J. Flescher: Psicoanalisi della vita istintiva (Roma, De Carlo, I945)
Luce e Ombra 1947
Questo libro non vuol essere manuale di psicoanalisi, ma piuttosto una trattazione precisa ed esauriente sia della dottrina psicoanalitica degli istinti secondo le più autorevoli formulazioni freudiane, sia – soprattutto uno studio dei riflessi che gli istinti umani hanno nei più svariati settori della psicologia individuale e collettiva, con speciale riguardo alle misure profilattiche ed educative, e in genere ai mezzi con cui gli istinti possono essere sorvegliati, guidati, e volti ai più utili fini.
Gli argomenti più importanti che l’A, svolge nei 32 capitoli che costituiscono il suo libro sono (parte prima): l’infanzia rispetto all’ambiente e agli istinti fondamentali; la sublimazione; le varie «fasi evolutive» degli istinti; la sessualità e l’ aggressività infantili; la formazione del Super-Io; la scomposizione della personalità psichica. Nella seconda parte l’A. considera principalmente i disturbi nello sviluppo degli istinti e le loro conseguenze: fissazione e regressione istintuali: inibizione e angoscia; formazione delle principali nevrosi (isterismo, fobie, tic, nevrosi ossessiva) e dell’omosessualità; il « carattere nevrotico » e altri studi caratterologici; le vere malattie mentali; la delinquenza. La terza parte è dedica:a specialmente all’educazione degli istinti, e l’A. vi tratta della soddisfazione e dell’« ingorgo » degli istinti, della «tolleranza», del problema religioso, e di tutto il comportamento dei genitori ed educatori nei riguardi delle fasi d’evoluzione degli istinti sino alla « crisi puberale » è agli ulteriori sviluppi del divenire individuale.
Come si vede, il tema stato praticamente sviscerato dal Flescher, il quale manifesta al riguardo un’ottima conoscenza dell’opera freudiana; ed anche di vari ritocchi arrecati all’edificio psicoanalitico dai continuatori di Freud. E’ opportuno segnalare questa specifica preparazione del Flescher in un Paese come l’Italia nel quale, purtroppo, abbondano ancora i dilettanti e gli orecchianti in materia di psicoanalisi, e in cui gli autori veramente competenti al riguardo non sono più di cinque o sei.
Vari contributi personali del Flescher ai temi trattati sono assai interessanti e persuasivi. Vorremmo in primo luogo menzionare il modo con cui il Flescher tratta il problema religioso: senza volerlo risolvere ontologicamente, ma indicandone l’importanza nell’educazione secondo modi e vie che si scostano – e secondo noi giustamente – dalle tesi principali di Freud. Anche laddove – come Meng ed altri il Flescher pone in rilievo la tendenza al perfezionamento, dandone una giustificazione metapsicologica, ci sembra che il suo punto di vista sia accettabile. Particolarmente acuto troviamo il tentativo di spiegare filogeneticamente la radice erotico-anale delle esperienze del possesso, come pure di quelle di espulsione e di annientamento. Non ricordiamo di aver letto nulla di altrettanto convincente al riguardo nella pur copiosa letteratura psicoanalitica.
Il libro che abbiamo sott’occhio è poi soprattutto pregevole per i contributi pratici che reca al problema generale dell’educazione e a quello, in particolare, della profilassi delle nevrosi. Chiunque legga con la debita attenzione l’ultima parte, che a questi problemi è specialmente dedicata, ne trarrà utilissimi insegnamenti; e noi vorremmo che fosse grandissimo il numero dei genitori, educatori, maestri e medici che effettueranno tale lettura.
Le poche note critiche che vorremmo aggiungere a questa recensione si riferiscono tutte a punti assai particolari e tecnici delta dottrina psicoanalitica. Per esempio, le nostre vedute sul, decorso del complesso edipico e sulla genesi del Super-Io differiscono da quelle – classicamente freudiane esposte nel libro. Così pure, noi non crediamo che i processi soggetti a rimozione dovessero essere di necessità originariamente coscienti, come il Flescher sembra ritenere. E ci sembra che trattando della sublimazione non sia stato posto sufficientemente in chiaro che per quanto si faccia, il processo sublimativo rimane sempre per massima parte inconscio, come dimostrò a suo tempo il Jones. Infine, avremmo molto da dire sul concetto di perversione come manifestazione diretta (senza rimozione) di questo o quell’attaccamento istintuale infantile.
Ma si tratta, ripetiamo, di punti specifici, intorno ai quali potrebbe destarsi l’interesse di pochi specialisti. Per tutto il resto, il libro è commendevolissimo; è, anzi, uno dei pochissimi libri d’assieme di psicoanalisi che consiglieremo a chiunque senza riserve.
Per una nuova edizione, che gli auguriamo prossima, vorremmo pregare l’A. di aggiungere una bibliografia e un indice analitico: quest’ultimo, specialmente, sarebbe prezioso per ritrovare rapidamente questo o quel singolo tema – cosa difficile nell’edizione presente dato il modo piuttosto denso e non sempre sistematico con cui la materia è presentata.
EMILIO SERVADIO