Psicoanalisi e Yoga
Seconda Parte
Luce e Ombra 1947
La sublimazione. Fisiologia, psicologia e psicoanalisi del Kundalini – Yoga. Una ventina d’anni fa, le pubblicazioni di Arthur Avalon (alias Sir John Woodroffe) rivelavano all’Occidente, in ogni suo particolare, un sistema di Yoga sviluppato soprattutto nelle scuole tantriche, ma i cui elementi si ritrovano più o meno anche negli altri sistemi: il Kundalini-Yoga, o Yoga del Serpente.
Eccone in breve la teoria. Il prana, o forza vitale, attraversa l’organismo sotto forma di respiro per mezzo di due canali o nadi, Ida e Pingala, le cui estremità superiori sono le narici, mentre quelle inferiori si trovano in un luogo situato presso la base della colonna vertebrale. Questi canali passano rispettivamente, a spirale, a sinistra e a destra della colonna vertebrale, come pure di un terzo canale, verticale, chiamato Susumna, che si trova al centro del midollo spinale e che è di solito chiuso al passaggio del prana. La forza vitale non può passare lungo Susumna sino a tanto che alla sua base sta, « addormentata », Kundalini, colossale riserva di potenza che vien rappresentata come un serpente arrotolato su se tesso e situato in un centro chiamato Muladhara. Questo il, più basso di sei o sette centri, o Ciakra, distribuiti lungo Susumna. Tali centri sono normalmente inattivi, ma se si arriva, attraverso speciali esercizi di respirazione, concentrazione, ecc., a « svegliare» Kundalini, una corrente d’energia cosmica sale lungo Susumna, attivando una dopo l’altra le Shakti o « potenze » dei Ciakra – a mezzo delle quali lo Yogi diverrebbe capace di padroneggiare in modo assoluto le sue facoltà fisiologiche e psichiche, di acquistare meravigliosi poteri e di ottenere, infine, la liberazione suprema.
Diversi studiosi occidentali hanno cercato di superare l’ostacolo costituito dalle concezioni arcaiche e dalle immagini « sfrenate » dei testi indiani, e di vedere se la teoria anzidetta potesse avere fondamenti o corrispondenze in ciò che è acquisito alla scienza. Cercheremo di fare lo stesso.
In primo luogo, che cos’è più precisamente, secondo la stessa teoria originale, questa forza Kundalini?
A tale questione gli interpreti più autorevoli rispondono che Kundalini è l’Eros cosmico nella sua localizzazione umana. Arthur Avalon la chiama « la forma statica dell’energia creatrice nei corpi, che è la sorgente d’ogni energia» (The Serpent Power, Madras 1924, p. 15). Ogni psicoanalista è in grado di capire le caratteristiche di « potenza terribile e pericolosa, capace d’ogni bene e d’ogni male » che gli Indiani attribuiscono a questa forza: basta riferirsi alla grandiosa concezione freudiana degli istinti dell’Eros. Ed è altresì evidente il perchè Kundalini sia rappresentata simbolicamente da un serpente questo essendo uno dei simboli classici e arcaici della sessualità (considerata specialmente nel suo aspetto fallico). Ma quali rapporti ha Kundalini con quei canali e quei centri? Quali corrispondenze possiamo stabilire tra Susumna e i Ciakra da un lato, e quanto c’insegnano dall’altro l’anatomia è la fisiologia? E quale contributo può arrecare la psicoanalisi a questo complicato assieme di dottrine, d’ipotesi e d’interpretazioni?
Alcuni autori, come Haas (The psychische Dingwelt, Bonn 1921) o Staudenmaier (Die Magie als experimentelle Naturwissenschaft, Leipzig 1922), negano che le teorie e le descrizioni del Kundalini Yoga possano avere un qualsiasi substrato obiettivo. Si tratta, a loro avviso, di rappresentazioni fantastiche, che possono servire tuttavia allo Yogi come temi di meditazione, con risultati la cui valutazione è quanto mai variabile. Silberer (Probleme der Mystik und ihrer Symbolik, Vienna 1914) tentò a suo tempo un’interpretazione puramente simbolica dei Ciakra: ma non vi riuscì bene, per difetto di conoscenza dei testi indù.
