Fatti, fanatismi e fandonie della psicoanalisi negli Stati Uniti
Il Tempo 27/06/1956
Non bisogna confondere la silenziosa attività dei clinici con le trovate come la nuova « regressione ipnotica mentale »· di cui oggi tutti parlano e spesso solo per sentito dire.
Un quotidiano romano ha pubblicato giorni or sono un articolo sulla psicoanalisi, in cui si contengono, accanto ad alcuni dati sufficientemente esatti, molte nozioni approssimative e diversi grossi errori. Questi ultimi riguardano in modo particolare la psicoanalisi negli Stati Uniti. L’articolista non esita ad affermare, per esempio, che in America la psicoanalisi è diventata « strumento di speculazioni e null’altro » (sic), o che presso quel popolo, « quasi tutte le donne, dall’età di quindici-sedici anni, hanno il proprio psicoanalista, dal quale si recano come dal parrucchiere »…
Simili enormità non meriterebbero neppure di essere rilevate se non fossero, per così dire, punte estreme di un certo modo di giudicare abbastanza diffuso, alimentato da gente superficiale o da critici orecchianti. L’occasione ci sembra quindi opportuna per una obiettiva messa a punto.
E’ bene ricordare, anzitutto, che quando si parla di «psicoanalisi negli Stati Uniti» occorre, come sempre e dappertutto, distinguere tra gli psicoanalisti riconosciuti e quelli che non lo sono. I primi, in questo caso, sono membri della « Associazione Psicoanalitica Americana », gli altri no. Secondo i più recenti dati ufficiali, i membri dell’A.P.A. sono circa 800, tra « attivi » ed «associati ». Di tali poche centinaia di specialisti, meno di 600 sono anche membri riconosciuti dell’ « Associazione Psicoanalitica Internazionale », fondata da Freud.
Si tratta, quindi, di un numero assolutamente esiguo rispetto alla popolazione degli Stati Uniti: tanto che chi aspira ad essere assunto in trattamento da un analista americano riconosciuto e provetto deve, bene spesso, attendere il suo turno per mesi o anni. Altro che andarvi « come dal parrucchiere »!…
Accanto agli anzidetti psicoanalisti ufficialmente riconosciuti, esiste una schiera assai maggiore di psichiatri e di psicoterapeuti, i quali possiedono una certa (o, in diversi casi, una assai notevole) preparazione psicoanalitica, e che sono pertanto in grado di effettuare trattamenti psicoterapici ad orientamento analitico. Anche questi, peraltro, sono relativamente pochi (alcune migliaia), tanto che negli Stati Uniti la necessità di averne in molto maggior numero è acutamente sentita!
Gli anzidetti due gruppi esauriscono, praticamente, ciò che a buon diritto si può chiamare l’attività psicoanalitica (o psicoterapica) seria negli Stati Uniti d’America: attività indubbiamente assai più vasta che non quella, supponiamo, italiana o belga o norvegese, ma – ripetiamo – sempre inadeguata ai bisogni di milioni di persone, molte delle quali sono assai bene orientate nei riguardi dei metodi moderni di psicoterapia, di psicopedagogia e di rieducazione della personalità.
Rimane un numero, purtroppo abbastanza notevole, di sedicenti psicologi o psicoterapeuti o analisti, privi di una vera preparazione scientifica, ai quali si rivolgono ingenuamente molti di coloro che non hanno alcuna idea di che cosa sia la psicoanalisi, o in che cosa consistano i vari metodi di trattamento da essa ispirati o derivati. Di tale schiera d’individui – per la massima parte in mala fede – ben può dirsi che la loro attività è « strumento di speculazioni e null’altro ». Ma l’autentica psicoanalisi non ci entra per nulla.
Sono inoltre da rettificare alcuni altri pregiudizi, relativi al valore scientifico della psicoanalisi americana. Anche qui, non si debbono confondere le « trovate » pseudo-psicologiche, o mistiche, di cui ogni tanto si entusiasmano le folle meno orientate e più incolte – come la « dianetica » o la « psicoterapia spiritualista » o la « regressione ipnotica prenatale » – con quanto vanno facendo e sperimentando gli psicoanalisti riconosciuti e gli psichiatri o gli psicoterapeuti degni di questo nome. Chiunque percorra una delle quattro principali riviste statunitensi di psicoanalisi (« The Psychoanalytic Quarterly », « The Psychoanalytic Review », «Journal of the American Psychoanalytic Association », «Psychoanalysis ») può rendersi rapidamente conto dell’elevato livello a cui si conformano gli studiosi americani della materia. E accanto a essi, e ai loro periodici, esistono molti aggruppamenti e scuole e riviste di psichiatria e psicoterapia, che pur nelle loro inevitabili differenze e divergenze danno continui, importanti contributi al progresso della nuova psicologia dinamica, della psichiatria analiticamente orientata, e del trattamento dei più vari disturbi della personalità.
Non dimentichiamo che da tali schiere dl ricercatori e di specialisti sono venute alcune delle tesi o delle conclusioni più importanti di quest’ultimo ventennio in tema di medicina psicosomatica, di cura psicoterapica dei border cases o addirittura dl certe psicosi, di analisi di gruppo, di psicoterapia delle nevrosi infantili, ecc.
Sì, lo sappiamo: gli Stati – Uniti ci presentano, anche in queste materie, l’immagine di – un grande e semovente calderone, in cui c’è di tutto: l’imbroglione e lo scienziato, il fanatico e la persona raziocinante, la realtà scientifica e l’illusione. Nella stessa città di quell’immenso Paese possiamo trovare il mental healer che pretende di curare il cancro con « mezzi spirituali », e il gruppo di severi ricercatori che si affannano per dieci anni a indagare sui fattori psicologici profondi dell’ ipertensione essenziale. Ma è sciocco ed ingiusto confondere una cosa con l’altra, e mettere un qualsiasi sedicente psicoterapeuta sullo steso piano di un Franz Alexander o di un Karl Menninger. Anche tra coloro che si discostano dalla psicoanalisi freudiana strettamente ortodossa c’è chi ha figura e statura di scienziato (ad esempio, Frieda Fromm-Reichmann e chi si dichiara avversario di principi che non ha mai assimilato (come ad es., Andrew Salter). Solo una conoscenza molto esatta e diretta di persone, opere ed ambienti può permettere, in questo come in altri casi, un giudizio preciso e sereno.
Alcuni anni or sono, un distinto psicologo americano Lee R. Steiner pubblicò, sotto il titolo « Where do people take their troubles? » « Dove porta la gente i propri guai? »), una inchiesta assai accurata su un notevole numero di grossi o piccoli ciarlatani che intestano il campo della psicoterapia statunitense, e ai quali molti illusi « portano i loro guai », Non c’è se non applaudire a studi del genere, che dovrebbero essere meglio conosciuti anche la noi.
EMILIO SERVADIO