Per guarire dalle malattie mentali le sole medicine non sono sufficienti
Progressi della nuova terapia psicosomatica
Il Tempo24/04/1956
L’idea che si possa agire sul processi mentali mediante mezzi fisici o sostanze chimiche non è nuova, e ha un indiscutibile fondamento. Forse le prime scoperte umane al riguardo seno state quelle relative agli effetti dell’alcool sullo stato d’animo di chi lo consuma. Dall’introduzione di sedativi di tonici sino alle terapie convulsivanti biochimiche od elettriche, alle narcoterapie, o agli ultimi prodotti della farmacologia statunitense o sovietica, i mezzi di questa influenza sono diventati sempre più selezionati e pertinenti, con sollievo o remissione di stati patologici un tempo giudicati irrimediabili. Esistono dunque ormai i fondamenti di una « medicina somato-psichica », le cui possibilità appaiono enormemente maggiori rispetto a quelle di quaranta o cinquant’anni addietro per non parlare di tempi più remoti.
Ciò premesso, non si può tuttavia non chiedersi se sia questa la sola strada giusta, e se, a limite, si potrà davvero giungere a trattare con successo ogni e qualsiasi disturbo o problema della personalità psichica mediante droghe o strumenti materiali: conclusione, questa, che alcuni autori hanno già creduto di anticipare, prevedendo la finale abolizione degli interventi psicologici e psicoterapici nei casi in cui tali interventi sono ancora oggi largamente praticati.
A mio avviso, gli assertori di questa tesi sembrano dimenticare un fatto fondamentale: il fatto, cioè, che i processi psichici propriamente detti hanno una loro peculiare e irriducibile fisionomia, che non consente di « spiegarli » se non nei loro stessi termini. Se consideriamo, a mo’ d’esempio, un caso di gelosia morbosa, noi possiamo arrivare a comprendere perchè essa sia sorta, quale sia la sua struttura, e quali possano essere i mezzi da adoperare perchè cessi o si attenui: ma tutto ciò non può descriversi o trattarsi se non in termini psicologici non già· «riducendo» la gelosia a un processo biochimico e considerandolo alla stregua di una infezione. Noi possiamo, è vero, ridurre o annullare temporaneamente la sofferenza del soggetto somministrandogli calmanti o sottoponendolo a una cura di sonno: ma la genesi della condizione morbosa, nei suoi radicali personali specifici, rimarrà estranea al nostro intervento.
E’ stato ormai dimostrato, e dovrebb’essere pacifico, che molte condizioni psicopatologichenon sono che acmi o ingrandimenti di situazioni in cui qualsiasi persona psichicamente normale può trovarsi – situazioni che è vano cercar di spiegare riferendole a cause organiche. Tratti di carattere come la timidezza, il facile scoraggiarsi, la prodigalità, l’impulsività e simili ci apparirebbero, sotto un’ipotetica lente di ingrandimento, vere e proprie sindromi nevrotiche (« nevrosi: di carattere »), di cui sarebbe giusto preoccuparsi seriamente. Ma tali fenomeni sono irriducibilmente psichici, e possono essere studiati e compresi e alleviati ed eventualmente neutralizzati in modo radicale, solo mediante un’indagine psicologica.
La situazione degli studi in questo campo è attualmente alquanto paradossale. Da un lato, assistiamo alla crescente introduzione e applicazione di terapie fisiche o chimiche con alcuni risultati assai brillanti per lo meno pro tempore -, i quali a loro volta fomentano la non mai spenta speranza di poter trattare qualsiasi disturbo psichico mediante pillole o gocce o iniezioni. D’altro lato vediamo scienziati di larga fama onestamente via via ammettere che anche alcune « speranze parziali » di tal genere sono andate deluse, che il toccasana di certe sindromi non si è trovato, e che alcuni tipici disturbi nervosi o mentali sono in fin dei conti comprensibili e affrontabili solo psicologicamente (basterà ricordare ciò che è avvenuto nella valutazione clinica – in un primo tempo entusiastica, poi ottimistica, ed infine guardinga se non sfiduciata – dei vari metodi successivamente introdotti in venticinque o trent’anni nella cura della schizofrenia: dall’insulina a cardiazol alla lobotomia a certi nuovi farmaci galenici o sintetici). Ed infine – straordinario contrasto! – assistiamo alla sempre maggior comprensione psicologica (con qualche correlativa possibilità di cura) di disturbi che un tempo erano considerati di non discutibile origine organica – come l’ulcera gastrica o l’ipertensione! Può essere interessante citare, in proposito, quanto si va facendo in via di ricerca scientifica e sperimentale ad opera di un gruppo di studiosi di Chicago guidati dal celebre Franz Alexander. Volta a volta, a tali studiosi vengono sottoposte accurate descrizioni psicologiche di individui a loro totalmente ignoti, con l’avvertenza che nella descrizione stessa ogni accenno ai disturbi di cui soffrono è rigorosamente omessa. Ebbene: nella quasi totalità dei casi riesce ormai possibile a questi ricercatori diagnosticare con sicurezza, in base alla sola conoscenza indiretta della personalità psichica dei soggetti, se essi soffrano di una o dell’altra delle seguenti malattie: ulcera gastrica è duodenale, colite ulcerativa, asma bronchiale, ipertensione essenziale, tireotossicosi, artrite reumatoide, neurodermatiti. Sono attualmente in corso, a Chicago, ulteriori, audaci investigazioni su eventuali tratti psicologici comuni dei malati di carcinoma.
La conclusione di questa rapida rassegna in campi ancora così aperti della ricerca medico-psicologica non può essere che una sola. la « medicina somato-psichica » non è e non sarà presumibilmente mai in grado di soppiantare totalmente l’avvicinamento psicologico e psicoterapico, che tanti risultati ha già ottenuto ed ottiene. Essa è l’indispensabile correlato ma non già il sostituto – della sua più giovane compagna, la· « medicina psicosomatica ». Solo da una considerazione unitaria e· non esclusiva di ciò che è della psiche e di ciò che è del soma è lecito attendersi un arricchimento delle nostre conoscenze teoriche, e sempre maggiori successi pratici e applicativi.
EMILIO SERVADIO