Stigmate e sudori di sangue restano un eterno mistero
Tali fenomeni possono essere suscitati dalla potenza della immaginazione, ma non sempre si spiega scientificamente il loro insorgere improvviso e la loro lunghissima durata
Il Tempo 23/06/1961
La morte, avvenuta l’altro ieri all’età di 66 anni, di Suor Elena Ajello, ha richiamata l’attenzione del pubblico e degli studiosi sui fenomeni delle stigmate e del «sudore di sangue»; poiché Suor Elena, inserendosi in una lunga serie di mistici cristiani, era stigmatizzata, e dalle piaghe e dal capo le stillava ogni tanto sangue vermiglio. La monaca di Montalto Uffugo aveva sudato sangue per la prima volta nel 1922, nel corso di un deliquio durante il quale le si erano impressi indelebilmente nella carne i segni della Passione.
Occorre dir subito che dal punto di vista religioso, la presenza delle stigmate e dei sudori di sangue non è, di per sé, prova o indizio di santità. La Chiesa ha l’abitudine di non pronunziarsi neppure sull’origine soprannaturale di tali segni, lasciando ai teologi e agli studiosi ampia libertà d’opinione. Ciò ha consentito per esempio a un Pontefice, Benedetto XIV, di sostenere che lo stesso sudore di sangue di Gesù poteva spiegarsi senza fare ricorso al soprannaturale. Egli si riferiva, d’altronde, al parere espresso da illustri teologi del suo tempo, quali il Suarez, il Maldonat e il Calmet, i quali a loro volta avevano dalla loro l’autorità di San Tomaso d’Aquino.
Il « dottore angelico » infatti, precedendo di molti secoli alcune conclusioni cui oggi è giunta la cosiddetta «medicina psicosomatica», aveva scritto che la potenza dell’immaginazione era capace di produrre alterazioni profondissime nel corpo umano, sino «alla febbre e alla lebbra» (aut etiam immutatur ad febrim vel lepram).
Alta suggestione
Non sorprende pertanto che teologi e scrittori cattolici del nostro tempo siano, sulla questione delle stigmate, altrettanto cauti e prudenti, preferendo in molti casi la sospensiva del dubbio a interpretazioni che ulteriori progressi delle umane conoscenze potrebbero dimostrare erronee. Padre Agostino Gemelli che, come tutti sanno, era, oltre che frate francescano, medico e psicologo di larghissima fama, dichiarò in un celebre articolo di credere nell’origine soprannaturale di un solo caso dl stigmatizzazione quello di San Francesco d’Assisi.
Abbiamo ricordato la « potenza dell’immaginazione » secondo San Tomaso. Da molto tempo, infatti, è noto che certi arrossamenti, gonfiori, e persino piaghe con emorragie più o meno rilevanti possono prodursi in soggetti nevropatici, psicologicamente instabili, di facile suggestionabilità, dalla immaginazione accesa, e affetti da maggiore o minore labilità vasomotoria. Questi fenomeni possono essere spontanei, e la letteratura medico-psicologica e neuropsichiatrica abbonda di casi nei quali furono rilevati fatti più o meno importanti di cosiddetto « dermografismo isterico ». Ma simili affezioni dell’epidermide possono anche essere provocate, in soggetti adatti, per suggestione diretta o indiretta, e in modo particolare mediante comandi ipno-suggestivi. Già nel 1885 i dottori francesi Bourru e Burot presentarono, al Congresso medico di Grenoble, un paziente nel quale riuscivano a provocare, per suggestione, un dermografismo intenso seguito da una vera e propria essudazione sanguigna. Più recentemente il dottor Hartenberg ha segnalato il caso di « una signora che ad ogni emozione violenta si copriva di ecchimosi ». I neurologi Tuke e Bartélémy citano il caso dl una madre a cui si produsse sul collo un cerchio eritematoso dopo aver temuto che il pesante sportello di ferro di un caminetto si abbattesse sul capo del suo bambino. Nei riguardi di fenomeni a carattere para-religioso sembrano importantissime alcune moderne esperienze del dottor Adolfo Lechler. Una sua paziente, estremamente suggestionabile, presentava ogni tanto i sintomi di malattie che aveva osservato in altre persone. Durante il Venerdì Santo del 1932, questa donna guardò a lungo un quadro che rappresentava la Passione, e le si gonfiarono le mani e i piedi. Lechler le chiese allora di pensare durante la notte che nelle zone in cui soffriva sarebbero apparse delle piaghe. La mattina seguente, «piaghe umide e leggermente sanguinolente apparvero nelle regioni doloranti». Il medico suggerì alla ammalata che le piaghe si sarebbero approfondite, e ciò effettivamente avvenne verso mezzogiorno!