Altri, invece, hanno visto nella dottrina del Kundalini-Yoga una enunciazione deformata e immaginosa di fatti e rapporti esprimibili in termini di anatomia e fisiologia moderne. Un primo, limitato tentativo a questo riguardo fu fatto da Walter, nel suo commento alla traduzione dello Hathayogapradipika (Monaco 1893). In tempi più recenti, un medico indiano, il Dr. Vasant G. Rele, ha dedicato alla questione un saggio dei più importanti (The mysterious Kundalini, Bombay 1927, n. ed., 1939). Lo scrivente si è onorato dell’amicizia personale del Dr. Rele – da poco defunto – ed ha avuto occasione di esporne e discuterne le idee nel 1940, a Bombay, in una assemblea plenaria, appositamente convocata, della « Bombay Medical Union ».
Rele esamina in primo luogo con gran cura tutte le facoltà che vengono attribuite a Kundalini e ai Ciakra, in rapporto con le già menzionate tecniche di Asana, Pranayama, ecc., impiegate per conseguirle. Egli nota, che in un modo o nell’altro lo scopo che ci si propone è quello di stabilire un controllo su funzioni che di solito sono autonome ed inconsce. Egli considera allora talune di queste funzioni, che secondo la fisiologia occidentale sono in rapporto con i sistemi simpatico e parasimpatico (il « sistema nervoso autonomo», secondo la denominazione di Langley): accelerazione o rallentamento dei battiti cardiaci, dilatazione o contrazione degli sfinteri, eccitamento o inibizione dei movimenti peristaltici, ecc. Rele coraggiosamente stabilisce impressionanti paralleli anatomici e fisiologici tra i Ciakra e i « plessi » del sistema autonomo, e deduce (p. 40): « Le facoltà che si attribuiscono a Kundalini potrebbero esser vere se ci fosse un nervo il quale, eccitato, potesse far agire i plessi. Questi, a loro volta, sono collegati per mezzo di fibre al midollo spinale (Susumna)… ». Secondo Rele, il solo nervo che riempia queste condizioni è il pneumogastrico (o vago) destro, di cui è nota la primarietà nel sistema parasimpatico. Dopo aver descritto assai minuziosamente ciò che si conosce dell’anatomia e della fisiologia di questo nervo, Rele mostra che la stimolazione o la depressione del centro vagale attiva o inibisce direttamente o indirettamente le sue fibre efferenti e afferenti, con immediato effetto su tutte le funzioni vegetative. Se normalmente le attività vagali sono automatiche ed inconsce (Kundalini « addormentata »), si tratta di renderle controllate e coscienti. Ciò può ottenersi mediante tecniche abbastanza complicate, alcune delle quali sono più o meno giustificabili anche in termini di « scienza », come ad es. questo o quell’esercizio respiratorio che agisce inevitabilmente sul sistema nervoso autonomo; mentre altre si fondano su dei presupposti e delle spiegazioni che la nostra scienza non può far rientrare per ora nei suoi quadri, e che dovranno essere studiati più da vicino. Ad ogni modo, è attraverso il controllo delle attività vagali che, secondo Rele, la pratica dello Yoga darebbe ai suoi adepti i « poteri » strani e misteriosi di cui tanto si parla, e che le ricerche metapsichiche hanno da non molto cominciato a studiare con metodi sperimentali. Il Dr. Rele si mostra assai riservato circa la questione dei « poteri superiori », « magici » ecc., pur non potendo non manifestare una viva ammirazione per una dottrina la quale, vecchia di oltre duemila anni, ha anticipato a suo avviso talune conquiste assai recenti delle scienze naturali.
