendolini dei neo-radioestesista contro la bacchetta dei rabdomanti
Siamo nel secolo delle radiazioni e delle radio-onde ed è naturale che i moderni ricercatori, considerano ormai superati i vecchi sistemi, si affidino a metodi scientifici complicati ma, in compenso, più garanti
Il Tempo 04/04/1959
Può darsi che l’operaio tessile Giorgio Gelli di Montale riesca a trovare « il leggendario tesoro di Tobbianella » (di cui ci ha dato notizia Il Tempo di lunedì 30), e può darsi che non ci riesca. Per conto nostro, gli auguriamo sinceramente buona fortuna. Ma quel che in questo momento più c’interessa non è l’esito positivo o negativo di tale ricerca, bensì il rapporto che ci potrebb’essere tra il ritrovamento del tesoro di Tobbianella e le indagini effettuate dal Gelli con il suo « pendolino radiestetico », il quale secondo lo stesso Gelli – avrebbe indicato che in quella zona « la terra dava delle radiazioni ». In breve, vorremmo dir la nostra sulla cosiddetta radiestesia, ancora una volta chiamata in causa.
Corpi sensibili
La radiestesia non è che la vecchia rabdomanzia con un nome « stile Novecento »: un nome che vuol dire «sensibilità a radiazioni». Siamo nel secolo in cui radio, radiazioni e radio-onde imperano, ed è quindi ovvio, ci sembra, il desiderio dei moderni ricercatori, di non voler avere più a che fare con i vecchi rabdomanti semi-stregoni, provvisti soltanto di bacchette di nocciolo. I moderni radiestesisti adoperano, con variazioni individuali abbastanza notevoli, un intero arsenale di pendolini di diversa foggia, dimensione o colore, e non pochi strumenti sussidiari, tabelle, diagrammi e carte di riferimento. La loro tesi, molto in breve, è che gli oggetti emanino speciali radiazioni. Queste verrebbero captate dall’organismo del radiestesista, il quale, involontariamente, le registrerebbe imprimendo movimenti e oscillazioni alla bacchetta o al pendolo. Il linguaggio degli strumenti verrebbe quindi interpretato e tradotto in parole: dopo di che, il radiestesista potrebbe essere in grado di dirvi se in quel posto c’è acqua, e quanta, e a quanti metri di profondità; oppure se la fotografia su cui si è agitato il pendolino è quella di un morto o di un vivente; o di quali malattie soffra o abbia sofferto il fotografato; o infine, se il « leggendario tesoro di Tobbianella » c’è sul serio.
Se i radiestesisti si accontentassero di registrare, documentandoli convenientemente (il che avviene di rado), i successi che ottengono, e presentassero all’esame degli studiosi un materiale ampio e attendibile, si dovrebb’esser loro grati, e prenderli molto sul serio: giacché sulla base dei fatti, sarebbe oggi alquanto imprudente dichiarare, come hanno fatto alcuni scienziati illustri, che nella radiestesia non c’è nulla di accertato e di vero. Il guaio è che i più noti esponenti della pratica radiestesica pretendono di teorizzare e di discutere, e hanno riempito a tutt’oggi migliaia di pagine in libri e in riviste, cercando di dare una veste scientifica alla loro attività. Ora, malgrado lo sloggio di tabelle statistiche, formule matematiche e « sviluppi » geometrici, di cui sono ricche certe loro pubblicazioni, è d’uopo ammettere che risulta tuttora indimostrata e viziata proprio l’impostazione di base, la tesi centrale della grande maggioranza dei radiestesisti: quella, cioè, che dai corpi partano « radiazioni » particolari, che il radiestesista «capta» per mezzo del suo pendolo, e di cui capisce l’origine e la natura a seconda delle oscillazioni dello stesso. E’ proprio questo che occorrerebbe dimostrare: l’esistenza reale, fisica, sperimentale di tali radiazioni o raggi, i quali non diventano certamente « veri » per il fatto che i radiestesisti abbiano dato loro nomi di fantascienza, come «raggio solare », « raggio capitale » e simili!
Tra i vari argomenti che militano nettamente contro l’interpretazione « radiante » dell’attività radiestesica c’è quello, anzitutto, dell’insostituibilità del soggetto umano. Se si pensa che esistono, oggi, apparecchi di una sensibilità estrema alle più tenui radiazioni, non si vede perché i radiestesisti adoperino ancora pendoli, e perché i loro « strumenti » non funzionino da soli. Il fatto è che le « radiazioni » dei radiestesisti non agiscono direttamente sugli apparecchi, ma hanno sempre bisogno dell’organismo umano.
