Stiamo arrivando alla telepatia· spaziale
Forse gli astronauti di domani saranno ottimi ricevitori di messaggi telepatici
Di ipotesi in ipotesi, il neurologo e psicologo americano Puharich sarebbe giunto ad ammetterlo, rasentando i limiti della fantascienza – Ma senza tuttavia che la sua esplorazione manchi di qualche accettabile fondamento
Il Tempo 29/11/1962
Così presume ed anticipa il dottor Andrija Puharich, stimato neurologo e psicologo americano, al termine di un suo arditissimo excursus nel campo dei fenomeni psichici marginali e paranormali. L’opera in cui lo studioso statunitense espone le sue audaci teorie pullula d’idee nuove e sconcertanti. S’intitola Beyond Telepathy (Oltre la telepatia), e l’ha pubblicata da poco l’editore Doubleday di New York.
Schema plausibile
Secondo Puharich, è al quanto improprio definire la telepatia come una « trasmissione » diretta, a distanza, pensieri o di stati d’animo da un individuo ad un altro. Prolungate ricerche sperimentali lo hanno anzitutto convinto che, il contatto telepatico fra due individui è favorito dalle rispettive situazioni sia psichiche, sia organiche. La persona comunemente considerata « ricevente » si trova, a suo avviso, in uno stato in cui è fortemente attivata quella parte del sistema nervoso chiamata «parasimpatico »; mentre nel cosiddetto « trasmittente » sarebbe eccitato il sistema nervoso « simpatico ». Nel primo caso si avrebbe perciò nell’organismo, l’aumento la una sostanza, l’acetilcolina, e Puharich propone di chiamare « colinergica » la relativa condizione. Nel secondo case sarebbe invece un aumento di adrenalina, e si avrebbe una condizione che l’Autore chiama di « adrenergia ».
Se si pensa al modo in cui si svolgono molti fenomeni telepatici spontanei, lo schema di Puharich appare abbastanza plausibile. Prendiamo il caso tipico della madre che si sveglia improvvisamente di notte, atterrita per aver « visto » durante il sonno il figlio marinaio, distante due e tremila chilometri, che cade dalla nave e che invoca aiuto.
E’ assai probabile che la donna, « ricevitrice » del messaggio, fosse in uno stato di dominanza del sistema parasimpatico – caratterizzata dal rilassamento e da un senso quiete e di benessere; mentre nel figlio, fortemente stimolato dal gravissimo pericolo, predominava probabilmente l’attività del simpatico (tensione, cuore accelerato, stato di allarme e tendenza all’ azione). Il famoso fisiologo W. B. Cannon appunto insegna in un suo classico trattato, che una condizione dl estremo pericolo, o la tendenza fuggire o a combattere, si a compagna ad un’azione massiccia del sistema simpatico.
Stabilire in linea di principio le condizioni anzidette, idonee a una tipica comunicazione telepatica, e dopo aver riferito una serie di prove a favore della sua tesi, Puharich cerca di dimostrare che nel « ricevente » della comunicazione si verifica una sorta di «attrazione» biologica e psicologica, che porta certi elementi imponderabili della sua personalità ad estendersi, ad allacciarsi, e ad accomunarsi infine temporaneamente con quelli del «trasmittente». Nella telepatia, il trasmittente sarebbe insomma, una specie dl calamita, o polo d’attrazione, verso cui « andrebbe », misteriosamente richiamato, un prolungamento bio-psichico del «ricevitore».
L’etere cosmico
Perché sia possibile un tale fenomeno, sostiene Puharich occorre ammettere che un quid universale, al limite fra la materia e l’energia, collegi tutto ciò che vive o che esiste. A questo quid, che richiama inevitabilmente il « principium volatile » degli alchimisti, l’« etere cosmico » della vecchia fisica, o il « corpo sottile » di certe scuole di occultismo, lo studioso americano dà il nome di « plasma psi » (da molti anni, la lettera greca « psi » è adoperata dagli specialisti ad indicare brevemente tutto quel che sembra per ora oltre i limiti dei fenomeni psichici conosciuti), Puharich si serve degli strumenti e dei concetti più moderni della biochimica, della fisica nucleare e della matematica, non soltanto per dimostrare l’esistenza dell’anzidetto « plasma », ma per chiarirne la natura, le leggi energetiche, e il funzionamento. I richiami, gli avvicinamenti e gli incontri di tipo telepatico, le manifestazioni della cosiddetta chiaroveggenza, la possibilità di conoscere, mediante il contatto con un oggetto, cose ed eventi con cui l’oggetto stesso è stato in rapporto…: questi, e vari altri fenomeni studiati dalla moderna parapsicologia, sarebbero da ricondursi, secondo le azzardate, e per ora non controllabili ipotesi di Puharich, di a particolari condizioni biologiche e psicologiche umane, a fluttazioni, variazioni e polarizzazione del « plasma psi » .