Lo spazio non ci consente un riassunto più circostanziato di questo notevolissimo saggio; e forse quanto ne abbiamo detto non ne farà apprezzare a sufficienza il buon fondamento scientifico e la potenza dimostrativa. I problemi che la tesi di Rele immediatamente solleva sono ovviamente quegli stessi che si presentano ogni qual volta si cerchi di trovare parallelismi anatomici ed organici con le funzioni psichiche. Può Kundalini identificarsi totalmente col Vago? Ciakra e «plessi » sono veramente una sola cosa? Una dottrina soprattutto psichica, metapsichica e mistica può essere assimilata senza residuo a fenomeni della vita organica? Sir John Woodroffe, nella sua prefazione a The mysterious Kundalini, lo nega nettamente, pur professando molta ammirazione per l’autore. Egli scrive infatti:
« Kundalini… è il Grande Potenziale. Come tale essa non può, a mio parere, essere identificata con alcuno dei prodotti ch’essa diviene… Essa … non è un nervo o alcun’altra sostanza fisica o facoltà mentale, bensì la sostanza basilare di entrambi, la quale, ridestata, ascende e s’immerge nei Tattvas (principi) più alti… » (p. X).
Più oltre, tuttavia, egli rende omaggio alla genialità dell’autore, e soggiunge:
«… può darsi benissimo che il nervo (vago) abbia in questo Yoga la funzione praticamente importante che l’Autore pretende di aver scoperto. Può anche darsi che nella pratica dello Yoga esso sia non soltanto un elemento importante, ma, com’egli dichiara, il più importante… » (p. XI).
L’idea che ci si forma di Kundalini studiando i testi indiani e i magnifici commenti di Sir John Woodroffe è molto vicina a quella psicoanalitica dei proto-istinti. Uno dei più grandi meriti di Freud è certamente quello di aver mostrato tutta l’ampiezza e l’aspetto per così dire primordiale e cosmico delle energie istintuali, e particolarmente degli istinti dell’Eros. Se potessimo, quindi, identificare Kundalini con le energie istintuali primordiali, e particolarmente con la libido, più o meno amalgamata con il suo elemento antagonista, o destrudo (per adoperare l’espressione proposta da Weiss), si potrebbe pensare alla sua metaforica «ascensione» come ad una « sublimazione» degli istinti vista da un angolo più vicino al piano organico di quanto non si sia fatto sinora. Cercheremo subito di mostrare come questa concezione permetta di comprendere meglio lo stesso meccanismo della sublimazione.
Mediante la sublimazione – processo che lo stesso Freud considera come assai oscuro – le energie istintuali sono trasformate, e trovano sbocchi e scopi più alti di quelli originari. Lo studio fondamentale di Jones (in Papers on Psychoanalysis, Londra 1923, cap. XXXIV) sulla sublimazione ha chiarito tre punti essenziali: 1) che la sublimazione è soprattutto uno spostamento dell’energia primitiva, più che una sostituzione; 2) ch’essa è un processo totalmente inconscio; 3) ch’essa investe fattori molto più profondi che non i semplici, desideri sessuali insoddisfatti nel senso stretto e banale della parola.
Qui si pone, dunque, la questione dei rapporti fra libido e destrudo da un lato, sistema nervoso autonomo dall’altro. Sinora, due lavori hanno decisamente affrontato questo problema: uno è della Dr.ssa Käthe Misch (Die biologischen Grundlagen der Freudschen Angsttheorie, in Intern. Zeitschr. f. Psychoanalyse, XXI (1935), p. ,62 segg.). L’altro è del mio allievo Dr. Ladislao Kovàcs (Protoenergie psichiche e manifestazioni neurovegetative, in Saggi di psicoanalisi in onore di Freud, Roma 1936, p. 193 segg.). Käthe Misch ha stabilito un’affinità fra l’angoscia (tipica manifestazione della destrudo) e le manifestazioni del sistema simpatico. Kovàcs, mediante una ingegnosa serie di osservazioni cliniche e biologiche, crede di poter concludere che:
«l’energia psichica degli istinti dell’Eros (libido) ha un’affinità precisa con l’energia biologica che si chiama anabolica, e che si manifesta nel funzionamento del sistema parasimpatico, mentre la destrudo mostra un’affinità con l’energia catabolica, che si esprime nel funzionamento del sistema simpatico ».