I radiestesisti, inoltre, non vanno d’accordo né sulla natura, né sulle caratteristiche delle supposte « radiazioni». Nei loro libri e nei loro periodici è dato imbattersi nelle tesi più diverse e nei metodi più disparati: lunghezze d’onda, angoli di rotazione, velocità di propagazione…: ognuno dice la sua e ognuno ha i suoi discepoli. Si giunge, varie volte, all’assurdo: come quando ci si informa, con la massima serietà, di « tabelle cliniche pendolari dalle quali si deduce che gli organi nell’uomo sano danno 10 rotazioni, mentre per il cancro danno 40 oscillazioni, per l’infiammazione (sic!) 60 », ecc. Le « radiazioni » sarebbero poi altamente influenzabili e suggestionabili. Sono state segnalate, da noti radiestesisti, falde acquee o filoni metallici entro terreni inesistenti, in base all’esame con il pendolino di carte topografiche immaginarie (un altro bel mistero, quello di radiazioni emanate, oltre che da una zona, anche dalla mappa che la rappresenta!).
Altri, nella radiestesia medica, hanno diagnosticato « uomo giovane con debolezza cardiaca, colibacillosi, stato febbrile, cancro al pancreas » dopo aver fatto passare il pendolo sopra i peli di un cane giovane e sanissimo. Recentemente, un radiestesista francese ha dichiarato « perfettamente sano » un giovane effigiato in una fotografia a mezzo busto: il suo pendolo, evidentemente, non aveva « captato » il fatto che a quel giovane mancava la gamba destra… E malgrado tutto ciò, le radiazioni dei radiestesisti dovrebbero manifestarsi in mille modi clamorosi ed ubiquitari, rimanere inalterate nel tempo, essere selettive, preferenziali, ultrapotenti ed intelligenti! Ha dunque ragione da vendere il celebre Padre Marc Oraison, teologo e medico, quando esclama: « Che ci si lasci in pace con questa storia di raggi captati dal pendolo o dal soggetto che lo maneggia. Non ci sono più “onde” in questa faccenda che peli su una ranocchia… ».
Anche in medicina
Ma allora, che cosa c’è, o che cosa ci potrebb’essere? Lo stesso Oraison, nel bel mezzo della sua « santa sfuriata », dichiara: Il y a quelque chose, c’est indéniable…
A nostro avviso, se si vuole arrivare a qualche punto fermo in questa « storia » bisogna mutare rotta (come d’altronde alcuni studiosi non prevenuti, ma provvisti di solida mentalità scientifica, hanno cominciato a fare in Italia e fuori). Occorre, in primo luogo, buttare a mare risolutamente tutto il ciarpame pseudo-teorico e strumentistico che impedisce la visione netta del fenomeno: il quale, appunto perché si verifica nelle più diverse circostanze, appunto perché è saltuario, irregolare e irrazionale, appunto perché può avere i come oggetto una sorgente di acqua come una malattia, i una necropoli etrusca come un disperso in montagna, un fossile andato a male come il « tesoro di Tobbianella », appare di competenza non tanto della fisica, quanto di una psicologia ampliata, e in certi casi, molto verosimilmente, della parapsicologia. Quando particolari individui – si chiamino essi Forthuny o Leonard o Croiset – sembrano percepire oggetti od eventi in guisa sensorialmente non spiegabile, né gli studiosi, né i soggetti stessi pensano a speciali « radiazioni » di ordine fisico emanate o captate, ma ritengono, in genere, che il fenomeno abbia caratteristiche psichiche (anche se di uno « psichico » che non rientra negli schemi di una psicologia nota e classificata).
Ma i radiestesisti, lo sappiamo, protestano in genere contro questa tesi (sostenuta, tra gli altri, da studiosi della forza di un Rhine o di un Amadou o di un Oraison): che cioè la radiestesia vada studiata da psicologi, psicoanalisti e parapsicologi. Nella loro maggioranza, essi tengono fermo, e non rinunziano alle loro radiazioni. Il risultato, sinora, è che una gran parte degli scienziati « ufficiali » non vuol sapere né di radiestesia, né di radiestesisti; che psicologi e parapsicologi si vedono osteggiati proprio negli ambienti in cui vorrebbero essere accolti come amici; e che i radiestesisti seguitano a scrivere libri e riviste che vengono letti prevalentemente da loro stessi. Quando un radiestesista ritiene di aver dato prova delle sue « facoltà », lo annunzia non già come un fatto, che occorrerebbe prima verificare e poi interpretare, ma come una conferma delle sue teorie! In questo modo, purtroppo, la vera conoscenza scientifica non può avanzare; e non avanzerà di un passo neppure se, come gli abbiamo già augurato, l’ottimo Giorgio Gelli troverà il suo « leggendario » tesoro, in quel di Pistoia…
EMILIO SERVADIO