Questi e molti altri casi consimili, osservati e sperimentati in parecchi decenni a partire dallo scorso secolo, non lasciano più dubbi, e s’inquadrano d’altronde perfettamente negli odierni orientamenti medico-psicologici e psicosomatici. L’influenza di fattori psicogeni nell’eziologia di vere e proprie affezioni organiche, quali ad esempio l’ulcera gastrica, è ormai largamente ammessa anche dai medici più conservatori: e sono di recentissima pubblicazione alcune importanti storie cliniche, le quali dimostrano la possibilità di guarigione integrale, con puri mezzi psicoterapici, di malattie della pelle anche serie e di lunga data: il che comprova evidentemente che nell’insorgere di tali malattie aveva avuto larga parte la « potenza dell’immaginazione », già invocata da San Tomaso.
Nostri limiti
Possiamo forse dire, allora che la psicologia medica la medicina psicosomatica « spiegano » a priori ogni qualsiasi caso di stigmatizzazione o di sudore di sangue passato o recente – da quello del Salvatore nell’orto di Gethsémani a quelli moderni di Padre Pio da Pietrelcina, di Teresa Neumann o di Elena Ajello?
A noi sembra che rispondere in un senso recisamente affermativo sarebbe altrettanto imprudente quanto dichiarare che un Tizio qualsiasi, per il semplice fatto di presentare improvvise emorragie o ecchimosi non facilmente spiegabili, dev’esser tenuto in fama di santità.
In primo luogo, occorre « inquadrare » il fenomeno del sudore di sangue o delle stigmate nelle coordinate della personalità totale di chi lo presenta. Il fatto stesso che in molti casi tale personalità sia quella di un neuropatico o di una isterica permette di per sé l’esclusione di una qualsiasi ipotetica extra-normalità. Ma non altrettanto si può dire quando simili manifestazioni avvengano in individui dalla vita morale ineccepibile, dallo equilibrio neuropsichico incontestabile; e nessuno scienziato «positivo » si sentirebbe di accomunare sic et simpliciter i casi clinici che abbiamo citati a quelli dl una Veronica Giuliani o di un Padre Pio, per non parlare di San Francesco o di Anna Caterina Emmerich.
E’ necessario inoltre tener presente, in ogni singolo esame di fenomeni del genere, la rispettiva durata della manifestazione, la sua intensità, le sue caratteristiche anatomo-fisiologiche. Altra cosa è il superficiale e transitorio dermografismo da suggestione o autosuggestione, ed altra è il permanere, per anni e decenni, di profonde e sanguinanti ferite, che non vanno in suppurazione, e che non si cicatrizzano – contrariamente a tutte le ragionevoli previsioni della scienza medica. Altro è un arrossamento epidemico, e altro è il vero « sudore di sangue » tipo Elena Ajello, o l’impressionante fenomeno per cui – come riferisce San Luca – persino la terra si bagnò del sangue di Gesù: « et factus est sudor Eius, sicut guttae sanguinis decurrentis in terram ». Non sarà fuori luogo ricordare che esperienze precise di laboratorio, tra cui quelle del professor Bouchard, hanno mostrato che per ottenere una rottura dei capillari e una fuoruscita del sangue in essi circolante occorre una pressione di almeno 780 millimetri: pressione di gran lunga superiore a quelle che la patologia presenta di solito alla nostra osservazione.
Naturalmente nessuno è in grado di misurare con i dinamometri la « potenza dell’immaginazione », e di fissarne i confini: ma le odierne investigazioni di psicologia profonda, mentre ci hanno resi meglio edotti di tale potenza, ci hanno al tempo stesso rivelato dimensioni enigmatiche ed oscure della personalità umana, dinnanzi alle quali – un atteggiamento rigidamente «positivistico» non si può a lungo adottare. Oggi più che mai, l’uomo è divenuta consapevole non soltanto dei limiti delle proprie conoscenze, ma del valore tutt’affatto relativo della conoscenza e della scienza in se stesse. Oggi più che mai noi sappiamo che fenomeni analoghi, e talvolta persino il medesimo fenomeno, possono essere diversamente considerati a seconda che li riferiamo a questo o quel sistema di valori. E solo un imprudente potrebbe definire oggi con sicurezza a quale preciso « sistema di valori » dovessero riferirsi le ferite sempre aperte, i periodici veli di sangue, che per quasi quarant’anni contrassegnarono la vita semplice e pura di Suor Elena Ajello.
Emilio Servadio