Anche qui, dobbiamo limitarci a riferire puramente e semplicemente questi dati, e a mostrare che le conclusioni di Käthe Misch e soprattutto di Kovàcs confermano in modo decisivo le vedute di Rele, anche se si considera la questione da un punto di vistag meno materialistico, ossia non ià considerando Kundalini come identica al vago, bensì con una energia possente, l’energia libidica, che avrebbe nel sistema parasimpatico, e quindi particolarmente, nel nervo vago, la sua correlazione e il suo strumento esecutivo. E’ necessario notare qui che, come lo scrivente ha avuto occasione di dimostrare anni or sono, il processo di sublimazione si applica alla libido, mentre la destrudo può essere sublimizzata solo se amalgamata alla libido stessa: altro argomento a favore del primato conferito da Rele al sistema parasimpatico e alle vie vagali.
Noi vediamo, dunque, che questa concezione lega in maniera integrale ed armonica una « dottrina occulta » yogica con alcune delle più moderne ricerche di anatomia e fisiologia riguardanti il sistema nervoso autonomo, e con vedute teoriche della psicoanalisi che hanno sin qui mostrato non diremo una mancanza di nesso causale, ma certo una correlazione assai incerta, con i processi biologici. Inoltre, la psicoanalisi ha fornito – da un punto di vista rigorosamente psicologico – una impressionante convalida alla tradizione yogica, avendo affrontato il tema da un lato del tutto nuovo e indipendente.
Quanto precede è beninteso soltanto uno « schema di lavoro » che potrebbe e dovrebbe aprire la via per ulteriori ricerche. Se le nostre osservazioni sono fondate, potremmo paragonare Kundalini « dormiente » alla situazione delle energie istintuali quando il loro dinamismo – libidico e distruttivo -, e lo stesso meccanismo di sublimazione, mantengono il loro carattere inconscio e primitivo, secondo la descrizione generale data da Jones. Ma se talune pretese dello Yoga hanno una base, si potrebbe forse fare della sublimazione un processo largamente controllato dall’Io, ed acquistare in tal modo un dominio non solo sulla vita vegetativa, ma anche – come pensa Freud nel passo che abbiamo citato nel nostro articolo precedente – su molti importanti processi psicologici. La forza attiva di questi sta nelle energie istintuali – come la psicoanalisi ha dimostrato. Da una condizione di parziale o totale incoscienza essi potrebbero dunque diventare chiari e coscienti.
Anche se lo Yoga dovesse limitarsi a questo, varrebbe la pena di coltivarne lo studio, specie da parte di coloro che possono apprezzare le molte verità psicologiche che indubbiamente esso contiene. In conclusione, si potrebbe dire che lo Yoga è un sistema ed un metodo che intende liberare l’uomo dalle forze, oscure che lo tengono prigioniero, e ciò, attraverso una profonda presa di contatto con l’inconscio e una controllata e cosciente sublimazione degli istinti. Sino a questo punto, psicoanalisi e Yoga possono procedere di conserva: poiché il compiersi di un tale programma significherebbe la vera liberazione dell’uomo, quale chiunque può concepirla senza tema di cadere nei dominii della fantasia, della superstizione o del fanatismo.
Prof. Dr. Emilio Servadio
Psicoanalista Via Taglianiento 76, Roma.
N.B. Per mancanza degli appositi caratteri tipografici non è stato possibile trascrivere i termini sanscriti servendosi dei segni diacritici approvati internazionalmente. I lettori sono pregati di scusare questa imperfezione, dovuta a cause estrinseche alla buona volontà dell’Autore e del Direttore.