È brutto quel che piace
Il «bello» di oggi è l’uomo che fino a ieri era considerato, secondo i canoni estetici tradizionali, brutto.
Questo è l’imprevisto risultato di un sondaggio che abbiamo fatto tra le nostre lettrici.Per le giovanissime il «più bello del mondo» è Shel Shapiro, polare leader del complesso dei Rokes
Qualche settimana fa, nella mia rubrica di posta con i lettori, pubblicai tra le altre la lettera di una certa Flora di Bergamo, una giovanissima che mi suggeriva di indire un referedum tra le ragazze italiane per sapere «qual è il giovane più bello del mondo». Accolsi con entusiasmo la proposta: mi sembrava interessante e divertente. Si fa un gran parlare, oggi, degli «strani» gusti dei giovanissimi. Si stigmatizzano le loro scelte, ci si scandalizza per certe manifestazioni di entusiasmo definite quasi sempre «isteriche». Naturalmente, questi benpensanti che gridano al diavolo, si dimenticano di quando anche loro impazzivano per questo o quell’idolo che allora si chiamava Rodolfo Valentino, Bob Taylor o Gary Cooper.
Il risultato di questo sondaggio doveva rimanere un divertimento tra le mie lettrici e me, un gioco forse persino sciocco che si sarebbe esaurito alla fine dell’anno, data da me fissata per la conclusione del sondaggio. Chi sarà «Paride ’67»?, ci chiedevamo le lettrici ed io, continuando il nostro giochetto che ci avrebbe tenuto compagnia per qualche mese. Devo confessare che, anche se il campo d’indagine per la ricerca del super-bello si allargava, oltre che alla musica leggera, pure al
cinema, alla televisione ed al teatro, sin dall’inizio pensai che il prescelto sarebbe stato un idolo canoro. Si poteva restringere addirittura a due nomi: Paul McCartney dei Beatles e Mick Jagger dei Rolling Stones, due ragazzi idolatrati dalle teen-agers italiane. Man mano che giungevano in redazione le prime lettere-voto, però, balzò fuori un nome che, devo ammettere, era piuttosto disorientante per la mia immaginazione.
Quello di Shel Carson Shapiro, il cantante solista dei Rokes. Disorientante, perché questo giovane inglese (è nato a Londra nell’agosto del ’44) ha molte doti, ma non si può certo definire un «bello» nel senso classico della parola. Shel è alto un metro e novantaquattro centimetri, pesa settanta chili, ha un viso piuttosto regolare, occhi un po’ sporgenti, naso pronunciato.
Eppure, su cinquanta lettere al giorno che arrivavano (e continuano ad arrivare) in redazione, quaranta erano cariche di elogi entusiastici per «Shellone». Da notare, che le lettrici scrivevano da tutte le parti di Italia. Shel dei Rokes, un inglese un po’ all’italiana, è riuscito senza la minima fatica a livellare i gusti del le nostre teen-agers. Staccati come ho detto di diverse lunghezze, ecco i nomi di Paul dei Beatles, di Mick dei Rolling, di Celentano, di Ringo Starr, di Tomas Milian e di Alain Delon (unici attori votati).
Ho voluto capire il perché di tanto concorde entusiasmo per il lunghissimo Shell, ed ecco, prima di trascrivere le risposte di alcune sue fans, qualche brano delle lettere che ho ricevuto. 59 ragazze di Roma lode finiscono: «Superfavoloso fantastico meraviglioso ineguagliabile adorabile», e sottoscrivono tutte un foglio zeppo, oltre che delle loro firme, di una notevole quantità di cuori in cui è racchiuso il nome del supervotato. Patty di Milano: «Il più bel ragazzo del mondo, naturalmente, è il lunghissimo, elegante, divino, fab e sublime Shel». Laura di Cagliari: «Macché Paul o Mick: il super-ultra-mondiale è Shel dei Rokes».
Una ragazza di Roma: «W Shellone nostro – gajardo e tosto!». Angela di Torino: «Anche se Shel per qualcuno non è il più bel giovane del mondo, per me è più che bello!».
Di fronte a consensi così assoluti, le spiegazioni sono quasi inutili (trattandosi, poi, di ragazze molto giovani: dai tredici ai diciott’anni.
Alla mia domanda: «Ma sei sicura che Shel sia proprio il più bello del mondo?»; una quindicenne bionda, Carola, ha risposto: «Un ragazzo non deve avere lineamenti perfetti per essere considerato bello». E Donatella, altra teen-ager entusiasta di Shel: «È l’unico che ti fa sentire donna» e Patrizia di Milano: «Shel brilla di luce propria: non imita nessuno. Perciò è il migliore». «Mi piace perché è tenero», «Lo trovo gentile e dolce», «Non è fanatico», «Non fa mai scandali», «Non si droga», «Canta con l’anima, e mentre canta si trasfigura». Tutte frasi autentiche. Potrei continuare all’infinito. Ma a questo punto, per non finire in un elogio globale che ripeterebbe affermazioni quasi tutte simili, ho pensato che sarebbe stato interessante sentire il parere di alcuni famosi personaggi che, per la loro professione, sono in grado di analizzare un fenomeno come questo, vedendolo dal «di fuori».