Antichi riti tradizionali tuttora praticati – come lo shamanismo, o lo yoga – mostrano empiricamente in quali e quanti modi sia possibile mettere la personalità umana in condizioni di attività o· ricettività, tali da promuovere non soltanto comunicazioni telepatiche, ma molte «percezioni» al di fuori delle comuni vie sensoriali. L’Autore descrive le stimolazioni cui si sottopone lo shamano della Siberia sia per qualificarsi come tale in seno alla sua tribù, sia, in seguito, per arrivare a quegli stati nei quali può, a quanto si narra,· leggere nelle menti, viaggiare idealmente nei tempo o nello spazio, descrivere circostanze· e persone a lui totalmente ignote. Alle frenesie dei riti shamanistici fanno contrasto la pacatezza e la rigorosa precisione delle pratiche yoga, che anch’esse permettono tuttavia all’adepto di porsi in stati particolari di esaltazione psicofisica, e di attingere l’ultrasensibile.
Senza paura
«E’ difficile» – scrive Puharich – sfuggire alla conclusione secondo cui la mente, a certi livelli operativi, è ubiquitaria e può passare attraverso le barriere del mondo fisico che ci circonda. E in altro luogo: « Dobbiamo affrontare a viso aperto la possibilità che la memoria e l’intelligenza non siano strettamente limitate alla mente umana. Esse possono, come una specie di rete che si estende da ogni individuo vivente, non soltanto raggiungere altre menti, e stimolarle a rispondere, ma anche agire su oggetti fisici, i quali verrebbero così ad essere come depositari di nozioni discrete, ricuperabili in futuro…».
Da un’ipotesi all’altra, arriviamo alla·«telepatia spaziale ». Il nostro mondo fisico è universalmente condizionato, come tutti sanno, dall’esistenza della gravitazione. Secondo Puharich, nel cosiddetto « agente » di una comunicazione telepatica dovrebbe veri ficarsi, insieme con la condizione che egli chiama «adrenergica», un aumento del campo gravitazionale, mentre nel «ricevente» avverrebbe contrario. In quest’ultimo, la tendenza ad abbandonarsi, ad espandersi, e a « lasciarsi attrarre », dovrebbe cioè corrispondere a una minore azione gravitazionale e viceversa. Ecco perché, tra gli esperimenti che l’Autore anticipa in fine come quelli che potrebbero suffragare le sue teorie, sono considerati anche i fattori relativi alla gravità. L’individuo, il quale si trovasse in un campo di gravità diminuita, o uguale a zero, sarebbe, ad avviso di Puharich, particolarmente adatto a ricevere « messaggi » da parte di chi, invece, fosse sottoposto a una forza di gravità normale, o addirittura aumentata. Il futuro astronauta, o colui che si trovasse su una « piattaforma spaziale », potrebbe dunque costituire un eccellente soggetto per esperimenti di telepatia da terra! Vien fatto di pensare – visto che la telepatia non sembra conoscere limiti di spazio – che un simile mezzo di comunicazione potrebbe in avvenire essere coltivato, e adoperato in caso di emergenza, per mantener e comunque i contatti dei « terrestri » con coloro che fra qualche anno o qualche decennio trasvoleranno negli infiniti spazi cosmici…
Siamo qui ovviamente ai limiti della fantascienza: ma non si può negare che molta· fantascienza di poco tempo fa si sia fatta realtà sotto i nostri occhi. Parecchie vedute- del dott. Puharich sembreranno parimenti fantasiose a vari indagatori, né è certo nostro proposito dar loro sin da ora un qualsiasi avallo. Riteniamo tuttavia che esse costituisca no un coraggioso contributo all’esplorazione di certe zone ancora assai oscure della personalità. Intanto, in un’opera dello scienziato sovietico B. B. Kazhinski Biologischeskaya Radiosvyaz («Radio biologica»), apparsa anch’essa quest’anno, a cura dell’Accademia delle Scienze dell’Ucraina, leggiamo che la telepatia potrà forse essere utilizzata, « quale mezzo addizionale di informazione nel campo della pedagogia e in quello dei voli spaziali » (la sottolineatura è nostra).
L’argomento comincia dunque ad interessare, si direbbe persino studiosi di formazione materialistica, e niente affatto proclivi alle scorribande dell’immaginazione.
Emilio Servadio