Cominciamo da un notissimo psicologo, il prof. Emilio Servadio, presidente della società psicoanalitica italiana. La sua rapida analisi può essere utile alle ragazze che vogliono essere in grado di capire la lor scelta. Il prof. Servadio ha detto che a suo avviso questa predilezione potrebbe in parte spiegarsi secondo le modalità seguenti:
«Io penso che queste giovanissime possono in qualche modo avere ripetuto inconsciamente un atteggiamento bambina-adulto (figura paterna) in base soprattutto alla statura dell’uomo prescelto (1,94: n.d.r.). La differenza di statura in questione potrebbe in qualche modo consentire l’inconscio ripetersi di un rapporto tra la bambina piccola e la figura del padre. Nello stesso tempo, tuttavia, l’uomo in questione (Shel: n.d.r.) è molto raddolcito, in confronto a una vera figura paterna, e non ne ha per nulla le caratteristiche autoritarie: al contrario! La sua stessa dolcezza potrebbe addirittura richiamare confusamente gli elementi «materni” del rapporto inconscio.
Il resto è questione di moda, di attualità, di contingenza, di stimoli pubblicitari».
Il prof. Servadio ha isolato le due qualità che, effettivamente, fanno apparire Shel bello: la dolcezza e la altissima statura. Sentiamo adesso i1 parere di una donna bella e giova ne, la pittrice Anna Salvatore. La Salvatore e considerata la pittrice dei giovani. I suoi ragazzi delle borgate romane, dolcemente tristi, dai capelli lunghi e dagli abiti trasandati, dipinti da lei una decina d’anni fa, sono un po’ i beat ante litteram.
«Sono convinta — dice la Salvatore — che tutto sommato questa preferenza evidenzi una componente molto positiva della ragazza d’oggi: un’esigenza sostanziale di dolcezza, quasi una reazione a certa brutalità e mancanza di poesia della routine quotidiana. Certo, meglio Shel che Robert Taylor e Valentino: facce assolutamente sorde e inerti di tanti anni fa. Non vorrei però – precisa la pittrice – che questa ricerca così insistente di dolcezza nascondesse anche un residuo del «prolungamento ombelicale della Grande Madre»: cioè che le ragazze italiane, invece che desiderare un dialogo, desiderassero oscuramente di essere soltanto cullate nel rapporto amoroso. Credo che i giovani d’oggi, che con la loro aspirazione a vivere collegialmente mi sembrano estremamente positivi e simpatici e da incoraggiare, siano invece da svegliare per quanto riguarda un dialogo vero, approfondito, spregiudicato, polemico magari, sessuale e spirituale insieme, tra i due sessi; che non porti, tutto sommato, le cose su un piano evasivo, da drogamento passivo, ma verso un ideale di vita vissuta, scelta e goduta. Altrimenti, questo Shel finisce con l’equivalere alle romanze sublimatorie di un Tosti!»
Anna Salvatore, in questa sua analisi breve ma piena di intuizioni, mette addirittura in guardia le ragazze dal pericolo di una scelta inconscia che dovrebbe farle ragionare. No al «drogamento passivo», se di questo si tratta, e si invece a una «Vita vissuta, scelta e goduta».
Concludiamo con un grande regista: Michelangelo Antonioni, un artista attentissimo alla realtà, come ha dimostrato nel suo capolavoro Blow up che fissa con intuizione poetica per immagini il mondo di oggi. Dei giovani d’oggi.
«Oggi non si sa più cosa è bello e cosa non lo è. Così come in arte ci sono venuti a mancare gli strumenti classici del giudizio, anche per quanto riguarda il nuovo concetto del bello, del bello moderno, ci dibattiamo in un mare di contraddizioni. Il fatto che questo Shel piaccia alle ragazze che lo considerano «il più bello”, gli dà diritto a ritenersi tale. La scelta di questo o quel personaggio, invece di altri che rientrerebbero forse nei canoni tradizionali della bellezza, diventa un fatto estetico, degno della massima considerazione».
Determinante, direi, questa dichiarazione di Antonioni, ai fini di un nostro bilancio finale. E molto giusto. C’è una generazione di giovanissimi che, nel momento stesso in cui ha rifiutato certi schemi trascinati per secoli dalle generazioni che la hanno preceduta, ha anche fissato i nuovi canoni in cui deve rientrare la bellezza moderna. L’Adone di una volta, tutto muscoli e prestanza fisica, dall’espressione «assolutamente sorda e inerte», come ha detto Anna Salvatore, non soddisfa più il gusto della giovane degli anni settanta. Considerare Shel «il ragazzo più bello del mondo» fa parte della preferenza sarebbe stata da registrare semplicemente, da accettare quale «fatto estetico”, così come sostiene Antonioni. L’ironia, considerate queste precisazioni, diventa assolutamente fuori luogo.
La conclusione della nostra piccola inchiesta la lasciamo all’interessato, a Shel Carson Shapiro, «il giovane più bello del mondo» secondo le teen-agers italiane.
«Cosa ne pensi di questa elezione quasi unanime?”, domando a Shel che mi risponde sconcertatissimo, quando lo informo sul risultato ormai quasi definitivo del referendum.
«Sono veramente sconcertato. Non posso assolutamente accreditare il mio successo al fatto che sono bello perché, anzi, mi ritengo brutto. Penso che sia questione di personalità.
Forse è questa che piace alle mie ammiratrici. Io sono un tipo tranquillo, sentimentale, dolce, non vado in giro combinando guai, non amo gli scandali. Forse, essendo un po’ brutto, essendo insomma un ragazzo normale, le giovanissime si sentono più vicine a me. È per questo che ai loro occhi appaio persino bello. Mi hanno preferito agli altri anche perché io non mi sposo né ho intenzione di sposarmi. A proposito, smentisco una volta per tutte di essermi sposato con Katia. Che altro posso dire? Che sono contento di essere arrivato primo? … Già, ma io mi chiamo Shel, e non Gimondi…».
Ma sì: «dolce Shel, simpatico Shel, bellissimo Shel».